di Luigi Capuana
regia Armando Pugliese
Interpreti: Guia Jelo, Angelo Tosto, Riccardo Maria Tarci, Plinio Milazzo
Barbara Giordano, Marcello Montalto, Roberta Rigano,
Giuseppe Schillaci, Lorenza Denaro
Musiche originali eseguite dal vivo da Puccio Castrogiovanni
Costumi e impianto scenico: Dora Argento
Sarte Sorelle Rinaldi
Luci: Sergio Noè
Assistenti: Leandra Gurrieri, Marianna Occhipinti, Enrico Vaccaro
Produzione Teatro della Città- Catania
al Teatro Brancati di Catania dal 28 febbraio al 17 marzo 2019
Furono due siciliani, nell'ultimo trentennio del secolo XIX, a dare vita al movimento del Verismo, ereditato dal Naturalismo francese di Zola. Entrambi della provincia di Catania. Di Mineo Luigi Capuana nato nel 1839, di Vizzini Giovanni Verga nato nel 1840. Una fenomenologia antropologica di natura regionalistica, diffusasi poi in tutto il Paese, ancorata alla tradizione, ai dialetti, al folclore, alle superstizioni, agli ammaliamenti. Come è dato da vedere in Malìa di Capuana, che sta per magaria, messa in scena in modo bislacco da Armando Pugliese nel Teatro Brancati di Catania che ha il merito di proporre spettacoli della tradizione etnea. Occorre dire tuttavia che il lavoro inserito in uno dei cinque volumi del Teatro dialettale siciliano di Capuana, di cui sono stati già rappresentati nello stesso Teatro Lu cavaleri Pidagna, I fratelli Ficicchia, Paraninfu, ha un rilievo minore rispetto ai romanzi come Il marchese di Roccaverdina e Giacinta, quest'ultimo adattato pure per il teatro. In un impianto scenico tutto grigio allestito da Dora Argento, suoi pure i costumi dei tre atti di questa deludente edizione di Malia, recitata da tutto il cast in un dialetto catanese arcaico che andava sottotitolato in lingua, si consuma una tragedia di tipo rusticano. Complice la passione amorosa di Jana per Cola e viceversa che non può concretizzarsi né avere un seguito. La giovane donna, quasi una lupa verghiana, interpretata con toni isterici da Barbara Giordano (figlia della compianta attrice dello stabile catanese Mariella Lo Giudice) pur essendo fidanzata con il Nino di Marcello Montalto, desidera follemente il Cola di Giuseppe Schillaci. Un sentimento che non le è consentito portare avanti, perché il bell'imbusto si è sposato con la sorella Nedda di Roberta Rigano. Sta tutto qui il dramma di Malia. Cui si aggiunge la gelosia di Nino che non capisce perché Jana lo respinga decisamente, strappandogli infine il nome dell'uomo che la insidia e a cui taglierà la gola. Tra di loro s'aggira la zia Pina d'una Guia Jelo, impicciona e ubriacona che duetta con Angelo Tosto venditore di stoffe, santini e crocette, l'unico che riesce a farsi capire, almeno da chi scrive e si fanno notare le presenze di Riccardo Maria Tarci, padre delle due sorelle, il barbiere Plinio Milazzo, il suonatore di fisarmonica Puccio Castrogiovanni e la serva Lorenza Denaro. Una storia di eros e thanatos di fine '800 che può ripetersi anche ai giorni nostri con le medesime motivazioni e con gli stessi impulsi sessuali, dove diavoli e santi si prendono gioco di una società contadina ancora legata ai suoi riti quotidiani. Di Malia è stato girato un film nel 1946 diretto e sceneggiato da Giuseppe Amato, premiato col Nastro d'argento per la musica di Enzo Masetti, con Anna Proclemer nel ruolo di Jana, María Denis era Nedda e Roldano Lupi, Nino, il fidanzato di Jana.
Gigi Giacobbe