domenica, 08 settembre, 2024
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OTELLO - regia Emanuele Gamba

“Otello", regia Emanuele Gamba “Otello", regia Emanuele Gamba

di William Shakespeare
Traduzione e adattamento Francesco Niccolini
Regia Emanuele Gamba
Assistente alla regia Alessandra Panzone 
Con Giuseppe Cederna, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Lucia Socci, Lorenzo Carmagnini, Riccardo Naldini, Elisa Proietti 
Direzione tecnica Lorenzo Galletti
Costumi Susanna Fabbrini
Luci Samuele Batistoni
Fonico Nicolò Bruni
Produzione Arca Azzurra Mic, Regione Toscana, Comune San Casciano Val di Pesa
Borgio Verezzi, piazza Sant’Agostino, 13 luglio 2024 

www.Sipario.it, 14 luglio 2024

La LVIII edizione del Festival teatrale di Borgio Verezzi ospita un’altra prima nazionale, Otello di Shakespeare ed è l’ennesima dimostrazione di come il teatro del Bardo possa essere rivisitato e offrire, se affrontato con intelligenza, risultati sempre sorprendenti. Ed è il caso di questo adattamento e traduzione della “tragedia della gelosia” per antonomasia, realizzata da Francesco Niccolini che, di concerto con la regia di Emanuele Gamba, presentano una versione asciutta e coraggiosa dell’Otello. Lo spunto iniziale è offerto da Capriccio italiano (1968), sei brevi film di altrettanti registi, in particolare l’episodio girato da Pasolini dal titolo Che cosa sono le nuvole: geniale trasposizione dell’Otello, con Totò e Ninetto Davoli nel ruoli, rispettivamente, di Jago e del Moro. Una compagnia di attori adusi a calcare le scene ormai senza troppo entusiasmo ed un capocomico/regista, Jago, che valuta i nuovi attori e li confronta con quelli degli allestimenti precedenti: «Abbiamo avuto una Desdemona più giovane…; un Otello più scuro…». Insomma il “dramma della gelosia”, per rimanere nei riferimenti cinematografici, è costante e questa è solo una delle tante volte in cui si esso ripropone. E tuttavia, in un’inquietante battura metateatrale di Jago, pronunciata poco prima del tragico epilogo, egli sostiene che recita la sua parte ogni volta in modo migliore: un triste e squallido reiterarsi della violenza sulle donne scaturita da stupida e cieca gelosia; ma anche un mondo esemplato da una compagnia di marionette, di uomini e donne agghindati con orpelli, seni in silicone e trucco pesante guidati con mano sicura da un regista del Male, un incantatore dell’anime che, come il “monnezzaro” Modugno nel film di Pasolini, porta l’umanità verso una discarica di sentimenti e azioni abbiette. Tutto, in questo adattamento, gira intorno al tema della guerra e della lussuria (sembra quasi di udire le parole di Tersite nel Troilo e Cressida, al termine di V, 2: «Lussuria, lussuria! Sempre guerra e lussuria! Non c’è altro che sia tanto di moda»). Tutti i personaggi sono implicati nella guerra e tutti sono in preda a sentimenti lussuriosi, con uno Jago che sembra quasi divertirsi a disturbare gli amplessi di Otello e a procrastinare all’infinito quelli di Roderigo. Jago non tollera la felicità di chi gli sta attorno e gode nel vedere il mondo precipitare verso l’inferno: momento emblematico è la danza tra lui e il Moro sulle note di Cheek to cheek (celeberrima canzone di Irving Berlin): insinuato il germe della gelosia nella mente di Otello, abbracciato al Moro, Jago canta: «Haeven, I’m in heaven…». Come un dio del Male alla fine Jago non rivela i motivi che hanno diretto le sue terribili macchinazioni: un vero dio si nasconde allo sguardo dell’uomo, che non può fare altro che subire un reiterato destino di follia e di morte.

La messa in scena ci è parsa condotta con mano felice da Emanuele Gamba che ha reso persuasivo un adattamento audace quale quello di Niccolini; un apprezzamento per le musiche che hanno sottolineato i momenti di maggior tensione e quelli connotati da ironia. Scene e costumi essenziali ma suggestivi, con alcune trovate efficaci come la scena della tempesta che affonda la flotta dei Turchi resa con l’uso di barchette di carta e luci intermittenti. Molto buona l’interpretazione di Giuseppe Cederna nella parte di Jago, meno convincente, a tratti, la recitazione dei comprimari. I costumi semplici ma funzionali alla messa in scena, le luci e le scene hanno evidenziato un’ambientazione cupa e angosciosa specchio dell’anima nera del villain Jago. Al termine, applausi convinti hanno premiato questo allestimento originale del dramma shakespeariano. 

Mauro Canova

Ultima modifica il Venerdì, 19 Luglio 2024 12:02

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