testo e regia di Cesare Lievi
con Galatea Ranzi, Sara Putignano, Letizia Angela Tonoli, Dorotea Aslandis
scene di Josef Frommwieser
costumi di Marina Luxando, luci di Cesare Agoni
produzione Teatro Stabile di Bolzano, Emilia Romagna Teatro Fondazione
al Teatro delle Passioni, il 14 novembre 2015
Un elegante interno borghese, una signora vestita a lutto davanti al suo boudoir si chiede se al lutto s'addica l'uso di un ventaglio o una mise meno accollata... Il lutto le si addice in qualità di consorte del marito presidente defunto, il nero le si deve adattare anche nell'imminenza della campagna elettorale per assumere la guida del paese... Soap opera di Cesare Lievi porta l'attenzione dello spettatore nel privato di una first lady che si divide fra il mito di Eva Peron e una strizzata d'occhi a Veronica Lario... se il suo longevo ex marito fosse passato a miglior vita. Galatea Ranzi veste con elegante sobrietà i panni di questa signora di mezza età, in balia della balia (Dorotea Aslandis) che avvoca a sé il successo della signora per i consigli dispensati nel dietro le quinte di una vita affamata di visibilità. La morte del marito – il secondo dopo un primo matrimonio contratto per convenienza – e l'imminente candidatura a presidente del Paese offrono il la per un bilancio esistenziale, per il racconto di una vita vissuta nell'agio e nel potere, per l'analisi dei meccanismi che accomunano l'esercizio del potere e il sesso; fino al confronto della signora con un'altra da sé, più giovane, interpretata da Sara Putignano. In Soap Opera Cesare Lievi sembra impegnato a far emergere il detto e creduto di un dietro le quinte dell'élite che ci governa, rubati dai luoghi comuni di giornali e rotocalchi. Si ha quasi l'impressione che ciò che accade davanti agli occhi dello spettatore non sia la realtà fattuale, ma bensì la favola romanzata di un potere fatto di intrighi, sesso e maschere che ama mettersi in scena per un popolino in cerca di certezze e di verdetti morali. Soap Opera è forse questo, o meglio questo sembra essere l'obiettivo di uno spettacolo e di un testo che vivono di una narrazione a tratti ripetitiva e che non dimostra la lucida analisi chirurgica a cui ci aveva abituato il miglior Cesare Lievi. E allora Soap Opera sembra assomigliare più a un bozzetto che a un lavoro compiuto, a un divertissement che non ha trovato la giusta e attesa incisività per lo spettatore che ama e stima il lavoro del regista e drammaturgo gardesano. Alla fine si ha l'impressione di un teatro d'altri tempi, che ha perso in mordente e in incisività narrativa e d'analisi.
Nicola Arrigoni