scritto da Licia Amendola e Simone Guarany
con Leonardo Bocci, Matteo Cirillo e Simone Guarany
Regia di Licia Amendola
con la partecipazione in voce fuori campo di Giorgio Gobbi
Aiuto Regia : Giulia Bornacin – Assitente alla Regia : Filippo Gentile – Scenografia : Francesca Meloni e Giulia Bornacin
Costumi : Jenni Altamura – Musiche/Effetti : Simone Martino – Disegno Luci : Giulia Bornacin e Licia Amendola
Roma – Teatro Cometa Off 22-27 Ottobre 2024
Alcuni spettacoli meriterebbero di essere pubblicizzati in modo massiccio, invitando il pubblico ad accorrere per vederli perché dotati di quello spirito poetico che investe gli animi ponendo i giusti interrogativi non suggerendo risposte facili, risposte che non possono offrire certezze ma solo dilemmi. Questa la realtà di cui il teatro è lo specchio migliore. Petricore, in scena al Cometa off di Roma, ci mette di fronte a una questione non da poco: in nome di cosa è possibile uccidere un uomo: della legge? Di princìpi nei quali si crede? Per dedizione al dovere? Per semplice lavoro? E che succede quando a stabilire che la vita di una persona, fosse anche colpevole di un crimine efferato, finirà per mezzo della sentenza di un giudice che ha agito in nome del nuovo codice da poco approvato e attraverso il quale la pena di morte è stata reintrodotta? A vivere questa situazione sono due guardie penitenziarie: Marco, il più facilone, che non si pone domande, che crede nella giustizia e in ciò che le istituzioni dicono; e Claudio, che si interroga se ciò che sta facendo è giusto o no, e se non valga la pena di opporsi. Dall’altra parte delle sbarre, c’è Valerio: il prigioniero, il condannato a morte tramite iniezione letale, la prima eseguita in Italia dopo settant’anni. Dialoghi serrati, brevi, secchi, diretti, intensi; scene che vanno dritte al punto e che pian piano ricostruiscono le vicende dei protagonisti. Marco è sì superficiale, ma ha problemi con la moglie – forse si separeranno –, e non vuole complicarsi ulteriormente la vita. Claudio, chiuso caratterialmente e che non dà nulla per scontato, si viene a scoprire che ha la moglie gravemente malata e non ha i soldi per curarla. Saranno loro due a dover uccidere, eseguendo la sentenza di morte, Valerio: psicologo, taciturno e che tutto sembra tranne che un efferato assassino. Man mano che i tre si conoscono, a Marco e a Claudio sorge il dubbio: sarà davvero colpevole Valerio? E se non lo fosse? E poi: perché debbono essere loro ad ucciderlo? Claudio ha accettato il compito perché, coi soldi che lo Stato gli darà per eseguire la sentenza di morte, potrà far curare la moglie. Si pentirà presto del suo gesto, ma ormai è troppo tardi. La pena di morte verrà eseguita. Il finale dello spettacolo è tutt’altro che scontato. Nessun applauso, nessun inchino di ringraziamento. Usciti di scena gli agenti penitenziari, dopo aver fatto le due iniezioni letali, con al centro Valerio, esanime, disteso su un lettino, il pubblico viene invitato ad andar via: “La sentenza è stata eseguita. I signori spettatori sono pregati di uscire”. Il teatro cede così il passo a una realtà verosimile. Che fare? Straordinari Leonardo Bocci (Marco), Matteo Cirillo (Claudio) e Simone Guarany (Valerio): misurati, intensi, ironici nel giusto modo, con una mimica ricca di gamme espressive, pieni di delicatezza per i personaggi, mai esagerati nei momenti di maggior pathos. Interpreti raffinati per uno spettacolo davvero meraviglioso. Pierluigi Pietricola