giovedì, 10 ottobre, 2024
Sei qui: Home / T / TRILOGIA DELL'INDIGNAZIONE - regia Giovanni Meola

TRILOGIA DELL'INDIGNAZIONE - regia Giovanni Meola

"Trilogia dell’indignazione", regia Giovanni Meola "Trilogia dell’indignazione", regia Giovanni Meola

(da Contro il Progresso | Contro l’Amore | Contro la Democrazia)
di Esteve Soler
regia - riduzione – adattamento di Giovanni Meola
con: Roberta Astuti, Vincenzo Coppola, Sara Missaglia e Chiara Vitiello 
scenografia di Flaviano Barbarisi 
costumi di Marina Mango
produzione Virus teatrali
In scena al Piccolo del Bellini di Napoli fino al 30 aprile 2023

www.Sipario.it, 8 maggio 2023

“Nulla è più urgente, contemporaneo e ovvio di un cambiamento inarrestabile”: così è il teatro del drammaturgo catalano Esteve Soler. Nelle sue opere racconta quello che sta cambiando nel nostro mondo e di come, pur compiendosi sotto i nostri occhi, ancora non ne siamo consapevoli. E’ una scrittura la sua, un racconto, che sembra adatto a ogni paese, è uno studio sul contemporaneo che si plasma, si alimenta sotto gli occhi delle persone di tutto il mondo. La Trilogia dell’indignazione di Soler (opera del 2007) in scena al Piccolo del Bellini con la regia, la riduzione e l’adattamento di Giovanni Meola e con Roberta Astuti, Vincenzo Coppola, Sara Missaglia e Chiara Vitiello, mostra questo carattere universale in maniera evidente.
Meola sceglie di mettere in scena un altro drammaturgo per consonanza e vicinanza, ma anche per lontananza di scrittura e quindi per la possibilità che porta con sè il confronto artistico.
I quattro interpreti sono perfetti, capaci di dare vita a 7 brevi atti unici con una maestria unica perché sono chiamati ad essere dentro e fuori il racconto, supportati da gesti ossessivi, da momenti in cui fungono da voci fuori campo e utilizzando una recitazione complessa e variata piena di sfumature, di cambi, di opposti. 
Si tratta di 3 ‘Contro’ (contro l’Amore, il Progresso e la Democrazia) che a prima vista possono essere scollegati ma che invece si fondono mirabilmente. 
Assistiamo, senza dubbio, ad una drammaturgia surreale, nera, ironica, grottesca e disturbante, ma anche piena di pietas, in cui appare, come detto, tutta la trasformazione antropologica, mediatica e geopolitica in corso.
Non facile nemmeno da un punto di vista registico questo spettacolo ideato con costumi e scene che risultano straordinariamente funzionali. Flaviano Barbarisi costruisce delle strutture in ferro all’interno delle quali si muovono i protagonisti; e l’azione si alimenta e si compie  proprio attraverso le aperture e le chiusure delle strutture. Il pubblico quasi non esiste, non è un dialogo quello degli attori, ma nemmeno parlano tra di loro,  sono continuamente impegnati in ‘a parte’, in espressioni incredibili che commentano quello che accade o che rende reale le parole che si raccontano in scena.
I costumi di Marina Mango sono fantastici in tutti i sensi: sembrano tute, ma anche kimoni e ben contribuiscono a creare questa atmosfera surreale e con i loro colori assicurano anche quella luce necessaria al racconto.
Il lavoro sugli attori è stato maniacale, non solo quello registico, ma anche quello che gli attori hanno compito su se stessi; risulta evidente, ad ogni passaggio, la volontà di sposare appieno questa strana atmosfera sospesa tra realtà e surrealtà, tra atmosfera nera e disturbante ed ironia.
Si ride, anche abbastanza, nei primi cinque brevi atti unici, ma negli ultimi due il testo diventa troppo forte, davvero respingente. Forse sarebbe stato meglio inglobare questi due pezzi nel mezzo del racconto per consentire allo spettatore di andare via meno traumatizzato dalle parole. Ma è forse l’unica critica da muovere ad un lavoro curato in tutti gli aspetti che porta in scena  a Napoli, dopo un prologo al Napoli Teatro Festival Italia nel 2018, un drammaturgo di valore mondiale che Meola riesce a rappresentare, aggiungendo molto del suo bagaglio, molto bene.
Certo è un genere che gli spagnoli ed i sud americani conoscono ed apprezzano da anni e che si sta affacciando da noi da poco tempo. Forse ha bisogno ancora di tempo per essere interiorizzato nei nostri circuiti, ma vedere in scena degli attori con originalità e bravura ad un tempo, è davvero un gran bello spettacolo.

Roberta D’Agostino

Ultima modifica il Giovedì, 18 Maggio 2023 18:50

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.