di Adriano Bolognino
con Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Cristina Roggerini, Roberta Fanzini
costumi Tns Brand
light designer Gianni Staropoli
dramaturg Gregor Acuna-Pohl
musiche di Jon Balke feat Amina Alaoui, Jon Hassell, Joep Beving, Max Richter, Joao Gilberto
testi a cura di Rosa Coppola
produzione Korper /Centro Nazionale di Produzione della Danza
Coproduzione Torino Danza Festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Orsolina 28, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia/Festival Aperto
Festival Danza in Rete 2024
Vicenza, teatro Comunale, 3 maggio 2024
Prima regionale
Essere alla corte di un re della danza contemporanea, come Adriano Bolognino, penso significhi per le sue danzatrici essere dentro un contenitore ove poter esser sicure, in primis, di esprimere alla massima potenza il proprio talento, e a seguire portarsi addosso la coscienza artistica di un mondo universale, colorato sebbene possa essere pieno di dolori e frustrazioni, dispiaceri, monito però per superarle. In questo Rua da Saudade il coreografo ci porta a guardare il mondo, ispirandosi alle personalidade letterarie, filosofiche di Fernando Pessoa, con aria quasi di sfida, quasi fosse una (sana, però) competizione che punta al soddisfarsi, un viaggio verso un sogno, un qualcosa a cui si deve arrivare, sfidando poetica e contemporaneo, ognuno a suo modo. Essere diversamente assieme, ma essere insieme. E al contempo a buttare lo stesso sguardo all’indietro, con una misurata nostalgia, una tristeza che è beleza paradossalmente, che regala scompensi ma che fa a volte girare le vele, verso destinazioni inaspettate, personalizzate in singoli percorsi individuali. Tutto questo è vissuto dentro ognuno delle protagoniste, che si uniscono all’idea originale del coreografo e la sposano appieno, in alternanza di umori e colori, vedi anche i rossigialliverdiazzurri costumi indossati dalle protagoniste. Importanti, fondamentali sono anche i lunghi momenti di silenzio, alternati alle straordinarie musiche scelte per questo balletto. Queste stelle danzanti, perché di questo si tratta, a volte sono mute, quasi inespressive nei loro silenzi, spiccano dentro se stesse, eppure, un volo, è come se cercassero di librarsi nell’aria come nuove farfalle pur in contrasto con la propria fonte di nostalgia. Tutto si delinea chiaramente attraverso il balletto stesso, nei loro scatti come se si stesse in un gioco da tavolo e si fosse pedine, appunto, colorate, personalizzate. La magnificenza, ed è sempre così, delle coreografie di Adriano Bolognino è superlativa, sa disegnare con infiniti richiami misteri e dichiarazioni, beltà e distrazioni dei personaggi che provano a incunearsi a loro modo nel mondo e nelle sue varie ombre e luci. La stessa alternanza delle musiche, e dei poderosi, gagliardi silenzi che durano oltre le misure canoniche portano lo spettatore anche verso una visione nuova della danza, che osa e propone e dà fierezza. E, pur nel proprio viaggio individuale, le danzatrici trovano nell’unirsi un nuovo componimento scenico, di significato. Prepotenze di colore, suggestionate e suggestionabili. Indubbiamente le quattro performers in scena si accompagnano coerentemente alla visione di Bolognino, lo seguono, lo accompagnano quasi mano nella mano, come lui accompagna loro: condivisione dell’intento, saudade come esperienza collettiva, significativa, da espletare. Il coreografo napoletano è in assoluto uno dei veri protagonisti della danza contemporanea, nel suo disegno magnifico di tecnica e grazia, elaborate continuamente. Rigorose e splendide sono nei loro colori Rosaria DI Maro, Noemi Caricchia, Cristina Roggerini, Roberta Fanzini, bravissime. Francesco Bettin