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CANTO DI EDIPO (IL) - regia Alessandro Serra

"Il Canto di Edipo", regia Alessandro Serra. Foto Roberto De Biasio "Il Canto di Edipo", regia Alessandro Serra. Foto Roberto De Biasio

di Alessandro Serra
scene, luci, suoni, costumi Alessandro Serra
traduzione in lingua grecanica Salvino Nucera
con Alessandro Burzotta, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli, Jared McNeill, Chiara Michelini, Felice Montervino
voci e canti Bruno De Franceschi
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
collaborazione al suono Gup Alcaro
collaborazione alle luci Stefano Bardelli
collaborazione ai costumi Serena Trevisi Marceddu
direzione tecnica e tecnica del suono Giorgia Mascia
direzione di scena Luca Berettoni
costruzione scena Daniele Lepori, Serena Trevisi Marceddu, Loic Francois Hamelin
regia Alessandro Serra
produzione Sardegna Teatro, Teatro Bellini, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale,
Fondazione Teatro Due Parma  - in collaborazione con Compagnia Teatropersona, I Teatri di Reggio Emilia
77-mo Ciclo di Spettacoli Classici
Vicenza, Teatro Olimpico 27, 28, 29 settembre 2024        
PRIMA ASSOLUTA

www.Sipario.it, 30 settembre 2024

Si (ri)torna a Sofocle dopo un po’ di tempo nel secondo appuntamento del Ciclo degli Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, a Vicenza, con Il canto di Edipo che il regista Alessandro Serra ha riscritto dai testi di Sofocle, appositamente per luogo e spazio del teatro Palladiano. E’ il site specific per l’Olimpico di Tragùdia, dello stesso Serra, una riscrittura sul mito dell’Eroe greco, e non è certo a caso che la lingua portata in scena altro non è che il grecanico che ancor oggi in certe zone del Sud Italia si parla, narra, svela, e conturbante, rivelatrice è come dev’essere, contrapposizione netta al post linguaggio modernista e stucchevole, represso, persino. E’ la forza della parola, più che in altre occasioni, unita alla forza drammaturgica del sapere, contrapposta e comunque sia, ispirata alla civiltà, se così vogliam dire, del contemporaneo. Uomini, dei, tragedie, saggezze antiche e profonde. Ecco la scelta di Serra, abile direttore teatrale che nell’Edipo trova l’essenza dell’essere, antico e moderno. Il suo Eroe è pienamente consapevole di una ricerca interiore lucida mirante a scoprire e riscoprire l’essenza della saggezza, parabola sonante e risolutiva per i mali estremi di chi vive. SI parte dunque dalle macerie, come lo stesso Serra afferma, che sono divine e antiche ma che messe affianco all’uomo d’oggi viaggiano assai parallele. Una condanna dalla quale ripartire, ispirarsi in evoluzione. E lo sa bene l’autore-regista, che da anni si distingue nelle scelte intraprese. Qui l’Edipo è un io narrante e un po’ malinconico ma deciso a strutturare un nuovo percorso, un rimettersi in sella, si direbbe. Ed entra prepotente anche il tema dei Classici di quest’anno, il Coro, come comunità allargata e d’azione. Azioni che sanno di politico, come in ogni era, società è politica e qui si unisce al senso poetico di un linguaggio arcaico e presente, spesso cantato (il titolo stesso lo dice). Ed è con una forza strepitosa che lo spettacolo di Serra va in scena, potente di una drammaturgia lineare e possente che si richiama ad echi lontani e attuali visti in alcuni testi di Pier Paolo Pasolini, che a sua volta si richiamava ad echi di tragedia, annientamento. E’ fondamentale la traduzione in grecanico di Salvino Nucera che rende ancor più assoluto i drammi di Sofocle, dove la tragedia compiuta e i suoi risvolti ben si amalgamano con i canti degli attori, anch’essi richiamanti echi lontani, perduti ma presenti, corposamente attuali e insiti nell’uomo-macchina. Edipo e il suo canto, i suoi canti fascinosi di Bruno De Franceschi ne escono da vincitori con una prova che sa di grande fascino e rigore, dove i personaggi e gli interpreti accostandosi rimarcano le differenze che invece sono assenti tra il mondo della tragedia e l’oggi. Serra, dopo il Macbettu, che ricordiamo con piacere, riprende ancora un classico e lo rende ancor più contemporaneo, concedendosi alcuni vezzi anche adeguati, se vogliamo: qualche silenzio lungo, il buio per diversi minuti in scena, il cupo divenire e, all’inizio, il monito sempre valido di chiudere i malefici cellulari, ma recitato dalla sfinge alata e nera. Edipo è sempre più Edipo, la storia è sempre più memoria, la sua sovranità accolta e deposta è un altro monito per l’umanità. Come l’accecarsi, simbologia e realtà di un non aver colto l’importanza della verità. Jered Mc Neil è Edipo, immerso nella tragedia quanto basta. E i suoi compagni di questa avventura si celano imponenti sin da subito, marinai attraversanti l’oceano.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Lunedì, 30 Settembre 2024 10:52

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