testo e regia Moni Ovadia
con Moni Ovadia
Teatro dei Comici, Roma dal 23 marzo al 10 aprile, 2011
Moni Ovadia, tutto solo in palcoscenico, davanti ad un microfono e un leggio, affiancato ai lati da una sedia e da un mobile cubico che funge da tavolino (elementi che non verranno mai coinvolti nell'azione teatrale), in un piccolo spazio, quello del Teatro Comico di Roma, comincia il suo "viaggio" nella memoria di storie e storielle umoristiche, sarcastiche, significanti, e con canti salmodiati, del suo mondo ebraico, che ha voluto raccogliere sotto il titolo intrigante "Il registro dei peccati". Più che uno spettacolo e' una conversazione con momenti di canto, per un pubblico di fans che deve drizzare le orecchie e riflettere tanti sono i rimandi culturali, storici, di poeti, filosofi, rabbini, annotazioni. Quasi due ore senza sosta di intrattenimento in cui Ovadia procede a braccio, sfogliando di pagine in ordine sparso.
Fermo, immobile, Ovadia affida alla sua presenza scenica, alla sua tenuta (una casacca color avorio, quasi brechtiana su jeans e il suo copricapo da ebreo) tutto il suo carisma da intelligente affabulatore che insieme a frammenti di memorie del passato, farcisce con critiche all'oggi, ai politici, alla guerra; e che da buon pacifista arricchisce la sua perfomance con la visione del mondo dal punto di vista di uomo, impegnato a dare senso al suo lavoro d'artista.
Ci sorgono delle domande: perché Ovadia che ha sempre fatto spettacoli con più' artisti, come dimenticare la sua orchestra-teatro?,oggi si presenta tutto solo? E' un evidente segno dei tempi? La politica restrittiva dei tagli sta creando un sistema che costringe, obbliga gli artisti a scomparire? Oppure, come Ovadia, ad agire anche da soli pur di resistere e far conoscere?
D.G