di e con Moni Ovadia
e con Moni Ovadia e la Stage Orchestra
Maurizio Dehò, violino, Luca Garlaschelli, contrabbasso, Emilio Vallorani, flauto, Massimo Marcer, tromba, Paolo Rocca, clarinetto, Albert Mihai, fisarmonica, Marian Serban, cymbalon
direzione musicale Emilio Vallorani
Milano, Teatro Strehler, dal 22 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009
Si apre il sipario e si spalanca il mondo ebraico dell' est Europa evocato da Moni Ovadia nel bellissimo spettacolo «Oylem Goylem» che Giovanni Raboni definì «un' immersione totale nella più minoritaria, perseguitata e minacciata delle culture, la cultura ebraica della diaspora e dell' esilio; e più precisamente in quella parte di essa che si esprime attraverso le sonorità infantili, tenere e strazianti di una lingua insieme antichissima e giovanissima come lo yiddish, e in una musica che sembra farsi dolcemente carico di tutta la nostalgia, la malinconia, la gaiezza del mondo come lo Klezmer». Uno spettacolo di straordinaria tensione etica e espressiva. Si sorride, si ride, ci si commuove, ci si indigna quando si scopre che se i tempi sono cambiati e gli anni passati certi pregiudizi, come quello dell' ebreo uguale ricco, avaro, mercante senza scrupoli e ora spericolato finanziere, sono una mala pianta dalle radici antiche sempre pronta a rinascere. Moni Ovadia, con i sette bravi musicisti della sua Orchestra, è uno eccellente affabulatore che evoca rabbini, commercianti, yiddish mame, figli vessati e, come, scrive Claudio Magris, sa unire esilarante comicità, dolorosa e accanita pietà, protesta civile, sottigliezza intellettuale e randagia vitalità di cui lo yiddish è insieme espressione e sostanza. Da non perdere. Strehler, fino al 6 gennaio
Magda Poli