di Achille Campanile
regia e scene: Pietro Carriglio
costumi: Paolo Tommasi
musiche: Matteo D’Amico
luci: Gigi Saccomandi
con Giulio Brogi, Nello Mascia, Magda Mercatali, Rosalina Neri, Massimo De Rossi, Anna Gualdo, Irene Scaturro,
Nicola Pistoia, Aldo Ralli, Paolo Triestino, Pierluigi Corallo, Eleonora Vanni
e con Franco Barbero, Sergio Basile, Eva Drammis, Aurora Falcone, Donatella Liotta, Leonardo Marino, Antonio Raffaele Addamo, Oreste Valente
Milano, Teatro Strehler, dal 18 al 29 aprile 2007
Tratta dall’omonimo romanzo del 1959 Il povero Piero di Achille Campanile può considerarsi una delle più divertenti commedie del XX secolo, anticipatrice, assieme ai lavori di Ionesco, del “Teatro dell’Assurdo”, per i continui stravolgimenti scenici e per tutte le situazioni paradossali.
A causa delle varianti apportate dall’autore e per i costi d’un così alto numero d’attori in scena, il lavoro raramente è stato rappresentato nella sua integrità. La prima assoluta risale al marzo del 1961 ad opera della Compagnia del “Teatro delle Novità” diretto da Maner Lualdi nel Teatro S. Erasmo di Milano, poi sono stati realizzati solo adattamenti e riduzioni per serate antologiche dedicate a Campanile. Dunque grande merito allo Stabile di Palermo che ha riproposto il testo integrale con tutti i personaggi e al suo direttore Pietro Carriglio che qui firma scene e regia in uno dei suoi spettacoli più riusciti. La storia ruota attorno al caro estinto Piero d’Avenza e a tutti gli equivoci e le complicazioni che si intrecciano attorno alla sua scomparsa. La moglie Teresa di Magda Mercatali tutta scarlatta nel suo ampio abito (i costumi anni Venti sono di Paolo Tommasi) e i più vicini congiunti stanno mettendo in atto le ultime volontà del defunto, racchiuse in quelle poche parole, per cui “la notizia della sua morte dovrà essere data solo ad esequie avvenute”. Attorno a questa semplice ma sibillina richiesta e all’impossibilità di rispettarla prendono avvio una serie di travolgenti vicende surreali che investono tutti i protagonisti che passano dal pianto al riso e viceversa con colpi di scena finali che nessuno pensa possano essere definitivi. L’equivoco più eclatante nasce quando scomparsa la salma Piero dal suo letto, per un malaccorto intreccio di fili elettrici provocato da un operaio (Nello Mascia), giunge in quella casa l’amico Paolo Demagistri (Massimo De Rossi) in compagnia della fidanzata Lola (Eleonora Vanni) che subito capirà che il caro Piero è morto. Ma l’equivoco prende toni più clamorosi quando qualcuno comunicherà la morte improvvisa dello stesso Demagistri e la processione degli amici si dividerà fra chi piange Piero e chi piange Paolo, chiaramente con grande disappunto dei congiunti che vogliono che si pianga Piero. Rispuntando ancora in quella casa Demagistri con la sua fidanzata, si chiarirà che l’equivoco è nato perché il dentista ha detto ad un’amica comune che il Demagistri “ha finito di soffrire”, alludendo chiaramente al mal di denti e non alla sua dipartita. Ma le sorprese non sono finite qui perché alla fine del primo atto comparirà in marsina nera e garofano rosso all’orecchio lo stesso Piero (Giulio Brogi) in persona vivo e vegeto, solo colto da morte apparente. Proseguiranno ancora nel secondo atto equivoci, gag e situazioni assurde come quelle che vedranno il cognato napoletano (Sergio Basile) piangere su una cassa da morto senza il morto o quando lo stesso Piero affacciato alla finestra vedrà sfilare il suo feretro in processione. Spettacolo, si diceva, molto ben riuscito, con un cast d’attori (ventuno) tutti all’altezza e che oltre ai già citati meritano d’essere ricordati la suocera e la figlia di Piero (Rosalina Neri e Clelia Ridarella), il cognato Luigi (Aldo Ralli), i coniugi Pelaez (Aurora Falcone e Paolo Triestino), la cameriera Angelica (Eva Drammis), il colonnello Leonardo Marino.
Gigi Giacobbe
Si ride sulla morte e sui riti di una società borghese e sono risate d' autore, di un grande autore, quelle che nascono dalla commedia «Il povero Piero» di Achille Campanile, portata in scena, per la prima volta in versione integrale, da Pietro Carriglio. Uno scoppiettio di nonsenso, di surreale, nato da parole che impazzite ne trascinano altre creando situazioni esilaranti, e in questa «ronde» emerge la pochezza del perbenismo, del luogo comune, del conformismo che può annidarsi intorno all' estrema tappa della vita. Motore di questa commedia del 1961, che l' autore trasse dal suo romanzo del 1959, è l' umana stupidità a cui la parola e le consuetudini offrono il trionfo. Campanile con classe fa a brandelli la convenzione linguistica che è la base della convivenza sociale svelandone l' assurdo, ribalta il quotidiano forgiato su un senso che ad un' analisi puntigliosa si rivela un non senso, percorre, senza mai perdersi, labirinti di equivoci, facendosi beffe dell' ipocrisia rituale che spesso circonda la morte. Causa del trambusto è la volontà del povero Piero che si sappia del suo decesso solo a esequie avvenute. Ma tenere nascosto a una società impicciona che non vede l' ora di «partecipare» e di mostrare la sua amorevole faccia di circostanza, è difficile se non impossibile e la situazione sfugge dalle mani della moglie e dei parenti più stretti per allargarsi a macchia d' olio fino al colpo di scena finale che riporterà il tutto all' assurdo della normalità. Uno spettacolo raffinato, colto e divertente, con le belle scene dello stesso Carriglio, gli sgargianti costumi di Paolo Tommasi, ottimamente recitato, in un gioco che la regia conduce con sapienza, da uno stuolo di bravissimi attori quali Magda Mercatali, Rosalina Neri, Anna Gualdo, Eleonora Vanni, Giulio Brogi (foto), Massimo De Rossi, Nello Mascia, Aldo Ralli, Franco Barbero. IL POVERO PIERO di A. Campanile, Teatro Strehler fino al 29 aprile
Magda Poli