ideazione, spazio, costumi e regia di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari
testo di Luca Doninelli, musica di Luigi Ceccarelli
regia del suono di Marco Olivieri
disegno luci di Francesco Catacchio, direzione tecnica di Luca Fagioli
assistente spazio e costumi Roberto Magnani
consulenza e tradizione in arabo di Jazar Lamri
in video Khadija Assoulaimani
voce e percussioni in audio di Marzouk Mejri
realizzazione video di Alessandro Renda
realizzazione musiche di Edisonstudio Roma
produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, in collaborazione con Teatro de gli Incamminati/deSidera
visto al teatro Due, Parma, 17 febbraio 2017
C'è un teatro della visione e della poesia che riesce a interrogare l'oggi attingendo dalla fatica dell'umanità di darsi una ragione del proprio esistere. Questa tensione caratterizza da sempre la poetica e la politica del Teatro delle Albe e la ricerca di Ermanna Montanari e Marco Martinelli. In Maryam si ribadisce con forza la capacità Martinelli e Montanari di interrogare l'universale, il racconto mitico, il collante religioso, di dare ad esso voce, di urlarne lo 'scandalo' davanti all'insondabile non senso del dolore. Nel dire di Maryam parola, immagine e suono contribuiscono a costruire un'unica preghiera con la centro il dolore di una madre di fronte all'innaturale morte del figlio. Così Ermanna Montanari dà corpo impalpabile e voce visibile alle preghiere di Zeinab, di Intisar e Doube, tre donne palestinesi che hanno perso i loro figli, che piangono le violenze degli uomini sul frutto del loro grembo e non solo, piangono l'insostenibile peso del dolore. Il testo di Luca Doninelli è un canto dolente, è un grido soffocato che Ermanna Montanari incarna, sublima nel meccanismo sonoro e iconico messo a punto da Marco Martinelli, sostenuta dalla musica di Luigi Ceccarelli, oltre che dalle regia sonora di Marco Olivieri e dal disegno luci di Francesco Catacchio. Quelle tre donne musulmane sono tre Maria, sono Maryam del Corano, la madre del profeta Gesù che chiude questo polittico e ai piedi della croce dichiara la sua impossibilità a perdonare Dio che le ha sottratto il figlio: «Io non ho mai perdonato Dio per aver fatto morire mio figlio. anche se è risorto, anche se vive per sempre nella gloria, questa ferita rimane intatta... Questo Dio lo sa e non accampa pretese di perdono». La parola scandalosa della Maria di Luca Doninelli chiude il suggestivo canto delle tre donne che piangono le morti di figli e fratelli, dovute all'ingiustizia e alla crudeltà dell'uomo e del mondo. Tutto ciò sulla scena accade con potenza iconica e sonora, tutto ciò investe lo spettatore in un'atmosfera di struggente eleganza. Il testo scritto in arabo e proiettato sul velatino che allontana e fa di Ermanna Montanari un'immagine si alterna a proiezioni e invenzioni visive che s'intrecciano con una suggestiva e poetica colonna sonora che dà respiro ai racconti, sottolinea lo scandire ieratico di quelle preghiere, affidato allo straordinario strumento vocale di Ermanna Montanari. Se la madonna del Corano è immagine da santino, immagine sacra di una sacralità popolare eppure raffinatissima, le altre donne sono frammenti di vita, immagini feroci evocate dal racconto: da quella di Intisar che folle di dolore si aggira fra le macerie di una città bombardata, alla non meno potente immagine di un ragazzino soffocato con un'intera pizza cacciatagli in gola dallo zio. Si esce da Maryam di Ermanna Montanari con gli occhi pieni di eleganza e bellezza, con la conferma della potenza espressiva di un'attrice che sa anche essere autrice inimitabile della sua arte performativa. In tutto questo perdita, dolore, abbandono e violenza si vestono di una sacralità teatrale a-confessionale, ma carica di religiosità.
Nicola Arrigoni