di Arthur Schnitzler
traduzione Ippolito Pizzetti
con Stefania Rocca, Franco Castellano
e con la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis*, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Astrid Meloni* e Alessio Bernardi, Leon Kelmendi (*attori ospiti)
regia Franco Però
scene Antonio Fiorentino
costumi Andrea Viotti
luci Pasquale Mari
, musiche Antonio Di Pofi
co
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti e Mittelfest 2015
Prato, Teatro Metastasio dal 26 al 29 novembre 2015
PRATO - L'avversione per il diverso che sovrasta gli affetti familiari, i pregiudizi di ceto e la chiusa morale della borghesia a cavallo fra Ottocento e Novecento, sono al centro di Scandalo, acuto e toccante dramma di Arthur Schnitzler, sinora mai rappresentato in Italia. Lo allestisce con garbo Franco Però, che mantiene integralmente l'eleganza del testo originale, e si avvale della raffinata scenografia di Antonio Fiorentino, che riproduce un elegante interno borghese del primo Novecento,
Fra queste mura si consumano gioie e drammi della famiglia Losatti, buon esempio di una tipica famiglia alto-borghese dell'ultima stagione asburgica, sensibile al censo, e a una certa apparenza di atteggiamenti. A rompere quella che sembra un'indistruttibile armonia familiare, la rivelazione, da parte del figlio Hugo, di avere avuto un figlio da Toni, sua amante da cinque anni, e senza che la i genitori ne fossero a conoscenza. Adesso, in punto di morte dopo una caduta da cavallo, Hugo chiede che i due vengano accolti, come familiari a tutti gli effetti, nella casa dei genitori.
Lo spettacolo è diviso in tre parti che sono altrettante atmosfere, stati d'animo e reazioni agli eventi. L'apertura, è uno spaccato di vita familiare borghese, ammantato di decadente spensieratezza, suggerita dalle pacate confidenze femminili su affetti materni, amori più o meno segreti, preoccupazioni per il futuro dei figli, pettegolezzi. Fondamentale, in queste scene, l'apporto delle attrici, brave nel portare in scena calore e civetteria squisitamente femminili.
Cerniera fra la prima e la seconda parte, la morte di Hugo, preceduta dalla scandalosa rivelazione. E il dolore dei genitori, Betty e Adolf, per la morte del figlio, sembra passare in secondo piano rispetto alla sua relazione clandestina, e alle implicazioni morali che questa comporta. Una parte fondamentale, che però non convince pienamente, in particolare per la poca verve di Franco Castellano, la cui recitazione ci sembra avere accenti ironici fuori atmosfera.
A seguito della morte di Hugo, Toni viene accolta nella casa dei Losatti, ma i genitori non riescono ad accettarla pienamente come una persona di famiglia, sia per la differenza di ceto (provenendo Toni da una famiglia non ricca), sia perché non era sposata con Hugo, pur avendogli dato un figlio. È proprio il piccolo Franz l'unica ragione per la quale si accoglie la donna, poiché lui lo si considera "dello stesso sangue".
Altro punto di rottura, che precede la terza parte, la morte per malattia del piccolo Franz. Cade, allora, anche l'ultimo velo d'ipocrisia in Betty e Adolf, che non trovano ulteriori ragioni per continuare ad ospitare Toni.
A suggerire, anche visivamente, il cambio di atmosfera psicologica, lo sfondo scenico completamente buio, mentre prima la stanza aveva due finestre dalle quali entrava la luce del sole. Le amicizie e le conoscenze dei Losatti si diradano, e l'assenza del piccolo Franz convince ancora di più Betty e Adolf che più niente li lega a Toni. Anche in Scandalo, come in Doppio sogno, è presente il personaggio del medico (sorta di citazione autobiografica, Schnitzler essendo laureato in medicina); qui, anzi, ve ne sono due: il Dottor Bernstein (Riccardo Maranzana), il primo a prestare soccorso a Hugo, e che, senza ipocrisie, lascia intendere che il suo destino è segnato. Di altra levatura il Dottor Schmidt, del quale Adriano Braidotti interpreta senza sbavature l'odiosa figura, chiuso in un rigido conformismo che ne fa uno scialbo borghese (pronto ad aderire a qualsiasi teoria nazionalista che ne riscatti le frustrazioni, sottintende Schnitzler). Sarà lui, fidanzato di Franziska, a suggerire di allontanare Toni, sfruttando la tiepida accoglienza e le riserve di Betty e Adolf.
Punto focale del dramma, è appunto Toni, l'amante di Hugo interpretata da una convincente Astrid Meloni, una donna dolce e sincera, leale verso Hugo prima, e i suoi genitori dopo, sulla quale si accanisce il conformismo borghese, che la marchia di aver tenuta una condotta "immorale".
Alla fine, comprendendo di non essere accettata, e rifiutando coraggiosamente un aiuto in denaro, si allontana dalla casa dei Losatti, forse per suicidarsi. A provare rimorso, sarà soltanto Franziska, che pure l'ha amata fino in fondo, ma non è riuscita a imporsi sui genitori, e sull'ormai ex fidanzato Schmidt.
Schnitzler dipinge un poco lusinghiero ritratto di una borghesia mitteleuropea in piena crisi di vedute, incapace di guardare oltre le mura di casa, e metafora di un'Europa stretta fra nazionalismo e reminiscenze antisemite, che pochi anni più tardi conoscerà la tragedia della Prima Guerra Mondiale. Scandalo è un ritratto sociale a sfondo politico - nella miglior tradizione del teatro quale "specchio della vita" -, steso con l'acutezza e lo stile dello scrittore di talento, quale Schnitzler era, che stigmatizza l'ipocrisia di una società, per evidenziarne la crisi.
Elemento interessante di Scandalo, la pluralità di voci e psicologie femminili: dalla scialba Betty, ben interpretata da Ester Galazzi, alla tiepida Agnes (Federica De Benedittis), personaggi ancora inseriti nella logica di una società patriarcale. Particolarmente intensi i personaggi di Emma e Franziska (rispettivamente Stefania Rocca e Lara Komar, sorta di femministe ante litteram, volitive e anticonformiste, capaci di reggere un confronto verbale con un uomo, e far valere il loro punto di vista. Non basterà la loro forza a salvare Toni, tuttavia già esprimono in nuce una presenza, quella femminile, che nel corso del Novecento farà sentire il suo peso.
Con Scandalo, Schnitzler, leva una voce contro le ipocrisie e le chiusure di ogni epoca.
Niccolò Lucarelli