di Duncan Macmillan e Jonny Donahoe
Traduzione e regia di Monica Nappo
Interprete: Carlo De Ruggieri
Produzione: Nutrimenti Terrestri-Messina
al Clan Off Oteatro di Messina 13 e 14 aprile 2019
Chi ama le parole, i cruciverba, la semiologia, pure il gioco della Scarabeo, non perda Every brilliant thing, un lavoro del drammaturgo inglese Duncan Macmillan, scritto con Jonny Donahoe, rappresentato in tre consecutivi Festival di Edimburgo, poi in vari paesi europei e pure negli States. Adesso arriva in Italia, grazie alla traduzione e alla regia di Monica Nappo, col titolo di Ogni bellissima cosa, interpretato da uno straordinario Carlo De Ruggieri che molti ricorderanno nel ruolo dello stagista Lorenzo della serie cult Boris e andato in scena con grande successo al Clan Off Teatro di Messina per merito dei Nutrimenti Terrestri di Maurizio Puglisi che lo ha prodotto. Trattasi d'un monologo interattivo col pubblico, "un mix tra teatro tradizionale e stand-up comedy" – ha scritto il The Guardian –. Un gioco condotto qui da De Ruggieri che ad inizio spettacolo fa prendere da un recipiente ad ogni spettatore un rotolino di carta che nasconde dentro un numero, un nome o una frase, diventando nello spettacolo colui o colei che attivamente risponde ad alta voce tutte le volte che De Ruggieri chiamerà quel numero. Sembra quasi un sociodramma in stile Moreno o una seduta collettiva presso uno psichiatra per fare allontanare dalla mente l'idea suicida della depressione. Ed è su questo argomento che è incentrato lo spettacolo: non farti sentire solo incollato al tuo posto, guardare chi sta accanto, dietro o avanti e intervenire quando sei chiamato a rispondere su temi gioiosi che inneggiano potentemente alla vita. De Ruggeri non è solo il trainer del gioco ma anche il personaggio al centro del racconto che ha per protagonisti lui stesso, quale figlio d'una famiglia, con un padre (ruolo toccato a chi scrive), una madre ammalata di depressione (non è capitato a nessuno vestire il personaggio) e altre figure come l'insegnante, la fidanzata che sposerà e da cui poi si separerà. È una storia semplice che può essere capitata ad ognuno di noi quando da piccoli non capiamo cosa sia la morte o che la mamma soffre di depressione, non avendo neppure papà una risposta esauriente. E allora ecco quel ragazzino cominciare a scrivere "parole sane", direbbe Wittgenstein, parole di cose bellissime con cui conviviamo tutti i giorni, che trascrivi poi su un poster e che poi rileggendole dopo tanto tempo ti danno un motivo per svegliarti bene al mattino. Gli autori raccontando la propria vita raccontano, forse la nostra e De Ruggeri giocando in questo modo ci coinvolge e ci fa ri-vivere teatralmente quello che sarebbe potuto capitare. Ad esempio scambiare il libro I dolori del giovane Werther di Goethe con uno che non t'invoglia a gettarti da un balcone, oppure giocare con un calzino e farlo diventare un cagnolino con cui dialogare. Bisognerebbe riscoprire il mondo dei bambini, disegnare con loro capolavori che sarebbero piaciuti a Picasso, a Miro o a Klee, non facendoli infognare da grandicelli nei giochi della play station o smarriti a smanettare fra i video degli smartphone. Il Teatro ha bisogno di poco, non di effetti speciali ma di carta penna e forbice per ritagliare delle striscioline, scriverci sopra dei pensieri ironici di ogni bellissima cosa e infine arrotolarli per incontrarsi vis-à-vis non più in maniera virtuale.
Gigi Giacobbe