PLUTO - God of gold
riscrittura da Aristofane
di Marco Martinelli
con adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e Vicenza
musiche Ambrogio Sparagna
eseguite da Ambrogio Sparagna, Antonio Matrone, Vincenzo Core, Erasmo Treglia, Tammorra Trio
spazio e luci Vincent Longuemare
costumi Roberta Mattera
aiuto regia Valeria Pollice, Gianni Vastarella
regia Marco Martinelli
produzione Parco Archeologico di Pompei
in collaborazione con Ravenna Festival, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
77.mo Ciclo di Spettacoli Classici
Vicenza, Teatro Olimpico, 11 ottobre 2024
PRIMA REGIONALE
Una festa, una vera festa applauditissima il Pluto di Marco Martinelli riscritto da Aristofane e interpretato da ben 62 ragazzi in età giovanissima, entusiasmante, rispettosa. Una parabola sull’ingiustizia, sulle ricchezze malamente divise, insomma uno spietato e attualissimo ritratto del mondo d’oggi, che già Aristofane come i suoi contemporanei aveva capito ai suoi di tempi. E’ naturalmente la grandezza dei Classici, quella che si ritrova leggendoli, assaporandoli e gustandoseli anche in nuove sperimentali allestimenti, validi quando fatti bene. Come in questo caso. Questa di Marco Martinelli, che ricordiamo con Ermanna Montanari cura il Ciclo degli Spettacoli Classici di Vicenza, è una vera sorpresa che colpisce, diverte, rallegra. I 62 ragazzi, come detto pieni di entusiasmo sin dalla prima battuta, sono veri e pienamente coscienti della storia narrata, della storia che si ripete. Entrano in scena con delle tute e giacche da blu, da operai, e identificano subito il popolo, che è certamente nel caso specifico quello contemporaneo ma al tempo stesso anche quello dei secoli scorsi, che ha sempre subito ogni sorta di ingiustizia e che qui è pronto a riprendersi ciò che gli è dovuto. Come? Facendo leva su Cremilo,, già a suo modo convinto perché l’oracolo gli ha predetto un incontro che cambierà la sorte di tutti. Sembra una favola. Ed è proprio quell’uomo cieco, Pluto, il dio della ricchezza che stravolge e sistema la comunità, con l’amorevole cura dell’innocenza dei bimbi, il loro portare agli altri il meglio, e il sostegno del popolo tutto. Miracoli? No, atto estremo di una rivoluzione pacifica, distribuente ma mai dimenticando il sottofondo di ciò che avviene. Che sono, ahinoi, ieri come oggi, le guerre, lo spargimento di sangue innocente, il menefreghismo dei potenti. Pluto diventa, una volta guarito, eroe leggendario, e Martinelli nella sua regia-progetto alza il tiro simbolicamente coinvolgendo giovani che arrivano dai territori campani, quelli definiti sempre problematici. In cerca di riscatti, come simboli lanciati a mille, i giovani (qui insieme a un piccolo gruppo di ragazzi vicentini) riscattano le loro terre, simbolicamente anche le altre che sono pari difficoltose. Da un mondo che sta inguaiato si può e si deve guarire. I canti, la festa dunque contribuiscono con apparente semplicità, ma il messaggio profondo è ben palesato, a ribaltare grazie a Pluto, e a chi se l’è curato, la situazione. Torna più che mai il tema del Coro anche in questa occasione, un coro di voci e azioni che saggiamente sistema, nonostante i tentativi di alcuni personaggi discutibili, miss di multinazionali, professoroni, che tendono a far rimanere tutto com’è, denaro e potere ai potenti e ai ricchi. E’ una marcia, anche letterale, silenziosa e festosa ugualmente, potente, come quella dei tre figli di Cremilo attorno a Pluto, rito benevolo, fortunato, lungimirante. E c’è musica, con un grande maestro come Ambrogio Sparagna e i suoi collaboratori protagonisti, c’è festa nella festa. Di questo il Teatro Olimpico ne assapora in pieno le conseguenze, come invito alla positività, al crederci. Francesco Bettin