dal romanzo di Victor Hugo
adattamento teatrale di Luca Doninelli
Regia: Franco Però
Interpreti: Franco Branciaroli, Alessandro Albertin, Silvia Altrui,
Filippo Borghi, Romina Colbasso, Emanuele Fortunati,
Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana,
Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo
Scene: Domenico Franchi
Costumi: Andrea Viotti
Musiche: Antonio Di Pofi
Luci: Cesare Agoni
Produzione: CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro De Gli Incamminati
al Vittorio Emanuele di Messina dall'8 al 10 marzo 2019
Nell'800 in Francia bastava che avessi rubato una baguette di pane per buscarti come niente 4 anni di lavori forzati. Se poi avessi tentato di evadere o di aiutare qualcuno che stava morendo sotto un grosso macigno la pena veniva aumentata di altri 14 anni. Questo è successo a Jean Valjean nel bagno penale di Tolone, il personaggio inventato da Victor Hugo nel suo oceanico romanzo di 1500 pagine I miserabili che molti hanno accarezzato senza averlo mai finito di leggere, adattato adesso per il Teatro da Luca Doninelli, messo in scena da Franco Però e indossato i panni Franco Branciaroli del generoso galeotto Jean Valjean. Del romanzo è stato tratto un film nel 1958 diretto da Jean-Paul Le Chanois con Jean Gabin e la nostra tv italica, con Sandro Bolchi regista, ha realizzato nel 1964 uno sceneggiato in bianco e nero di dieci puntate con Gastone Moschin nel ruolo del protagonista. Adesso, in questi nostri recenti anni farraginosi, complicati, astrusi, dove il grosso pubblico non riesce a raccapezzarsi più, si sente l'esigenza di storie chiare, ben definite in cui il bene e il male sono ben raffigurati senza infingimenti. Ed ecco che le produzioni teatrali sfornano lavori di Dostoevskij, Cechov, Moliere, Camus, Pirandello, naturalmente Shakespeare e i classici greci e così via tragediando. Ed ecco I miserabili di Victor Hugo, che è un grosso romanzo in tutti i sensi e si fa subito il tifo per Jean Valjean che da galeotto diventa un uomo da prendere a modello, dopo che il vescovo Myriel (Alessandro Albertini) lo ha salvato dalla galera donandogli per giunta due candelabri d'argento, oltre l'argenteria che gli aveva rubato, dicendogli che da quel giorno avrebbe dovuto rivolgere la sua vita a fare il bene. Ed è da questo punto che prende avvio lo spettacolo di Però, appassionando chi non ricorda l'opera, abbioccando nel secondo tempo chi rammentava le sue vicissitudini. C'è anche da dire che Luca Doninelli ha fatto un bel lavoro di sintesi, sfuggendogli ben poche cose, riguardanti i personaggi secondari, citati e ricordati comunque per quegli spettatori attenti ai dialoghi dei protagonisti. Su una scena (quella di Domenico Franchi) architettata con alte quinte grigie materiche che spostandosi creano le varie location, sono ben caratterizzati i coniugi Thénardier (Riccardo Maranzana e Maria Grazia Plos), coppia di malvagi locandieri che allevano Cosette (Romina Colbasso) trattandola peggio di una serva, riscattata dietro una grossa somma da Jean Valjean diventando una figlia adottiva. Vedremo più avanti i due coniugi caduti in disgrazia unendosi poi a una banda di criminali e tagliagole parigini, di cui Monsieur Thénardier ne è il capo. Franco Migliaccio è bravo nei panni neri dell'ispettore Javert, irreprensibile tutore della legge, vera spina nel fianco di Jean Valjean, facendo della sua cattura uno scopo di vita, fino al loro drammatico faccia a faccia e il suo suicidio finale. La Fantine di Ester Galazzi la si vede qui sempre a disperarsi in un letto d'ospedale piangendo per la sua figlioletta Cosette affidata ai crudeli coniugi Thenardier, morendo di stenti malgrado gli aiuti di Jean Valjean. Quando il plot si sposta a Parigi incontriamo il Marius di Filippo Borghi, giovane dabbene che odia il nonno per le sue idee monarchiche e che per questo rinuncerà alla rendita familiare andando a vivere in una catapecchia. Marius diventerà amico di Enjolras (Andrea Germani), capo degli studenti rivoluzionari che combattono sulla barricata nel giugno del 1832 contro i soldati di Luigi Filippo, incontrerà Cosette, entrambi s'innamoreranno e infine vivranno insieme con la benedizione di Jean Valjean che morirà vecchio e contento. Fra di loro si è insinuata Éponine dell'esuberante e brava Valentina Violo, figlia maggiore dei Thénardier, innamorata di Marius cui gli salva la vita due volte, prima sviando il padre e la sua banda dall'abitazione di Cosette, poi sacrificandosi al posto suo sulla barricata, lasciandoci la pelle pure il fratellino Gavroche di Silvia Altrui (pure Cosette bambina). Quanto a Franco Branciaroli nel ruolo di Jean Valjean spicca sugli altri per il suo altisonante timbro vocale e perché ogni frammento del racconto si riconduce a lui che gattoneggia spesso senza fare le fuse. Spettacolo molto applaudito dal pubblico del Vittorio Emanuele di Messina, nonostante le tre ore in due tempi con intervallo, che tocca il cuore di tutti per i suoi temi riguardanti la dignità, il dolore, la misericordia, la giustizia, il male, la redenzione. Una domanda finale a Victor Hugo: come ha fatto Jean Valejan a non avere accanto a sé una donna, una compagna d'amare per tutta la vita?
Gigi Giacobbe