progetto/regia Francesco Villano
da Letizia Russo
con Bernardo Casertano | Gabriele Guerra | Elisa Gallucci
Irene Maiorino | Noemi Francesca | Arianna Pozzoli
Roma, Carrozzerie | n.o.t dal 28 al 30 settembre 2017
"Sorridi e il mondo sorriderà con te. Piangi e piangerai da solo."
Un deserto. Tre coppie. Un terremoto. Una voragine nel petto, lo squarcio di chi ha perso tutto e si aggrappa a ricordi in distorsione.
Questo spazio senza nome, un deserto che diventa presto esistenziale, delimitato da una linea gialla, è il campo di azione, di gioco di questi sei personaggi in cerca di una direzione. Si fermano in sosta in una porzione di nulla, in una pausa in cui il silenzio tra loro piano piano si sgretola come ad una riconquista del linguaggio. Prima con brevi versi, poi con la ripetizione di una frase "Sorridi e il mondo sorriderà con te. Piangi e piangerai da solo." che si svuota di senso, passando dalla convinzione alla speranza per diventare poi un'imposizione, quella maschera in cui il sorriso è solo un mostrare i denti... un ghigno. E allora riemerge dalla polvere la verità come se la sono raccontata fino ad allora per poter essere finalmente messa in discussione: il terremoto ha reso questi esseri orfani di qualcuno, il dolore della perdita li ha uniti, la mancanza di una via di uscita li ha confinati in questo "qui e ora" dove finalmente si confrontano. Un uomo e una donna sposati da anni: madre e padre di figli inghiottiti dalla terra si urlano in faccia la loro inadeguatezza, le loro mancanze, si specchiano l'uno con l'altro demolendo i loro rispettivi ruoli: "madre" e "padre" di assenti. Una donna e un'ermafrodita sono ombre informi che trovano il coraggio di esporsi solo al buio, sottovoce si rinfacciano le loro mostruosità, il loro non aver saputo scegliere un'identità e il riconoscersi nel cumulo di feci che i vicini lasciano sulla soglia della loro porta. E infine un prete e quel che resta di una donna che si è privata di tutto ciò che la potesse identificare come tale, l'unica che Dio chiama al telefono. Lei sporcata dal troppo amore, lui, l'uomo di Dio che con Lui non parla, lei che segna i limiti dello spazio in cui si sono fermati, lei che offre a tutti un ultimo dialogo con i loro morti prima di crollare a terra tra le convulsioni e segnare con i puntini di sospensione la fine di questo primo studio..
(MATERIALI PER) EDEYEN è dunque un primo studio, una porzione del testo, è il principio... Francesco Villano si concentra su questa prima parte, asciugando e ricucendo i dialoghi tra solo questi sei personaggi e offrendo così uno spaccato, un'osservazione con la lente di ingrandimento di questo inizio che lascia chi guarda con il forte desiderio di volerne ancora. Colpisce questa scelta e ne riconosciamo il grande valore: questo studio ci riporta finalmente in una dimensione onesta, uno sfruttare lo spazio scenico per suggerire e non per investire, saturare lo spettatore. La scena è scarna, pochi elementi che sottolineo la potenza, la portata emotiva che tutti, nessuno escluso, i sei attori (Bernardo Casertano, Gabriele Guerra, Elisa Gallucci, Irene Maiorino, Noemi Francesca, Arianna Pozzoli) mettono in campo con estrema sincerità e che con disarmante semplicità riescono a far arrivare dritto allo stomaco. Alzandosi si ha la sensazione di avvertire la terra tremare, si tenta di parlare di altro fino a che noti lo sguardo lucido di chi ti sedeva affianco e allora ti accorgi che qualcosa ha davvero funzionato.
D.G.