con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino
e con Giordano Agrusta
scritto e diretto da Mattia Torre
produzione Marche Teatro / Nutrimenti Terrestri / Walsh
Roma – Teatro Vascello dal 27 febbraio al 3 marzo 2024
Quando calano le luci fra la platea del Vascello, il palcoscenico sfoggia gli interni di un ambiente che rievoca gli umori, i colori, i sapori, le nefandezze umane di Brutti, sporchi e cattivi. 4 5 6 di Mattia Torre si apparenta a quella pellicola, ma qui non è l’anima grottesca che emerge. Vi è comicità, anzi: umorismo in ciò che la commedia rappresenta, nel modo in cui i personaggi sono tratteggiati, nella loro loquela, nelle visioni piccole e meschine, nelle imposture neglette che si pretende siano adottate indistintamente da chiunque senza porsi domande. Ma è un umorismo mondato dall’aspetto malinconico di eredità pirandelliana. Così come è assente ogni traccia di grottesco. Se si ride delle vicende di questa famiglia di mediocri, senza che nessuno si salvi, è solo perché si riconosce la stupidità dei loro atteggiamenti, la dabbenaggine del loro volare così a bassa quota fra i cieli della vita. Come se, va sottolineato: come se tutto questo non ci appartenesse più. Ecco perché ridiamo di fronte agli ordini violenti di un capofamiglia, classico padre padrone alla Gavino Ledda, che coinvolge moglie e figlio nelle prove di una farsa da inscenare perché sono attesi ospiti importanti, notabili di paese che debbono elargire una cortesia, lo scopo della vita di questo miserabile uomo di casa impersonato da Massimo De Lorenzo. Occorre essere impeccabili. Guai a commettere il minimo errore. Altrimenti tutto finirà in fumo e loro, moglie e figlio verranno percossi, puniti senza pietà. Ma gli altri componenti della famiglia paiono non sentirsi coinvolti in questo progetto. Lo accettano per rassegnazione, cieca obbedienza. Il figlio, Carlo De Ruggieri, è ingobbito, imbolsito, rattrappito in sé per via dei suoi sogni di vita inespressi. Vorrebbe andare via, a Roma, ma non può perché suo padre non vuole: è una città troppo pericolosa, piena di germi e depravazione ovunque. La moglie, Cristina Pellegrino, ha preparato la cena per dovere coniugale ma in testa ha un pensiero fisso: una tiella, prestata anni fa alla consorte del notabile che sta per giungere, e che non le è mai stata restituita. Sul palco, oltre a un tavolo di legnaccio con sedie barcollanti e una madia, una stufa a fornelli con sopra una pentola dove cuoce, incessantemente giorno e notte, il sugo di nonna Merda deceduta da nove anni. Un universo, quello tratteggiato da Torre, che sa di squallido compiaciuto, di aurea mediocritas. Un universo che appartiene all’umano, e che da questi si estende. È severa la comicità di Torre, perché realistica. Diverte, non rattrista, eppure rimprovera le nostre piccolezze ed i nostri miseri provincialismi. De Lorenzo, De Ruggieri e la Pellegrino, recitando in un dialetto inventato che ricorda un siciliano addolcito, sono stati bravissimi: essenziali, mai farseschi, mai compiaciuti di una battuta; tre interpreti che hanno saputo tratteggiare personaggi senza lasciarli diventare maschere teatrali. Un doveroso spettacolo omaggio per Mattia Torre ben realizzato. Pierluigi Pietricola