giovedì, 14 novembre, 2024
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PREZZO DEL PERDONO (IL) - regia Guglielmo Marino

"Il prezzo del perdono", regia Guglielmo Marino. Foto Franz Boccalatte (EVEStudio) "Il prezzo del perdono", regia Guglielmo Marino. Foto Franz Boccalatte (EVEStudio)

Regia Guglielmo Marino 
Drammaturgia Gianni Caputo
Con Gianni Caputo, Giulia Mancini, Mario Troise
Scene Sissi Farina
Costumi Liliana Castiello
Assistente alla regia Daniela Mancini
Fonico e Luci Valeria Colasanti
Al Teatro CortéSe di Napoli, dal 16 al 18 febbraio 2024  

www.Sipario.it, 20 febbraio 2024

Avete presente quei siti Internet in cui possiamo vedere splendide case, sempre ordinate, tanto precise da essere quasi vuote, pulite, perfette? Ecco, la vita non è sempre così, le case di tutti i giorni non lo sono quasi mai, anzi forse non lo sono proprio mai e così, anche le nostre vite. I percorsi di ciascuno di noi sono fatti più che altro di tanto caos: anche nella più ordinata delle esistenze, c’è comunque sempre un certo rumore di sottofondo che sconvolge i piani rendendoli un groviglio di fili ingarbugliati che di volta in volta noi, ci troviamo a dover sciogliere. Ed è così che le nostre case rispecchiano con il loro disordine, ma anche con i loro angoli di oggetti sistemati, i caratteri di chi le abita e nascondono (ma non rubano) i segreti degli animi degli inquilini che poi, al momento opportuno, ritornano a galla. Succede così anche alla donna protagonista di questa storia, impersonata da Giulia Mancini, che con una forte tensione scenica, drammaturgica e un pathos emotivo di grande impatto, mostra la natura di una ragazza che ricorda un orrore di anni addietro, in fondo mai dimenticato, che pesa fortemente sulla sua quotidianità, trascinando inevitabilmente con sé anche suo marito e i giorni tutti uguali uno dopo l’altro. Al giorno d’oggi parliamo ancora tanto di violenza sulle donne: per fortuna perché ormai sta diventando un argomento di cui discutere fin dai primi anni di scuola, per educare al rispetto e alla gentilezza e purtroppo, perché se ne parliamo vuol dire che il fenomeno è ancora troppo presente nella nostra realtà e colpisce troppe vittime innocenti. Si può davvero dimenticare, o ancora di più perdonare, una violenza subita? Si disperde mai l’odore della pelle dell’aggressore che ha compiuto l’orrore? Si riesce davvero a passare oltre e ad andare avanti a vivere piuttosto che a sopravvivere? È su questo scenario che si posa lo sguardo dello spettatore, che trova una donna, Vittoria, ex militante di vecchi movimenti “extraparlamentari”, quasi ai limiti del delirio, molto innamorata di suo marito, ma al tempo stesso in realtà anche molto sola. E poi lo spettatore trova un uomo, Andrea, il suo compagno appunto, che insegue, più che una verità che dia pace a sua moglie e una vita sincera con lei, una vuota e più alta carriera politica, attento quasi solo ai suoi bisogni e alla personalità da mantenere agli occhi degli altri: carica pubblica più che persona con una vita privata. Gianni Caputo, l’attore che lo interpreta, comunica al pubblico tutta l’ambiguità (anche se mascherata da perbenismo e accondiscendenza) del suo personaggio, perché la bravura di un interprete sta proprio nel mostrarne in pieno la personalità, creando negli spettatori esattamente la risposta a quel carattere, più difficile se personaggio fastidioso e irritante come questo. Ogni storia, ogni racconto, in una relazione umana, ha dei frammenti di verità, che partecipano di tutte le parti in causa, anche se ciascuno pensa sempre che la sua sia l’unica parola sincera. Quasi sempre ciò che per noi è quasi ovvio, diviene incomprensibile per gli altri, anche quando questi altri dovrebbero conoscerci meglio delle proprie tasche. E così l’incontro del tutto casuale tra Vittoria e il dottor Jacopo, risveglia in lei vecchi e terribili ricordi, inconfessabili fino al punto che quasi non riesce a rivelarli nei dettagli nemmeno al marito. Il medico tanto altruista e simpatico, riuscirà a difendersi da quelle accuse impietose? E sarà, poi, davvero innocente come sostiene o sarà soltanto, come Mario Troise che gli da voce e vita, un bravo attore? Ma soprattutto Vittoria riuscirà finalmente a sentire Andrea, il suo uomo, vicino a lei e dalla sua parte? Forse capirà che lui non è l’uomo che ha sempre amato e che invece di riconoscere dove si trovano le cose importanti della vita, le ha ormai oltrepassate da troppo tempo, perdendo quei valori che lei ha sempre cercato. Ancora una volta la donna, da sola, dovrà stare di fronte a un destino che nelle mani dell’uomo non si sarebbe compiuto, non l’avrebbe liberata dal dolore per regalarle la verità che meritava, perché avrebbe guardato, ancora una volta, se stesso come personaggio e non come persona. 

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Febbraio 2024 15:20

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