di Will Eno, traduzione di Noemi Abe
regia di Elio Germano in collaborazione con Silvio Peroni
con Elio Germano
produzione di Bam Teatro e Pierfrancesco Pisani
al Comunale di Casalmaggiore, 7 gennaio 2012
Ha una faccia che tira gli schiaffi, la supponenza di certi trentenni che sembrano sapere tutto e alla fine si nascondono semplicemente dietro le parole per non svelare la loro debolezza. Questo è Thom Pain o forse è Elio Germano, completo nero, occhiali da intellettuale un po' nerds, improbabile acconciatura da bravo ragazzo. Una sedia, e nient'altro se non il racconto di qualcosa che accade, o meglio sarebbe dire non accade, qualcosa che potrebbe essere stato, un amore più sognato che reale, i sogni di un bambino che voleva essere Tex Willer, il vomitare convulso di quel bambino ormai maturo che cerca le parole e il senso della vita nel suo dizionario. Questo è Thom Pain (basato sul niente) di Will Eno, monologo che toglie il respiro e diverte in cui Elio Germano, faccia da bravo ragazzo, faccia da presa per i fondelli incarna il senso di vuoto di una generazione, o meglio di un mondo che si rispecchia in platea. Dopotutto è lo stesso Thom Pain a suggerire al pubblico cosa dire una volta che tornerà a casa: «Sono stato a vedere uno che ce la stava mettendo tutta». Il mettercela tutta riguarda lo sforzo di vivere, di trovare un senso all'esistenza, all'amore che fugge, al lasciarsi prima ancora di essersi conosciuti, alla necessità di esorcizzare la 'paura', vocabolo senza definizione, di dare sfogo al desiderio di autolesionismo masochista che alla fine fa dire al nostro protagonista: «Non è fantastico, essere vivi?». Quello strano uomo che emerge dal buio si interroga e chiede la complicità del pubblico, sembra pronto a raccontare una storia, forse la sua storia poi si perde via, sopraffatto dalle parole, soffocato dal vuoto. Non appena sembra svelare qualcosa di sé o forse della verità della vita, si tira indietro, usa la lama del cinismo e dell'ironia, in fuga perenne da una possibile presa di posizione, da una possibile verità, infrequentabile, inammissibile. In Thom Pain (basato sul niente) si tenta la lotteria della vita, si fanno i giochi di prestigio per rendere magico un vivere che se va bene è banale e che per non soffrire può essere semplicemente liquidato con un Boh! In tutto ciò Elio Germano è credibile, a tratti urtante per la sua naturalezza, lo è nel momento in cui coinvolge uno degli spettatori, lo è mentre gira in platea minacciando che la finzione del teatro finisca col collimare con la verità di chi sta in teatro, o forse è il contrario... Alla fine il pubblico divertito e sorpreso applaude e se ne va a casa con la sensazione di aver visto uno che ce l'ha messa tutta a tirar fuori della finzione del teatro la nostra condizione di uomini soli e in cerca di una ragione per cui vivere e sopportare quel cavallo morto che è la vita.
Nicola Arrigoni