di Astrid Lindgren
adattamento teatrale Staffan Götestam
regia e coreografie Fabrizio Angelini, musiche Georg Riedel e Anders Berglund
versione italiana Sagitta Alter e Carlotta Proietti, rielaborazione scenica e costumi Susanna Proietti
direzione musicale Giovanni Monti, supervisione Gigi Proietti
con Eleonora Tata, Emiliano Geppetti, Alessandro Salvatori, Alessio Conforti, Alice Lussiana Parente, Altea Russo, Maurizio Palladino, Chiara Costanzi, Andrea Gherpelli, Enrico D'Amore, Alex Mastromarino
Roma, Teatro Argentina, dal 26 febbraio al 6 marzo 2009
Operazione particolare e degna di nota, quella del Teatro di Roma su Pippi Calzelunghe, l’opera di Astrid Lindgren adattata per il teatro da Staffan Gotestam, regia e coreografie di Fabrizio Angelini, che Gigi Proietti, nella versione italiana di Sagitta Alter e Carlotta Proietti, ha supervisionato per lo spettacolo in scena, dall’altra sera, all’Argentina (fino al 6 marzo; dal 7 al 10 marzo al Quarticciolo; dal 12 al 22 marzo all’India; dal 25 al 29 marzo al Tor Bella Monaca).
La saga svedese della ragazzina combinaguai, che tante e differenti conseguenze ha generato, dai film ai serial tv, dai musical alle rappresentazioni in prosa, viene qui usata per un happening con la fantasia e con lo spirito libertario giusto per tutti, non solo per i ragazzi.
Proietti e Angelini devono essersi divertiti un mondo a trovare, fra i moltissimi attori, mimi acrobatici e artisti della clownerie che hanno a suo tempo affollato i provini, gli azzeccati interpreti: Eleonora Tata (Pippi), Emiliano Geppeti, Alessandro Salvatori, Alessio Conforti, Alice Parente, Altea Russo, Maurizio Palladino, Chiara Costanzi, Andrea Gherpelli, Enrico D’Amore, Alex Mastromarino. Hanno amato accudirli, costruire per loro fuori, dentro, sopra e attorno alla gran casa variopinta dove Pippi vive sola, con il cavallo Zietto e la scimmia domestica Mister Nilsson, una baraonda così organizzata da risultare, agli occhi degli spettatori, un cartone animato. Godibilissimo, comico, brillante, tenero, scavezzacollo come la protagonista dalle trecce rosse.
Pippi, figlia del pirata Calzelunghe, che gira il mondo con la sua nave e la sua ciurma, ci regala ancora una lezione. Che suona così: l’indipendenza, il potere di sognare senza limiti, la capacità di dare al denaro un’importanza relativa e il valore dell’amicizia rendono bella la vita, assai più dei vestiti eleganti e del galateo da salotto. Fra anticonformismo e deliziose trasgressioni, la rossa inarrestabile (molto brava la Tata, che recita, balla, salta e canta senza alcuna flessione) tiene banco, assieme ai compagni, per cento minuti trascinanti. E tutti ci lasciamo andare alla magia del Circo e dei suoi numeri, alle esibizioni di forza della ragazzina, allo stupore che suscitano tutte le apparizioni di Zietto, destriero dal mantello a pois animato da due attori masochisti e formidabili (Geppeti e Salvatori, capaci anche di interpretare una coppia di ladri da comica di Buster Keaton). Tutti riassaporiamo il sorriso, e la vacanza. E di Pippi, dati i tempi, possiamo e riusciamo a condividere ribellioni e nascoste tenerezze, fino alla saggia decisione (all’epilogo, quando il capitano Calzelunghe riparte e vorrebbe portare la figlia con sé) di continuare invece la propria vita operosa, autodeterminata e, soprattutto, contigua a quella di due veri e sinceri compagni di strada, Annika e Tommy. Insomma, a papà e a mamma (quella di Pippi «è in cielo») si voglia tutto il bene del mondo, ma senza dipendere eternamente dalla loro vicinanza e dalla loro protezione. L’ammaestramento, non a caso, viene da una scrittrice del profondo Nord.
I costumi, vividi e accuratissimi, e l’assetto scenico sono di Susanna Proietti.
Rita Sala