di Mario Vargas Llosa
Traduzione Valerio Nardoni edizioni Passigli
Regia Carlo Sciaccaluga
Interpreti: Angelo Tosto (Il duca Ugolino), Roberto Serpi (Giovanni Boccaccio),
Barbara Gallo (Aminta, Contessa di Santa Croce), Valerio Santi (Panfilo), Giorgia Coco (Filomena)
Scene e costumi: Anna Varaldo
Musiche originali: Andrea Nicolini
Produzione: Teatro Stabile di Catania, Teatro Nazionale di Genova
Teatro Verga dal 22 novembre al 4 dicembre 2022
Dall’Edipo di Sofocle al Decamerone di Boccaccio, dai Promessi sposi di Manzoni alla peste di Camus sino a giungere nei recenti anni ai Racconti della peste di Mario Vargas Llosa (Premio Nobel per la letteratura nel 2010), il morbo ha mietuto milioni di vittime, cercando i soloni della materia i rimedi più congeniali. Anche quello di isolarsi in una villa toscana, come hanno fatto i cinque protagonisti delle novelle vargasllosiane, che appaiono come catapultati all’indietro nel secolo XIV, complice la scena di Anna Varaldo somigliante ad una navicella spaziale (composta da una pedana circolare ruotante che proietta in alto il medesimo disegno ricco di led fosforescenti a giro, i cui raggi verso il basso danno l’impressione di chiudere la struttura) con elementi bric-a-brac tutt’intorno, al tempo in cui fra di loro s’aggira lo stesso Boccaccio di Roberto Serpi che invoglia i curiosi viaggiatori ad intrecciare storie fantastiche miste ai sogni, per allontanare almeno mentalmente quanto succede fuori da quelle mura. Lo spettacolo in due tempi, di oltre di oltre due ore, messo in scena da Carlo Sciaccaluga al Teatro Verga di Catania, la prima volta che si rappresenta in Italia, si segue facilmente, forse indugia un po’ troppo nella prima parte, ma poi va spedito per il resto della rappresentazione. Aldo Tosto è il conte Ugolino che fa coppia con l’Aminta di Barbara Gallo, in continuo dissidio perché pur sposati lei rifiuta le avances del marito, salvo alla fine quando lei muore, ma è solo una finta. L’altra coppia è più intrigante perché il Panfilo di Valerio Santi trova nella sorella Filomena di Giorgia Coco un amore incestuoso, oltremodo gratificante. I cinque personaggi, tutti all’altezza dei loro ruoli, allietano sé stessi e la platea intrecciando narrazioni che si seguono con curiosità e divertimento. Rimangano nella memoria L'uomo-veleno e il fanatico, Una storia d'amore, Ingannare la peste con la menzogna, Il racconto più depravato e perverso, ricchi di estro creativo, di buffe fantasie, storie tragiche, d’amore, di violenza, pure di ingenuo erotismo come nell’opera boccaccesca. È chiaro che alla fine i cinque personaggi usciranno indenni da quello spazio, avventurandosi poi in un mondo reale dove la pandemia è finita e si può ricominciare a vivere. Lo spettacolo è stato preceduto da un incontro affollatissimo tra Vargas Llosa e il pubblico, moderato dal direttore artistico del Teatro stabile, Luca De Fusco, regista tra l’altro nel 1994 de La Chunga dello stesso scrittore peruviano, apparso in grande forma, austero e con la schiena dritta, nonostante i suoi 86 anni portati benissimo. «Le storie di Boccaccio – dice Vargas Llosa - trasportano i lettori (e i suoi ascoltatori) in un mondo di fantasia, ma quel mondo è radicato nella realtà dell’esperienza vissuta. Per questo, oltre a far loro condividere un sogno, li formano e insegnano loro a capire meglio il mondo reale, la vita quotidiana, con le sue miserie e le sue grandezze».
Gigi Giacobbe