Stefania Rocca in
LA MADRE DI EVA
dal romanzo di Silvia Ferreri
adattamento e regia di Stefania Rocca
E con Bryan Ceotto / Simon Sisti Ajmone
Musiche Luca Maria Baldini
Produzione Stage Entertainment – Enfi Teatro – Oraone Production
Roma – Teatro Parioli 10-12 maggio 2024
Realizzato più per l’esigenza di far conoscere la storia che per questioni legate alla forma spettacolo. Questo suggerisce, di primo acchito, La madre di Eva, riduzione tratta dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri ad opera di Stefania Rocca nella duplice veste di regista e interprete principale, e di dramaturg. La storia è di quelle che fanno tremare le vene e i polsi di chiunque. Immaginiamo di sapere, fin dalla più tenera età, di essere prigionieri in un corpo che non rispecchia la nostra identità sessuale. Non si tratta solo di pulsioni erotiche, ma di modi di sentire, di prospettive sul mondo e intorno alle persone, di atteggiamenti che modificano – che si sia consapevoli o meno – la realtà a noi circostante. Che possiamo fare? Gridare a chiunque chi siamo veramente. Pretendere che gli altri non solo ci ascoltino e raccolgano il nostro grido di verità, ma che sappiano andare al di là di ogni maschera, di gettare il cuore oltre il velo di comodo dell’apparenza. E se questo non accade? Se proprio coloro che dovrebbero comprenderci di più si mostrano sordi e addirittura ciechi a questo nostro richiamo di verità, che possiamo fare? Nulla di più di quello che fa Eva, personaggio attorno al quale ruota la pièce: diventare Alessandro, l’uomo che ha sempre sentito di essere e che è ora che venga al mondo, anche passando per lo strazio di tormentati e difficili interventi chirurgici e terapie farmacologiche di tipo ormonale. Mettiamoci, ora, dalla parte di una madre che vive tutto questo da anni, che se lo sente sbattuto in faccia ad ogni occasione, che è costretta ad ingoiare silenziosamente gli stupidi – e anche maligni e gretti – giudizi di parenti e figure sociali come gli insegnanti: una madre che deve fare di fronte a tutto ciò? Che deve fare quando sente sua figlia Eva dire che si chiama Alessandro, che tenterà ogni strada per diventare l’uomo che ha sempre sentito di essere, che non si fermerà davanti a nulla, neanche al rischio della morte? Come potrà, questa madre, affrontare sino alla fine una situazione di tal genere? La madre di Eva racconta, rappresentandolo sulle tavole del palco del Parioli, questo dramma. Drammaturgicamente, Stefania Rocca ha adattato il romanzo della Ferreri come un lungo racconto che la madre fa su tutto ciò che è accaduto prima dell’operazione che trasformerà Eva in Alessandro. E, man mano, ecco che avvenimenti e figure del passato prendono corpo. Come se la madre dovesse fare i conti, oltre che con sé stessa e la sua coscienza, con sua figlia e l’incomprensione che si è frapposta nel loro rapporto. L’urgenza del contenuto ha orientato la scelta per una messinscena ricca di flashback, controllata da una narrazione monologante da parte della Rocca che ha recitato in modo sobrio, trattenuto, ma sentito proprio per rendere omaggio al racconto e all’importanza del suo contenuto. Bryan Ceotto è stato un’Eva-Alessandro misurato ed appassionato al contempo, dimostrando – benché giovane – un equilibrio maturo nella recitazione. Pierluigi Pietricola