con Pamela Villoresi
Provincia Veneta - Ordine dei Carmelitani Scalzi
scrittura Michele Di Martino
consulenza fonti Antonio Maria Sicari e Fabio Silvestri
musiche originali Luciano Vavolo
voce e canto Fabrizio Checcacci Alessia Spinelli Maurizio Panici
impianto scenico Carlo Bernardini | costumi Lucia Mariani
disegni Laura Riccioli | elaborazioni grafiche visuali Andrea Giansanti
regia Maurizio Panici
Roma, Palazzo della Cancelleria dal 31 marzo al 12 aprile 2015
La storia di Teresa di Gesù, o d'Avila, ci viene raccontata nella messa in scena di Maurizio Panici, al Palazzo della Cancelleria, luogo dei tribunali della Santa Sede. A Roma, fino al 12 Aprile.
Autore del testo, lo scrittore Michele di Martino che ripercorre la storia di Teresa ispirandosi agli scritti di lei, in particolare "La Vita e Il castello interiore".
Lo spettacolo cade nel quinto centenario dalla nascita della Santa, ed è l'approdo di decenni di ricerche, viaggi, incontri nei quali Pamela Villoresi, sulla scena interprete di Teresa d'Avila, si è spesa per studiarne il profilo.
Corre a questo punto l'obbligo di una annotazione protocollare: nel 1970 Teresa d'Avila fu nientemeno proclamata dottore della Chiesa. Prima donna ad avere questo altisonante titolo.
La Villoresi esalta il testo e lo 'musica': con arte nella voce e arte nelle mani.
In scena, Alessia Spinelli e Fabrizio Checcacci interpretano personaggi che Teresa ha incontrato nel suo percorso di riforma dell'Ordine dei Carmelitani.
Donna dal carattere impulsivo e generoso, Santa Teresa aveva il dono di mettersi in relazione profonda con gli altri, in legami avvincenti, devozioni assolute, slanci estatici.
La scena, mai edulcorata, restituisce il profilo di una donna per niente inaccessibile. Una Santa umanissima che pure sbagliava, non finiva mai di cercare, non si stancava di resistere.
L'interpretazione della Villoresi e la scena di Carlo Bernardini cancellano, per qualche momento, l' Aula Magna che ci ospita, accompagnandoci in tanti luoghi dell'anima e del corpo.
Nell'Autobiografia, Teresa conclude con queste parole: 'Essendo così lontana dal mondo e in compagnia così piccola e santa, vedo ogni cosa come da un'altura, per cui poco mi curo di ciò che si dica o si sappia di me. Più che delle chiacchiere a mio riguardo mi interesso di ogni più piccolo progresso che un'anima possa fare... La vita mi è divenuta come una specie di sogno, e sogno mi sembra tutto quello che io vedo. Non sento più né grandi gioie, né grandi afflizioni. E se talvolta ne provo ancora, è solo per poco tempo, tanto da meravigliarmene io stessa, rimanendomene poi con l'impressione come di una cosa sognata.'
Si lascia il Palazzo della Cancelleria con il desiderio di conoscere ancora questa figura di così profonda spiritualità.
Ele Ritrovato