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MARI/AGE - regia Rosario Palazzolo

"Mari/age", regia Rosario Palazzolo "Mari/age", regia Rosario Palazzolo

Interpreti: Delia Calò, Viviana Lombardo, Sabrina Petyx, Dario Raimondi, Chiara Italiano
Testo e regia di Rosario Palazzolo
Aiuto regia Monica Cavatoi; Assistente alla regia: Angelo Grasso
Luci: Alice Colla; Scene: Luca Mannino; Costumi: Ylenia Modica
Produzione TMO (Teatro Mediterraneo Occupato, Palermo) con teatrino controverso

al Clan Off Teatro di Messina dal 28 al 29 ottobre 2017

www.Sipario.it, 29 ottobre 2017

Mari/age è il titolo d'un lavoro del 45enne palermitano Rosario Palazzolo che fa parte assieme a Lo zompo e ad altri due capitoli, di cui non si sconoscono i titoli, d'una tetralogia appellata Santa Samantha vs Sciagura in quattro mosse. Lo spettacolo in questione ha inaugurato la nuova stagione del Clan Off Teatro di Messina diretto dal due di coppia Mauro Failla e Giovanni Maria Currò. Se il termine (francese) si legge senza la sbarra d'interruzione, ovvero Mariage, il significato in italiano sarà: "matrimonio", "nozze", "sponsali" etc... ed è di questo che tratta lo spettacolo. Ma se la parola s'inframmezza così come ci viene mostrata, il significato cambia e Mari/age potrebbe significare Marito/anziano che chiaramente non di questo tratta e dunque sarebbe opportuno non dividere il vocabolo. Ma andiamo avanti. Lo spettacolo inizia con gli spettatori che s'accomodano nella tribunetta del piccolo teatro avendo innanzi uno spazio scenico trasformato in un salone delle feste con una grande finta torta nuziale su un tavolo e un bel numero di flutes di plastica su un altro con una bottiglia di spumante al centro, mentre sul fondo campeggia un festone di tulle bianco con al centro un grande cuore che luccica sopra il fatidico tavolo degli sposi che ancora devono arrivare. Sono invece ad attenderci due figure femminili, cugine della sposa Fatima e Rita, (Sabrina Petix e Viviana Lombardo) che in un dialetto palermitano misto ad un approssimativo italiano e con un fare anfetaminico e confusionale trattano gli spettatori come se fossero gli invitati alla cena post-matrimonio. Arrivano gli sposi (Delia Calò e Dario Raimondi) al suono delle abusatissime note musicali prendendo posto dietro il tavolo apparecchiato per loro due e non si raccontano barzellette, storie di disgrazie, malattie, litigi coniugali come ne Le nozze dei piccolo borghesi di Brecht, né c'è un esuberante invitato che seduce la sposa intrattenendo gli invitati con canzoni e storielle volgari. Qui c'è solo lo sposo che si chiama Girolamo e che ad un tratto sbotta dicendo che lui s'è maritato per volontà del padre senza mai essersi fidanzato e che l'amore l'ha imparato dalla televisione. Da canto suo la giovane sposa Samantha che preferisce farsi chiamare Maria, come la Madonna che staziona in fondo alla tribunetta dietro il pubblico, cui dà vita Chiara Giuliano, sembra che si diverta e sembra che abbia poteri magici perché in grado di zittire le cugine e lo sposo che cadrà a terra stecchito per due tre volte senza che mai un medico, chiamato a viva voce tra il pubblico , potrà portargli soccorso. Si danno da fare le due donnette per vivacizzare l'evento con canzoni stereotipate, karaoke e balli imbastiti lì sul momento, senza che lo spettacolo prenda quota. Rialzandosi un po' quando Samtantha/Maria confessa d'essersi sposata, senza essere innamorata di quel Girolamo, solo per migliorare la propria vita vissuta in un quartiere popolare di Palermo. Il finale tragico vedrà la sposa spogliarsi del proprio abito bianco, salire su quel tavolo nuziale, annodarsi il collo con due funicelle e saltare giù gridando Madanna ti staiu futtennu (Madonna ti sto fregando), mentre echeggia la canzone Felicità di Al Bano e il personaggio della Madonna invita il pubblico ad uscire perché lo spettacolo è finito.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Lunedì, 30 Ottobre 2017 07:25

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