di Eugene O' Neill
traduzione Bruno Fonzi
con Milva Marigliano, Arturo Cirillo, Rosario Lisma, Riccardo Buffonini
regia Arturo Cirillo
assistente alla regia Mario Scandale
scene Dario Gessati
assistente scene Maddalena Moretti
costumi Tommaso Lagattolla
assistente costumi Donato Di Donna
luci Mario Loprevite
produzione Tieffe Teatro
Tieffe Teatro, Milano, dal 25 gennaio al 4 febbraio 2018
La Famiglia e la lunga giornata verso la miseria
Da un lato del palcoscenico c'è un tavolo su cui poggiano delle bottiglie, che poi scopriamo contenere superalcolici, e dei bicchieri, dall'altro ci sono una poltrona e, su tutto, una luce tenue che crea un'atmosfera lugubre e misteriosa: è questa la scenografia in cui scorre il testo di Eugene O' Neill scritto tra il 1941 e il 1942. James è un padre dall'incerta carriera teatrale che trova sollievo nell'alcool, Mary è una madre disperata e distrutta dalle droghe. I due figli Edmund e James Jr. non hanno sorte migliore. Il primo è travolto da un male incurabile, il secondo è un disadattato che come il padre si consola con l'alcool. È sufficiente questa descrizione biografica dei personaggi per intuire il "mood" che avvolge tutto lo spettacolo. La famiglia Tyrone, perché così si chiama, è la rappresentazione dell'infelicità. Tutti i suoi componenti sono atomi isolati, corrosi dal tarlo della disperazione che non riescono a trovare consolazione nell'altro. Perché la consolazione è sostituita dall'accusa reciproca nel tentativo di sfogare la propria frustrazione ma soprattutto di cercare un assolvimento dalla responsabilità del fallimento. È questo "l'andazzo" a cui assistiamo dall'inizio alla fine della pièce.
Dobbiamo dire che il ritornello della disperazione-accusa della famiglia Tyrone a lungo andare diventa un po' ridondante e prevedibile. Ma al di là della forma superficiale del testo di O' Neill, c'è un'interpretazione più profonda e sociologica, più interessante, che abbiamo già trovato in altri spettacoli di scrittura più recente e che tutti insieme affrontano il tema della famiglia e delle sue distorsioni valoriali sui singoli. Cambiano i tempi ma non i problemi all'interno dell'istituzione famigliare che gli autori ci restituiscono teatralmente. Edmund e James Jr pagano il "karma" delle vite distrutte dei genitori. Il prezzo è alto. La "Lunga giornata verso la notte" diventa la lunga discesa verso l'inferno del disfacimento morale e fisico della Famiglia e della sua difficoltà di esserlo in un'accezione positiva. Non c'è salvezza per nessuno nel testo di O'Neill. Lo spegnimento vitale di tutti i suoi personaggi avvalora la tesi della fallibilità della Famiglia. Ma non ci addentriamo ulteriormente in un'interpretazione psico-sociologica perché è solo un'interpretazione. Quello che resta è uno spettacolo senza colpi di scena, non riscattato da una regia pulita ma troppo al servizio del testo (qualche cambio di scena in più avrebbe destato maggiore interesse), in cui i bravi attori ci "buttano in faccia" il male di vivere della famiglia Tyrone.
Andrea Pietrantoni