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FUOCO ERA LA CURA (IL) - regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa

"Il fuoco era la cura", regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa. Foto Masiar Pasquali "Il fuoco era la cura", regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa. Foto Masiar Pasquali

liberamente ispirato a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury,
creazione Sotterraneo,
ideazione e regia di Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa,
con Flavia Comi, Davide Fasano, Fabio Mascagni, Radu Murarasu, Cristiana Tramparulo,
scrittura di Daniele Villa, luci di Marco Santambrogio,
abiti di scena di Ettore Lombardi, suoni di Simone Arganini,
coreografie di Giulio Santolini, oggetti di scena di Eva Sgrò,
tecnica Monica Bosso amministratrice di compagnia Luisa Bosi,
produzione Teatro Metastasio di Prato, Sotterraneo, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con il sostegno di Centrale Fies / Passo Nord, residenze artistiche Fondazione Armunia, La Corte Ospitale, Centrale Fies / Passo Nord, Sotterraneo è Artista Associato del Piccolo Teatro di Milano,
fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso l’ATP Teatri di Pistoia,
Milano, Spazio Melato, Piccolo Teatro Studio, 23 maggio 2024

www.Sipario.it, 6 giugno 2024

«Era un piacere bruciare tutto. Era un piacere particolare veder le cose divorate, annerite, trasformate». Inizia così Fareneheit 451 di Ray Bradbury, romanzo distopico di un mondo post-atomico, in cui i libri sono banditi, in cui i pompieri invece di spegnere il fuoco, lo appiccano per bruciare la tentazione di elaborare un pensiero critico, divergente rispetto a quello dominante. Ed è quello che con acuta e caparbia determinazione porta avanti, da sempre, il collettivo Sotterraneo, impegnato a dare vita alla consapevolezza di un pensare altro o semplicemente offrire una visione consapevole dello stato di crisi antropologico/culturale in cui versiamo. Nessuna voglia di fare prediche, anzi. i Sotterraneo sono un po’ i Montaigne della scena contemporanea, saggisti morali che svegliano le nostre coscienze intorpidite. Per questo Il fuoco era la cura non può essere letto se non in continuità con l’Angelo della Storia e L’atlante linguistico della pangea e compone un ideale trittico sui sapiens e la loro tendenza a raccontarsi favole, a nascondersi la realtà o semplicemente a non volersela confessare. Come spesso accade per Sotterraneo, ogni spettacolo è un passo in avanti sul linguaggio, sul racconto e sulla modalità teatrale. In questo caso Daniele Villa (drammaturgo) e Sara Bonaventura e Claudio Cirri (attori) hanno preferito stare dietro le quinte (per così dire), ideare e dirigere, affidando il proprio stile, la loro personalissima drammaturgia ed estetica teatrali ad altri interpreti, facendo un passo in avanti rispetto ai canoni dell’autorialità e della messinscena registica. Si dice ciò non per sminuire il ruolo di Flavia Comi, Davide Fasano, Fabio Mascagni, Radu Murarasu, Cristiana Tramparulo, ma per sottolineare come passare questo testimone performativo abbia un suo valore e un suo potenziale rischio che il collettivo ha giocato con intelligenza e cura. Il plot di Il fuoco era la cura ha intrecciato un aspetto metateatrale, il racconto ideato all’osso del romanzo di Ray Bradbury e un viaggio in avanti nel tempo in un lontano 2051, minimo comun denominatore l’oggetto libro, la sua potenza evocativa, la lettura come viatico per imparare o non smettere di dubitare e uscire dal pensiero unico dominante. In tutto questo danza, parola e musica coesistono e l’azione, meglio la triplice azione, è cadenzata da una strepitosa colonna sonora che propone canzoni che hanno a che fare col fuoco o che sono più o meno liberamente ispirate a celebri titoli della letteratura. Nell’idea di Sotterraneo è che nella società di Farenheit 451 – che forse non è troppo distante dalla nostra o da quella del 2051 – anche le canzoni potrebbero essere bandite e rimarrebbe solo lo stordimento da video, quei clown bianchi che intrattengono ventiquattro ore su ventiquattro l’umanità postatomica, raccontata da Bradbury. Peccato che alla fine noi stessi ci ritroviamo ad applaudire i clown bianchi, una condizione performativa di sconsolata accondiscendenza dallo statu quo che ci coinvolge tutti. E i Sotterraneo ce lo buttano in faccia. Il fuoco era la cura è uno spettacolo colto, senza essere pretenzioso, è un lavoro leggero nei toni ma che ti scava dentro, è un viaggio in un futuro che assomiglia troppo al nostro presente è un monito per tutti. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 07 Giugno 2024 21:34

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