regia: Danio Manfredini
con Simona Colombo, Cristian Conti, Afra Crudo, Vincenzo Del Prete, Danio Manfredini, Giuseppe Semeraro, Carolina Talon Sampieri
luci: Maurizio Viani
Modena, Teatro delle Passioni, 19 e 20 ottobre 2007
Milano, Teatro dell'Elfo, dal 5 al 17 febbraio 2008
Nicola Arrigoni
Nato dall' esperienza dell' artista che per più di dieci anni ha tenuto corsi di pittura in un ospedale psichiatrico, «Il sacro segno dei mostri» di Danio Manfredini è una sorta di diario dell' anima di un giovane che a contatto con donne e uomini con gravi disturbi, amorevolmente, li accetta, li vede vivere una vita di incubi e incertezze, di rabbie e dolori, di ossessioni e disperazioni, di violenza e solitudine, di desideri e disillusioni. L' alter ego dell' autore, un attore sempre silenzioso con il volto coperto da una maschera, l' unico ad averla, quasi la verità della follia fosse la più forte, la più umana, partecipa alla vita della comunità con affetto e la capacità di rispettare l' altro, di non considerarlo un escluso, un essere senza sentimenti e ragione ma una persona. In una sorta di bianca stanza della mente si muove una varia umanità, esagitati, catatonici chiusi nel loro impenetrabile mondo, donne e uomini che reclamano amore, sesso, un giovane intellettuale, una anziana donna senza una gamba. Con i suoi bravi attori Manfredini, che riserva per sé il personaggio toccante per verità e profondità della donna in carrozzella, costruisce uno spettacolo emozionante che spalanca le porte di un universo e lo fa con intelligenza, sensibilità, senso della misura, riuscendo a farne intuire la sconvolgente complessità.
Magda Poli
In una bianca stanza le cui alte pareti si aprono e si chiudono su neri corridoi, Danio Manfredini compone frammenti di vita che raccontano con cruda verità il mondo inquietante della malattia mentale. Il sacro segno dei mostri, nato dall' esperienza dell' artista che per più di dieci anni ha tenuto corsi di pittura in un ospedale psichiatrico, è una sorta di diario dell' anima di un giovane che a contatto con donne e uomini con gravi disturbi, amorevolmente, lucidamente, li accetta, li osserva, li vede vivere una vita di incubi e incertezze, di rabbie e dolori, di ossessioni e disperazioni, di violenza e solitudine, di desideri e disillusioni. Così l' alter ego dell' autore, un attore sempre silenzioso con una maschera sul volto, l' unico ad averla, quasi la verità della follia fosse la più forte, la più soffertamente umana, partecipa alla vita di questa comunità con la sua carica affettiva, la sua capacità di rispettare l' altro, di non considerarlo un escluso, un essere senza sentimenti e ragione ma semplicemente una persona: norma e devianza si rivelano poli contrari e al tempo stesso equivalenti di una realtà unica. Nell' abbacinante, asettica stanza della mente si muove una varia umanità, esagitati che girano in tondo in corse ossessive, catatonici chiusi nel loro impenetrabile mondo, ragazze che reclamano amore, sesso, uomini ossessionati dall' essere altro da sé, un giovane intellettuale, drammaturgo di un sogno di teatro, una anziana donna senza una gamba costretta su una carrozzella che reclama anche lei amore, sesso, vita. Litigano, comunicano e non comunicano, scherzano, giocano, soffrono chiusi nei loro universi ma tutti vivono la presenza del giovane Dario, con i suoi colori e le sue tele, come un momento di libertà. Manfredini riserva per sé il personaggio della donna in carrozzella, un personaggio toccante per verità e profondità, una donna che dietro il suo bisogno d' amore e di contatto, dietro la sua fatica di vivere, disvela la fragile e tenace, violenta e delicata, perversa e innocente grandezza dell' uomo. E con i suoi bravi attori Manfredini costruisce uno spettacolo emozionante che spalanca le porte di un universo e lo fa con intelligenza, sensibilità, senso della misura, riuscendo a farne intuire la sconvolgente complessità.
Magda Poli