Quattro movimenti di ascolto
di e con Marco Martinelli e Ermanna Montanari
musica dal vivo di Daniele Roccato
regia del suono Marco Olivieri
produzione Albe / Ravenna Teatro
al Teatro Mina Mezzadri, Brescia, 16 gennaio 2024
Fuori dai denti, confesseremo che siamo andati a vedere Pasolinacci e Pasolini prevenuti, col sacro timore di ritrovarci di nuovo davanti alla retorica pasoliniana, al martirologio dell’autore di Ragazzi di vita, alla solita litania dell’intellettuale profeta, vittima e grillo parlante dell’Italia sul baratro del consumismo. Ma a dissuaderci di ciò è bastata la voce calda di Marco Martinelli, a inquietarci quella di Ermanna Montanari che dalle parole di Pasolini fa emergere il non detto, la disperata vitalità del poeta, dello scrittore, dell’intellettuale. È nel racconto di quella visione di Salò, in un cinema frequentato da un pubblico che s’attendeva un film porno a riconciliarci subito con Pasolinacci e Pasolini e, forse, con lo stesso Pasolini. Martinelli e Montanari hanno raccontato cosa ha voluto dire per loro incontrare Pasolini, partendo dal cinema per approdare poi alle opere letterarie. Pasolinacci e Pasolini è un’evidente eco di Uccellacci e Uccellini con un indimenticabile Totò ed è la chiave di lettura che rende i quattro momenti di ascolto, messi in scena da Martinelli e Montanari, non tanto uno sterile omaggio a Pier Paolo Pasolini, ma qualcosa di più: il tentativo di incarnare un’eredità, una libertà di pensiero e visione, una sacralità del fare arte che i fondatori del Teatro delle Albe frequentano da quattro decenni con inesausta costanza. Ed è qui, allora, che Pasolini non è il solito santino che teatranti immancabilmente impegnati ostentano come patente di credibilità, ma per il Teatro delle Albe è il pungolo a non arrendersi, a fare una scelta di sguardo, per questo uno sguardo eretico, come i due fondatori del Teatro delle Albe fin dagli albori amano definire il loro operare. Ciò che fanno Ermanna Montanari voce che canta la parola di Pasolini e Marco Martinelli narratore di una biografia di pensiero e idee che s’intreccia con la figura dell’autore degli Scritti corsari è cercare un dialogo con Pasolini, un dialogo che non si è mai interrotto, ma neppure si è concesso a facili atti di fede e tanto meno adesioni incondizionate. Martinelli e Montanari – sostenuti dalle musiche di Daniele Rocco - dicono anche ciò che non piace loro di Pasolini, dicono anche perché Pier Paolo Pasolini è uno dei loro punti di partenza, ma è anche un autore a cui ritornano quasi con la volontà di non perdere il contatto e soprattutto la disperante voglia di non accettare la realtà così come ci viene propinata. Ed allora accanto a Pasolini compare Testori (un altro eretico retoricamente portato in palma di mano), ma anche l’amato Majakovskij e l’irregolare Cervantes col suo Don Chisciotte che si divide fra sogni letterari e miserie reali. Ci si rende conto di non aver detto quello che Martinelli e Montanari hanno fatto sui testi di Pasolini. Con riconoscente gratitudine ci siamo limitati a registrare la libertà con cui i due patron del Teatro delle Albe sanno maneggiare la letteratura, la poesia, l’arte in generale per farne materia attraverso la quale sostenere ed elaborare il senso del teatro che vuol dire semplicemente sostenere la vita vissuta in tutta la sua eretica potenzialità Nicola Arrigoni