uno spettacolo scritto e diretto da Lucia Calamaro
per e con Lucia Mascino
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
allestimento tecnico Mauro Marasà
tecnici Cosimo Maggini, Michele Stura, Jacopo Pace
amministratore di compagnia Serena Martarelli
direttore di produzione Marta Morico, produzione Marche Teatro
al Teatro Franco Parenti, 11 febbraio 2022
Un elegante interno tutto bianco, come l’abito di Anna, la protagonista di Smarrimento. Anna è una scrittrice, alle prese con la scrittura, con l’avvio di un romanzo, alle prese con l’attività di scrittrice e il rito un po’ alienante dei reading che il suo editore le propina in attesa di una nuova opera, un’attesa che fin dall’inizio si intuisce essere vana. Anna è una donna, alle prese con la vita di tutti i giorni, col marito che è in cerca di lavoro, con la normalità di un quotidiano che prevede gioie e dolori, salute e malattia… finché morte non ci separi da questo mondo mortale. In tutto questo la scrittrice soffre dell’incapacità o impossibilità di portare a termine, di chiudere le storie, di produrre qualcosa di nuovo.
Smarrimento di Lucia Calamaro è tutto questo, lo è nel corpo elegante, nella recitazione nevrotica e un po’ compiaciuta di Lucia Mascino che cerca un dialogo col pubblico, lo stuzzica, lo chiama in causa quasi a voler rendere più credibile una situazione di smarrimento – sospesa fra quotidianità ed eccezionalità dell’atto creativo – che non arriva, che non ha la giusta temperatura per dare conto di uno smarrimento che non sia solo una sorta di insoddisfazione, di crisi passeggere e superficiale. L’impressione è che Lucia Mascino debba ancora cucirsi addosso un testo che procede per situazioni una accostata all’altra in un continuo creare condizioni di apparente smarrimento ma senza la capacità di affondare il colpo, senza uno sviluppo drammaturgico e di pensiero.
Lucia Calamaro inanella con efficacia linguistica situazioni credibili ma che non trovano l’adeguato collante e non hanno la coesione giusta per permettere a Lucia Mascino di elaborare un suo personaggio, costringendola a non andare oltre che a un compiaciuto e impressionistico gioco di abilità attoriale, frequentando tutte le scorciatoie necessarie a sollecitare la risata, a coinvolgere il pubblico senza incidere, senza lasciar traccia, senza costruire un vero e credibile senso di smarrimento, come promesso dal titolo del monologo.
Peccato per la non riuscita sinergia di due signore della scena: Lucia Calamaro e Lucia Mascino che hanno proceduto parallelamente senza incontrarsi mai.
Nicola Arrigoni