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THE WINTER'S TALE - regia Declan Donnellan

"The Winter's tale", regia Declan Donnellan "The Winter's tale", regia Declan Donnellan

(Il racconto d'inverno)
di William Shakespeare

regia: Declan Donnellan
con
Leonte: Orlando James
Polissene: Edward Sayer
Ermione, Dorca: Natalie Radmall-Quirke
Perdita: Eleanor McLoughlin
Paulina, Mopsa: Joy Richardson
Emilia, Tempo: Grace Andrews
Camillo: Abubakar Salim
Autolico: Ryan Donaldson
Florizel: Chris Gordon
vecchio pastore, Antigono: Peter Moreton
giovane pastore: Sam McArdle
Cleomene: Joseph Black
Dione, coordinatore musica dal vivo: Guy Hughes
Mamillio: Tom Cawte
scene: Nick Ormerod
luci: Judith Greenwood
musiche: Paddy Cunneen
produzione: Cheek by Jowl in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa, Barbican Theatre London, Les Gémeaux/Sceaux/Scène Nationale, Grand Théâtre de Luxembourg, Chicago Shakespeare Theater, Centro Dramático Nacional Madrid (INAEM), in collaborazione con Shakespeare Lives, British Council, GREAT Campaign
Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 17 al 21 febbraio 2016
Spettacolo in inglese con sovratitoli in italiano

www.Sipario.it, 20 febbraio 2016
www.Sipario.it, 23 febbraio 2016

Una storia che si svolge nell'arco di sedici anni, una vicenda che spazia dalla Sicilia alla Boemia con re gelosi, regine condannate alla morte, figlie disconosciute e poi ritrovate: tutto questo e di più è Racconto d'Inverno. A fronte di una vicenda magmatica che scaturisce dalla gelosia paranoica – diremmo oggi – di Leonte, re di Sicilia (Orlando James), che accusa la moglie Ermione (Natalie Radmall-Quirke) di avere una relazione con il fraterno amico d'infanzia Polissene (Edward Sayer), Declan Donnellan restituisce gli intrecci romanzeschi del testo shakespeariano con una adamantina leggibilità. Il regista si era già misurato con Cymbeline nella stagione 2009/2010, sempre al Piccolo Teatro, dimostrando una particolare predilezione per la fase tarda di produzione del Bardo in cui il gioco dell'intreccio e il fascino della magia sono un tutt'uno e trovano nella Tempesta il suo capolavoro e testamento.
Fatta questa precisazione, tutto in questo squillante, fresco, energetico e poetico Racconto d'Inverno è affidato alla forza della recitazione degli attori e a un ritmo scenico e coreografico che con estrema chiarezza scioglie i nodi della vicenda, scandisce le varie scene del testo shakespeariano con poetica e fluida avvincente naturalezza. Un cassone bianco che diviene bara o casa del pastore che accoglierà la figlia rifiutata da Leonte, due casse che divengono scranni e pulpito da cui si pronuncia la condanna di Ermione: bastano questi pochi elementi e – lo si ripete – la forza espressiva degli attori, nonché la bellezza pittorica delle luci a fare di Racconto d'Inverno uno spettacolo di raro fascino, elegante e raffinato, ma soprattutto capace di restituire allo spettatore il piacere di farsi raccontare una storia che per quanto 'incredibile' è vera e credibile proprio grazie a coloro che l'agiscono in scena.
Donnellan costruisce un lavoro in cui l'essenzialità e il rigore sono al servizio del plot: non un accento fuori tono, non un gesto di troppo, le lacrime di Natalie Radmall-Quirke sono lacrime vere, la folle gelosia del re di Sicilia e la disperazione per la morte del figlio prima e il creduto decesso della consorte poi sono in Orlando James verità emozionale, così come la dedizione di Camillo in fuga dalla follia del suo re ha in Abubakar Salim una eleganza e una determinazione uniche. Nel Racconto d'Inverno succede di tutto: la figlia (Eleanor McLoughlin), disconosciuta è allevata in Boezia e finirà col sedurre il figlio (Chris Gordon) del re di quel paese lontano e freddo, fuggito dalla folle gelosia dell'amico regale di Trinacria. In Racconto d'Inverno la morte stessa può essere sconfitta dopo il pentimento per i peccati commessi. E' quanto accade davanti alla statua di Ermione, in realtà la regina stessa sottratta alla morte per un incantesimo, tenuto nascosto da Paolina, regale fattucchiera di colore, interpretata da Joy Richardson. L'intero cast di attori vive di una energica e coesa unità di respiro. Il quadro del processo a Ermione con le immagini riprese dal basso degli imputati, la festa nel bosco fra atmosfere hippy, piuttosto che il rito finale in cui tutti i protagonisti di quel racconto d'inverso si riuniscono per assistere stupefatti alla resurrezione di Ermione sono i tasselli di uno spettacolo che sa portare via con sé lo spettatore, immergerlo in un mondo favoloso e terribile in cui tutto è possibile: anche credere che una statua possa prender vita. Indimenticabile.

