di Michael Frayn
regia: Attilio Corsini
con Viviana Toniolo, Stefano Altieri, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Annalisa Favetti, Franco Mirabella e Valentina Taddei
Roma, Teatro Vittoria, dal 5 ottobre 2007
La nuova stagione del teatro Vittoria di piazza Santa Maria Liberatrice, nel cuore dell'antico quartiere romano di Testaccio, si apre con uno spettacolo esilarante, una pièce che dopo ben 24 anni di rappresentazione ancora fa il tutto esaurito al botteghino. "Rumori fuori scena" (1982) di Michael Frayn è stata rappresentata per la prima volta a Londra nel 1982, tradotta in ben 29 lingue e replicata più di 3000 volte. Dalla prima rappresentazione del 1983 ad opera della "Compagnia Attori & Tecnici", lo spettacolo non è più cambiato e forse l'unico mutamento è l'aspetto degli attori un po' invecchiati. La traduzione e adattamento è di Attilio Corsini, che ne è anche il regista, mentre la compagnia è composta dalla bravissima Viviana Toniolo, Stefano Altieri, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Annalisa Favetti, Franco Mirabella e Valentina Taddei. È una sceneggiatura perfetta dal ritmo molto veloce, un susseguirsi di battute incalzanti con un continuo aprirsi e chiudersi di porte, dove insomma è l'attore e il suo tempo comico a dominare la scena e permettere la riuscita della commedia. Tutti hanno un loro ruolo ben strutturato e fondamentale. L'opera è ciò che alcuni definirebbero una vera e propria "macchina da guerra", che produce risate a non finire giocando sui difetti, invidie e gelosie dei diversi personaggi-attori. Infatti i protagonisti sono i membri di una compagnia di attori, alcuni alle prime armi, altri veterani del palcoscenico che cercano di guadagnare qualcosa prima di ritirarsi dalle scene. Una compagnia mista e ben assortita, ma alquanto disorganizzata, che deve mettere in scena un vaudeville (genere teatrale nato e sviluppatosi in Francia nel corso dell'Ottocento), mancano poche ore alla prima e si trovano, guidati dal regista, a fare contemporaneamente sia la prova tecnica che generale. Tra i problemi personali e i tic che caratterizzano i diversi attori, lentamente vengono a galla gli intrecci, gli odi e le gelosie permettendo allo spettatore non solo di vedere ciò che avviene sulla scena, ma anche dietro le quinte. Come tutti gli spettacoli anche questo va in tournèe, però la situazione assume toni sempre più surreali e paradossali, arrivando all'assurdo in cui tutto sfugge al controllo del regista. Se nel primo atto lo spettatore assiste alle prove tecniche, nel secondo vede ciò che si svolge dietro le quinte e sia le cause scatenanti del malessere che le liti che porteranno nel terzo atto alla rappresentazione di uno spettacolo decisamente "originale" e diverso da quello che dovrebbe essere. C'è una caratterizzazione estrema dei personaggi, stereotipi universali, che regalano "grasse" e grosse risate, grazie anche al linguaggio colloquiale che li rende reali e li fa apparire come il "vicino di casa" o quasi. Il testo teatrale è nel suo insieme decisamente molto complicato e richiede una padronanza dei tempi e una capacità di interpretazione uniche, per far sì che non ci siano stacchi e tempi morti; tutto e tutti sono intrecciati fra loro e si rapportano e concatenano in un mix esplosivo. Dopo 24 anni di repliche le risate sono ancora garantite.
Federica Di Bartolo