a.ArtistiAssociati / Pigra
Veronica Pivetti
commedia con musiche liberamente ispirata
all'omonimo film di Reinhold Schünzel
versione originale Giovanna Gra
regia Emanuele Gamba
con Giorgio Borghetti, Yari Gugliucci
e con Pia Engleberth, Roberta Cartocci, Nicola Sorrenti
scene Alessandro Chiti
costumi Valter Azzini
luci Alessandro Verazzi
musiche originali e arrangiamenti Maurizio Abeni
Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman dal 5 al 17 febbraio 2019
Germania: Repubblica di Weimar. Sono gli ultimi anni di libertà. Di lì a qualche tempo, il nazionalsocialismo di Hitler avrebbe preso il potere e stretto tutti sotto una morsa di terrore. In questo clima di miseria sociale e splendore per le arti, è ambientato Viktor und Viktoria. Uno spettacolo delizioso, fresco, che non ha tempi morti e che procede in modo leggero mostrando quanto sia difficile – per un artista – cercare di mantenere la propria indipendenza, anche quando converrebbe piegarsi a dinamiche politiche e ideologiche poco edificanti.
Al centro vi è la vicenda di Susanne, un'attrice squattrinata che dalla provincia della Germania giunge a Berlino con la speranza di trovare una scrittura in un teatro importante. Ogni tentativo risulterà vano, fino a quando incontrerà Vito, un emigrante napoletano, che le darà un'idea: travestirsi da uomo per vestire, a sua volta, i panni di una donna. Il gioco affascina da subito una ricca impresaria, la baronessa Ellinor Von Punkertin, che decide di fare di questo numero uno spettacolo da portare in giro per l'Europa e che otterrà successi ovunque. Quando Viktor-Susanne incontrerà l'amore – corrisposto – del conte Frederich Von Stein, deciderà di finirla di essere ciò che non è, e abbandonerà la finzione per uscire allo scoperto. Anche perché le idee naziste sugli omosessuali e coloro che vi hanno a che fare, non promettono nulla di buono e stanno via via attecchendo sugli animi della popolazione.
Prendendo spunto dal celebre Eden Teatro di Raffaele Viviani, l'autrice Giovanna Gra, pur mantenendo gli splendori degli spettacoli di varietà che – a tratti – possono ricordare le estrosità, i brii e le trovate del cabaret di Karl Valentin, ha condotto una riflessione sull'eterno tema "arte vs potere": chi dei due piegherà l'altro? Potrà mai la poesia essere soggetta al potente di turno così da rispettare i canoni dettati da un regime totalitario?
La risposta implicita è, ovviamente, no: l'arte è sempre e solo figlia di un atto libero, assoluto, di una scelta individuale e mai di massa. Il punto è: fino a quando sarà possibile esercitare questo diritto della libertà creativa? Come difenderlo? Con quali mezzi?
Veronica Pivetti (Susanne-Viktor) e Giorgio Borghetti (Frederich Von Stein) hanno dato vita ai rispettivi ruoli in modo scanzonato ma preciso e metodico al contempo, ben accordandosi fra loro sia nella mimica che nelle battute. La recitazione di entrambi è leggera, spontanea, mai effettata, come si conviene ad un lavoro consimile. I due attori, volutamente s'è indotti a credere, hanno preferito non approfondire il dramma lacerante che alberga nell'animo dei loro personaggi: quello dell'identità. È possibile definire, una volta per tutte, gli individui e fissarli in una parte vita natural durante? Oppure è saggio assecondare i mutamenti che via via si presentano?
La risposta è nella canzoncina su cui cala il sipario di questo gustoso e gaio spettacolo: colora lo scenario in modo diverso, e la vita cambierà.
Pierluigi Pietricola