di Patrick Süskind
Traduzione Giovanna Agabio
Regia e Luci: Henning Brockhaus
Costumi e aiuto regia: Valentina Escobar
Musiche Johannes Brahms, Carl Ditters von Dittersdorf, Wolfgang Amadeus Mozart, Richard Wagner
Musiche originali Lelio Giannetto
Interpreti: Nello Mascia e Lelio Giannetto (contrabbasso) e con Alessandro Librio (violino),
Vincenzo Bono (viola), Giorgio Garofalo (violoncello), Alessandra Pipitone (pianoforte)
Progetto scenografico delle allieve del Corso di Scenografia dell’Accademia di
Belle Arti di Palermo: Elena Fusco, Agata La Rosa, Silvia Maimone coordinate da Valentina Console
Assistenti volontarie alla regia le allieve del Corso di Regia dell’Accademia di
Belle Arti di Palermo: Jessica Lo Verso, Roberta Mascoli, Daniela Signorino coordinate da Claudio Collovà
Assistente volontario ai costumi Andrea Amato, allievo del Corso di Scenografia dell’Accademia
di Belle Arti di Palermo
Produzione Teatro Biondo Palermo
Teatro Montevergini di Palermo, dal 22 gennaio al 2 febbraio
Se i violoncellisti serrano fra le gambe il loro strumento pensando, in alcuni momenti, di farci l’amore tenendolo per la testa, i contrabbassisti invece hanno a che fare con un involucro alto un metro e novanta che possono abbracciare, accarezzare, portarselo a letto o su un divano, se vogliono, badando bene di non arrossarsi le ginocchia quando stringono le sue legnose curve. A questa seconda categoria appartiene il personaggio senza nome de Il contrabbasso (1981) dello scrittore e drammaturgo tedesco 71enne Patrick Süskind, (autore fra l’altro del bellissimo romanzo Il profumo) un monologo molto rappresentato in tutto il mondo, da poter dire chi lo interpreta che la sua sarà una prova d’attore. Come lo è stata quella a tutto tondo di Nello Mascia al Teatro Montevergini di Palermo, non nascondendo i suoi accenti napoletani, continuamente a guastarsi la sua bianca criniera, con la minuziosa regia (sue pure le belle luci) di Henning Brockhaus, già assistente di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano, col pensiero rivolto ad una pièce di Ionesco, in realtà realizzando uno spettacolo naturalista lontano dagli stilemi “assurdi”. Il piccolo uomo senza qualità è un contrabbassista di terza fila dell’Orchestra di Stato che nei confronti dello strumento ha un rapporto ossessivo di amore-odio. Lo vediamo aggirarsi nel suo appartamentino architettato come l’interno d’un contrabbasso di acero rosso che fa pendant col colore rossastro dei vestiti che indossa, ora dicendo che il contrabbasso è l’elemento più importante, la base fondamentale di un’orchestra, ora disprezzando le sue costose quattro corde, incapace di suonare da solo qualcosa di bello perché emette suoni atroci. Parla bene di Saint-Saëns e del suo Carnevale degli animali ma anche del Quintetto di Dvořák, anche se afferma che il sogno di tutti i contrabbassisti sono le composizioni di Schubert. Sentenziando tra l’altro che saranno una cinquantina i concerti dove il contrabbasso è fondamentale. In realtà questo personaggio non ama il suo lavoro ed è per questo che di continuo tracanna dozzine di bottiglie di birra che lascia in ogni dove come piccoli testimoni della sua insoddisfazione. Che manifesta anche quando dice che il contrabbasso è l’ultimo strumento d’una orchestra, dopo ci sono solo i timpani e che i contrabbassisti, rispetto agli altri colleghi, sono gli ultimi ad alzarsi in piedi per ringraziare alla fine di un’esecuzione musicale. Non gli piace Mozart perché è troppo sopravvalutato, asserendo che la sua fortuna e quella di Bach si deve al fatto che nella loro epoca barocca non avevano concorrenza. Insomma costui si sente un fallito, passando dalla depressione all’eccitazione, trovando una po’ di serenità solo quando pensa a Sarah, un mezzosoprano che canta dove lui suona mai così bene quando lei è presente, che mai ha avuto il coraggio di fermarla, parlarle ed esprimerle tutto il suo amore. In alcuni momenti sembra il Teo di Ciccio Ingrassia dell’Amarcord di Fellini che salito su un albero grida alta voce “voglio una donna” e tutto resta lì astrattamente. É disperato il contrabbassista, consumando fiumi di birra e meditando di mettere in atto un gesto clamoroso, qualcosa di eroico come quello di gridare il nome di Sarah, durante la prima dell’Oro del Reno diretta da Riccardo Muti. Non ne farà nulla perché mentre indosserà il nero frac per andare al suo lavoro, un vero contrabbassista, quello di Lelio Giannetto eseguirà alcune sue composizioni con l’apporto pure d’un quartetto di giovani musicisti di Palermo Alessandro Librio (violino), Vincenzo Bono (viola), Giorgio Garofalo (violoncello), Alessandra Pipitone (pianoforte).
Gigi Giacobbe