di Luigi Pirandello
Regia Nicola Alberto Orofino
Scene e costumi di Vincenzo La Mendola
Rielaborazioni musicali e soundtrack live: Giorgia Faraone
Assistente alla regia: Gabriella Caltabiano
Luci: Simone Raimondo
Personaggi e Interpreti: Miko Magistro (Dottor Ninkfuss), Giovanni Arezzo (Rico Verri - Il Primo Attore),
Barbara Gallo (Ignazia - L’attrice Caratterista), Luca Fiorino (Sampognetta - Il Vecchio Attore Brillante),
Egle Doria (Mommina - La Prima Attrice), Lucia Portale (Totina), Anita Indigeno (Dorina), Eleonora Sicurella (Nenè),
Vincenzo Ricca (Sarelli), Daniele Bruno (Pomarici), Alberto Abbadessa (Nardi - Il Terzo Ufficiale), Luigi Nicotra (Mangini- Avventore 1),
Alessandro Chiaramonte (Pometti – Avventore 2), Giorgia Faraone (La chanteuse), Luigi Nicotra (Avventore 1),
Alessandro Chiaramonte (Avventore 2), Carmelo Incardona (Carmelo), Amedeo Amoroso (Amedeo),
Grazia Cassetti (Grazia), Chiara Di Gregorio (Chiara), Iris Concetta Lombardo (Iris).
Arianna Garaffa e Marina Doria (Le due bambine)
Produzione: Associazione Città Teatro- Catania
PiccoloTeatro della Città dal 4 al 13 aprile 2024
Questa sera si recita a soggetto è il terzo dei testi di Pirandello (assieme ai Sei personaggi e Ciascuno a suo modo) dedicati al tema del “Teatro nel Teatro”, forse il più ostico dei tre da mettere in scena, per come è congegnato e per la sua rivoluzionaria struttura che risente di ciò che avveniva alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso in Germania e in Italia con la Bauhaus di Gropius e col Futurismo di Marinetti. Un dramma che in sintesi è la rivolta di un gruppo di attori che si ribella all’autore e pure al regista Hinkfuss, del sempre carismatico Miko Magistro, che ad un tratto viene portato a spalla e letteralmente buttato fuori dallo spazio semilunare del Piccolo Teatro di Catania. Si è impegnato parecchio il regista Nicola Alberto Orofino a coordinare entrate e uscite dei 19 protagonisti, alcuni in mezzo al pubblico, più due bambine (figlie di Mommina) che apparivano sul finire dietro una finestrella sbiadita, a cercare di rendere gradevole uno spettacolo d’un solo tempo di quasi due ore e mezza, certamente interessante ma impegnativo da seguire, sia pure inframmezzato da curiose coreografie che ricordavano alcune processioni delle feste religiose in Sicilia del Venerdì Santo e dove costantemente dietro un velatino appariva la chanteuse Giorgia Faraone con i suoi sound malinconici e sensuali. All’inizio il pubblico è quasi attonito nel vedere alcuni attori in mezzo a loro rivolgersi al regista Hinkfuss con toni alti quasi con fare litigioso. Il motivo della querelle riguarda la messa in scena d’una novella di Pirandello titolata Leonora, addio!, che secondo il regista dovrà essere rappresentata a soggetto, non imparando a memoria il copione fornito dal capocomico, ma creando loro le battute. L’idea di Hinkfuss, d’origine tedesca, è quella di spezzettare il racconto in precisi quadri e scene di gusto spettacolare e formale, diluendo l'intensità dei sentimenti, ben presenti nel dramma, riguardanti una passione forte ed intensa come la gelosia. Tutti gli attori si ribellano a queste direttive, reclamando la libertà d’interpretare i loro ruoli con spontaneità di sentimenti, un modo per evidenziare il loro estro e il loro talento teatrale. Ed è a questo punto che un gruppo di figuranti butterà fuori il regista e prenderà vita l’idea del “Teatro nel Teatro”, con un utilizzo migliore delle sedici poltrone rosse disposte su due file, situate giusto di fronte alla tribunetta degli spettatori. Certamente una vittoria degli attori che inizieranno la rappresentazione del lavoro incentrato sulla gelosia di Rico Verri (il giovane Giovanni Arezzo gli conferisce giusti toni senza tante smancerie) per la moglie Mommina, colei che Egle Doria interpreta con molto trasporto, ricevendo applausi per il suo monologo finale che prende avvio da quel «Figlie mie che cosa vi tocca di vedere…». In evidenza il Sampognetta di Luca Fiorino ad un tratto imbrattato di sangue e l’Ignazia di Barbara Gallo, pure attrice caratterista. Va pure detto che qui la Totina di Lucia Portale è una cantante lirica, pure sorella di Mommina, che dovrà interpretare nel Teatro del paese Il Trovatore di Verdi, dove, come si ricorderà, è inserita l’aria Leonora addio, che Mommina conosce bene perché le ricorda la sua giovinezza e perché le capita di raccontarla alle sue due bambine ed è talmente intenso questo ricordo che la donna stramazza a terra come morta, sopraffatta dalla sua interpretazione. A questo punto ricompare Hinkfuss che si precipita a dire agli spettatori che l’inatteso colpo di scena dimostra che è giusta la sua concezione di spettacolo e che quello che succede sulla scena deve essere solo finzione. Gigi Giacobbe