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MISANTROPO (IL) - regia Mario Perrotta

Il misantropo Il misantropo Regia Mario Perrotta

di Molière
Regia di Mario Perrotta
con Marco Toloni, Lorenzo Ansaloni, Mario Perrotta, Paola Roscioli, Donatella Allegro, Giovanni Dispenza, Alessandro Mor, Maria Grazia Solano
ITC, teatro San Lazzaro, San Lazzaro di Savena, Bologna
10-14 febbraio e da 17-21 febbraio, 2010

www.Sipario.it, 4 marzo 2010

"Attratto dall'integralismo etico del protagonista" già da molti anni Mario Perrotta accarezzava l'idea di un suo Molière che, dopo l'esploit dei suoi straordinari monologhi, diventava una sfida coraggiosa e irrinunciabile. Ma con questo MISANTROPO parte in realtà un progetto ambizioso e sapiente: la messinscena in tre anni di Molière e poi Flaubert, passando da Aristofane. "Trilogia dell'individuo sociale" affrontando testi come I CAVALIERI e poi BOUVARD e PECUCHET. Un salto notevole che porta questo artista raffinato e di grande cultura ( è sua la traduzione del MISANTROPO, assolutamente rigorosa nel rispetto del verso alessandrino) ad allontanarsi dalla splendida solitudine dei suoi assoli per scegliere una coralità ormai necessaria, perché fare Teatro significa mettersi in gioco e ogni cambiamento segna un percorso nuovo, anche se ancora una volta è raccontare una storia che sta a cuore a Perrotta. E che storia. Un testo che parla di noi, così tragicamente contemporaneo. Otto attori su una scena vuota, dove la parola detta spalanca abissi di senso e ci riporta ai nostri giorni imbarazzanti e malati , quando resistere ti porta fuori gioco e perdi perché scegli di perdere, di non lasciarti contaminare. Così lui che aveva raccontato la migrazione degli italiani "cingali" ( zingari, come li chiamavano gli svizzeri) , seicento repliche,instancabile e appassionato da un palcoscenico all'altro, riscopre la poesia, e i versi di Molière lo portano a riflettere sul nostro tempo e sulla natura dell'uomo. Del resto il tema della moralità accompagna da sempre il percorso artistico di Perrotta ma la modernità del grande Molière "sembra paradossale ma la società del re Sole così asfittica e autoreferenziale , riguarda strettamente la nostra società globalizzata" spalanca nuovi orizzonti all'attore-narratore ed ecco allora un Teatro scabro, rigoroso essenziale in cui la questione etica emerge senza retorica alcuna in una messinscena assolutamente godibile. Un Teatro d'attore e di parola ,ricco di senso e ferocemente allusivo e tuttavia con il grande interrogativo sempre aperto: homo homini lupus o animale sociale? Generosi,e misurati, gli otto attori abitano la scena per tutto il tempo appollaiati su alti sgabelli da cui scendono ogni volta che prendono la parola, e una menzione particolare va alle interpreti femminili tra cui emerge il talento di Paola Roscioli, una Celimene affascinante e ruffiana. Mentre Perrotta si è ritagliato il piccolo ruolo di Oronte, pessimo poeta e servo del potere. Ottimo inizio per un progetto triennale che merita attenzione e sostegno.

Titti Danese

Ultima modifica il Domenica, 06 Ottobre 2013 12:43

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