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MACBETTU - regia Alessandro Serra

"Macbettu", regia Alessandro Serra. Foto Alessandro Serra "Macbettu", regia Alessandro Serra. Foto Alessandro Serra

di Alessandro Serra
tratto dal Macbeth di William Shakespeare
con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano,
Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo,
Stefano Mereu, Felice Montervino
consulenza linguistica Giovanni Carroni, lingua: sardo con sovratitoli in italiano
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
musiche Pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra
produzione Sardegna Teatro e Compagnia Teatropersona, con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola | Cedac Circuito Regionale Sardegna
Teatro Triennale dell'Arte – Milano, 13-16 dicembre 2018

www.Sipario.it, 14 dicembre 2018

Così Serra spazza via mezzo millennio di concorrenza

Un classico non ha mai finito di dire quel che ha da dire, sosteneva Calvino. Però forse Macbeth va oltre: come un super classico non smette mai di urlare, di raccontare, di comunicare gli stessi concetti di fondo, attuali allora come adesso. Tuttavia, Shakespeare costituisce un'arma a doppio taglio e non solo per il fatto che, se scritto distrattamente, venga fuori Schopenhauer. Tutti conoscono l'autore inglese, tutti hanno studiato, più o meno volentieri le sue opere a scuola, e anche i meno colti che condividono il detto "Tutto è bene ciò che finisce bene" lo stanno involontariamente citando. Rappresentare o non rappresentare? Questa è la domanda. Opere come quella shakespeariana godono di una concorrenza accumulata nell'arco di cinquecento anni, per cui il lavoro di messa in scena deve andare sicuramente oltre una banale rappresentazione del plot. Allo stesso tempo cadere nello spettacolo spazzatura, alla Dorian Gray che canta Forever young, farebbe rivoltare l'autore nella tomba e rimpiangere al pubblico la gattata a metà spettacolo. Arduo compito e scelta coraggiosa quella di Alessandro Serra, apparentemente complicata dal fatto che Macbeth ora si chiama Macbettu e parla in sardo. C'è del marcio in Barbagia? Shakespeare è pronto a rivoltarsi nuovamente secondo i conservatori, per i quali l'indumento più folkloristico che il re di Scozia potrebbe mai indossare sarebbe il kilt. La giuria targata UBU non la pensa così e nel 2017 ha premiato Macbettu come "spettacolo dell'anno". Ed è così che Serra spoglia Macbeth e riveste lui e tutti gli altri personaggi con gilet, pantaloni in velluto e scarponi in un palcoscenico campagnolo costantemente impolverato e gli mette in bocca paragulas in limba. Responsabilità doppia quella di Giovanni Carroni, in scena come generale Banco ma traduttore dietro le quinte. Anche sprovvisto di sottotitoli, lo spettacolo avrebbe comunicato tramite la lingua sarda una forza, una potenza e una rabbia tali da non poter essere altrimenti trasferite. La scelta di porre solo figure maschili in scena, comprese le streghe e Lady Macbeth, sembra coerente con questo scopo. Le donne del Macbettu non sono volgari imitazioni o ridicole pantomime con parrucche, ciglia lunghe o seni prosperosi. Lady Macbeth mantiene la virilità dell'attore ma con una sete di potere ed una presenza scenica incredibilmente femminile. Come da copione, il sesso forte è rappresentato da Lady Macbeth che, nella messa in scena di Serra, è molto più alta del suo consorte. D'altra parte, le streghe godono di una parossistica caratterizzazione parodistica, sia fisica sia vocale, delle anziane signore pettegole dell'entroterra sardo con alla base una tecnica ed una consapevolezza che emergono minuto dopo minuto. Si prendono in giro, si sputano e sono loro, quasi sempre, ad effettuare i cambi scena. Forse perché il gioco è nelle loro mani. Gli elementi di cultura sarda sono utilizzati in punti strategicamente perfetti incrementando l'immaginario emotivo che circonda l'opera, che cresce come un nuraghe di omicidi, pietra dopo pietra. Nuraghe davanti al quale viene pronunciato il famoso monologo "Domani, domani e domani". La dimensione onirico-ossessiva è accentuata dai tre presagi delle streghe, fatti all'interfono. Il bosco di Birnan diventa un sughereto e si muove, impellente e minaccioso, verso Macbettu. E così il suo destino è già scritto e riscritto da Serra non come decapitazione ma come pugnalata. Anche quella, come da macabra tradizione, con la leppa. E così il personaggio shakespeariano combatte con sé stesso e i suoi crescenti rimorsi per 90 minuti di scena, al termine della quale gli sopravvive soltanto la vergogna accompagnata, generalmente, da una standing ovation del pubblico.

Giovanni Moreddu

Ultima modifica il Sabato, 15 Dicembre 2018 01:03

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