Produzione Teatro Sotterraneo
Con Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli e Claudio Cirri
Elaborazione drammaturgica Daniele Villa, Assistenza tecnica Alessandro Ricciardelli, Marco Santambrogio, Realizzazione scene Camilla Garofano, Giovanna Moroni
Col sostegno di Teatro Studio di Scandicci – Scandicci Cultura, In collaborazione con Teatro della Limonaia, Coproduzione Drodesera Centrale Fies
Teatro della Tosse, Genova dal 6 al 9 marzo 2013
La spazio scenico è vuoto e chiuso ai lati e sul fondo da teli neri. Attraverso dei tagli verticali applicati sulla stoffa gli attori entrano ed escono di scena, seguendo una precisa coreografia di movimenti: all'entrata di uno corrisponde l'uscita di un altro; una testa scompare oltre il telo e un'altra fa capolino in scena.
Post-it, produzione collettiva del 2007 della compagnia fiorentina Teatro Sotterraneo, si interroga sul significato di "fine". La fine è un incidente: da uno dei tagli volano e atterrano in scena budella di animale. Dietro le viscere sparse a terra gli attori si alternano nella comunicazione di bollettini medici che cercano di eludere la gravità della situazione. La fine è il "the end" dei film: un attore entra in scena con un foglio e inizia ad elencare i finali di alcune celebri pellicole.
La fine è un funerale: il morto steso a terra suggerisce al cerimoniere le parole da dire alla platea in occasione dell'ultimo saluto. La fine è la conseguenza entropica del mondo: i pacchetti vengono spacchettati, il bicchiere viene sporcato di rossetto, la maglietta bianca viene macchiata di cioccolato, il salvadanaio viene riempito di monete e rotto con un martello, la piantina di basilico viene privata delle sue foglie.
La cartolina promozionale dello spettacolo propone il classico gioco enigmistico "unisci i punti": viene fuori una cicogna che tiene nel becco un fagotto. La fine è anche l'inizio, o solo l'ennesima provocazione? Come lo spargimento delle budella in scena su cui gli attori temporeggiano prima di infilarle nel sacchetto della spazzatura? Come lo svelamento dei finali dei film provoca la reazione dello spettatore "No, quel film lo dovevo ancora vedere!"?
Ultimo tentativo di stupire: un attore entra in scena con un telefonino e chiama una ragazza in viva voce. Emozione da studio televisivo che strappa al pubblico una risata imbarazzata. "Ciao Chiara, ci manderesti un messaggio nella segreteria telefonica dicendo che cos'è per te la fine? Così potremo ascoltarlo tutti insieme a fine spettacolo". Un po' di titubanza e poi Chiara accetta. Peccato che l'audio debole del cellulare non abbia fatto comprendere il suo messaggio. I rischi della diretta.
Post-it è uno spettacolo frammentato: non una visione, ma un elenco di cose venute alla mente. Un'accozzaglia di "trovate" tenuta insieme e a malapena giustificata da un tema comune. Un frullato che vuole contenere tutto: la coreografia c'è, la canzone anche, e pure bella (The atrocities di Antony and the Johnsons) e non manca la chiave di lettura surreale. Sulla carta è un menù ricco, in scena un susseguirsi di azioni poco coinvolgenti e sorrette da una comicità piaciona.
Marianna Norese