di Stefano Benni
regia Franco Giorgio
con Giovanni Arezzo
musiche dal vivo Maurizio Diara
costumi Silvana Licitra
scenografia e decorazioni Daniela Antoci
luci e fonica Peppe Santacroce Service
Sicilia, 2009
Tre sono le storie raccontate in una scenografia sobria ed essenziale, che mette in risalto la tragedia dell’epoca moderna: il malessere dell’uomo di oggi dal punto di vista esistenziale.
Tutte e tre le storie corteggiano amorosamente la morte con una visione trascendente: Dio è vissuto con fattezze umane e vicino ai bisogni e alle esigenze degli uomini.
Amore e morte si alternano ne “Il sogno del muratore”, “Onehand Jack” e “Il Dottor Divago” in un gioco di ironia e grottesco.
Emozioni, sentimenti e pensieri sono il risultato del gioco teatrale, da cui scaturisce un coinvolgimento del pubblico che si sente proiettato nelle storie medesime.
Il microcosmo raccontato ci incute malinconia e sorriso e ci fa riflettere sul significato della vita.
Le tre storie ci portano sul filo del sogno e della speranza.
Il muratore vorrebbe costruire case con vere persone e invece è costretto a costruire palazzi fatiscenti: vorrebbe comportamenti umani ed è costretto a sopportare lo sfruttamento, ma sogna un aldilà da eden perenne.
Onehand Jack con una mano sola riuscirà a suonare il contrabbasso e si innamora: riuscirà a sconfiggere la malavita e ad avere un’esistenza idilliaca.
Una storia d’amore tragica porta il dottor Divago alla morte fisica ma non spirituale.
Questi tre racconti ben amalgamati sono ben interpretati da un attore, Giovanni Arezzo, che riesce a comunicare la tristezza, la crudeltà, la malinconia della vita che è percorsa da ognuno di noi nella prospettiva di una morte che non viene vissuta come tragedia ma come speranza.
Le tre storie sono accompagnate da brani jazz suonati con la chitarra da Maurizio Diara , che coinvolge e fa rivivere emozioni e atmosfere, da quelle giornaliere del muratore, a quelle dei bassifondi americani di Onehand Jack, a quelle esistenziali del Dottor Divago, segnato dallo sfortunato destino di saltare da un discorso ad un altro e dalla sconfinata solitudine.
Rosanna Bocchieri