Nicola Arrigoni

Opera singolare The Winter's Tale (Il racconto d'inverno) - tra le sei note con il nome di Romance che mescolano tragedia e commedia con un mix di peripezie, agnizioni, episodi magico-soprannaturali... - scritta tra il 1610 e il 1611, quindi nell'età della maturità da William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 1564 – 1616), è tra le maggiori uscite dalla penna del Bardo.
Sua peculiarità è la non considerazione delle regole tradizionali di unità di tempo, azione e luogo svolgendosi in un arco di circa sedici anni con numerose vicende che partono dalla tragedia, si evolvono in rappresentazione pastorale e terminano in una ritrovata tranquillità dello spirito per Cleonte, re di Sicilia, dopo un'espiazione dolorosamente sofferta delle proprie insane colpe causate da un'immotivata, improvvisa, cieca, ossessiva e devastante gelosia nata in una Sicilia innevata (e fin qua nulla di strano visto che sull'Etna ai nostri giorni si scia persino) e propagatasi fino a una Boemia toccata dal mare....

Tale affascinante lavoro è stato scelto dal grande regista Declan Donnellan - cofondatore nel 1981 insieme allo scenografo e collaboratore Nick Ormerod della Compagnia Cheek by Jowl (da dieci anni associata al Barbican) - per celebrare Shakespeare (autore da lui prediletto) nella stagione 2016 in occasione del quattrocentesimo della sua scomparsa. L'allestimento realizzato ha colpito il pubblico italiano, cui è presentato in prima nazionale, per la freschezza dell'adattamento teatrale e la grande bravura dei quattordici giovani attori inglesi impegnati anima e in particolare corpo nel raccontare con briosa intensità vicende drammatiche e dolenti per il protagonista e per tutti coloro che si rapportano con lui.

Forse sta proprio nella vitale dinamicità dei corpi oltreché nell'interesse per un testo per sua natura molto vario l'avere tanto coinvolto gli spettatori entusiasti e generalmente molto soddisfatti delle circa tre ore di spettacolo che non ha ingenerato né noia, né abbiocchi, né repentine chiusure di palpebre, ma con la sua vivacità abilmente trasmessa dal regista ai veramente validi e ben coesi attori ha tenuto desta l'attenzione tanto che in platea non si è sentita volare una mosca e quasi nessun cellulare ha dato segni di vita.

Né sono risultati stridenti l'abbigliamento odierno di tutti gli attori quasi a dare il segno dell'eternità delle follie umane e la festa pastorale con Autolico, ladruncolo vagabondo e imbroglione pronto a gabbare i polli più sprovveduti, in veste di cantante odierno anche perché il testo è rispettato e si tratta di un lavoro pregno di tematiche di un'attualità sconvolgente e con una sorta di riscossa delle figure femminili tutte di grande dignità e forza rispetto a quelle maschili più canne al vento e generalmente soggette al potere e ai suoi capricci: portaborse e galoppini di un passato che è un triste e diffusissimo presente.

Un equilibrato, coinvolgente e raffinato teatro - semplice perché frutto di grande competenza, ma soprattutto di volontà di comunicare - che si vorrebbe vedere più spesso perché di notevole soddisfazione.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Venerdì, 26 Febbraio 2016 22:06

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