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LA VITA AL CONTRARIO - regia Ferdinando Ceriani

Giorgio Lupano e Elisabetta Dugatto in "La vita al contrario", regia Ferdinando Ceriani Giorgio Lupano e Elisabetta Dugatto in "La vita al contrario", regia Ferdinando Ceriani

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON
di Francis Scott Fitzgerald
Elaborazione teatrale: Pino Tierno
Regia: Ferdinando Ceriani
Interpreti: Giorgio Lupano e Elisabetta Dugatti
Ideazione scenica: Lorenzo Cutulli
Colonna sonora : Giovanna Famulari e Riccardo Eberpacher
Costumi: Laura dè Navasques/ costumEpoque
Foto: Franco Oberto
Produzione a. ArtistiAssociati.
Borgio Verezzi 24 luglio 2022

www.Sipario.it, 23 luglio 2022

In occasione del centenario dell’uscita de Il curioso caso di Benjamin Button di Francis Scott Fitzgerald (1896-1940), viene messo in scena questo atto unico, fine versione teatrale del racconto dello scrittore statunitense, noto per avere pubblicato nel 1925 Il grande Gatsby. Nell’ora e dieci minuti dello spettacolo l’attore Giorgio Lupano (classe 1969), coadiuvato da Elisabetta Dugatto, dà anima e corpo alla storia onirica e suggestiva dell’uomo nato anziano che ha la singolare sorte di vivere la propria esistenza all’incontrario. Nel testo di partenza e nello spettacolo è offerto il ritratto di un uomo in controluce che sembra essere sul punto di partire verso un fascio luminoso che già in parte lo sta avvolgendo. Stranamente esita quando sente il rumore delle lancetta di un orologio che scandisce il veloce trascorrere del tempo. Quasi per sfuggire al proprio destino si presenta sul proscenio con una grande valigia in cui sono conservati i ricordi della sua vita. Le particolari temporalità di cui si parla sembrano riunirsi e coincidere in un unico punto, ossia nella parola scritta sui fogli del suo diario. Lupano, diplomato alla scuola dello Stabile di Torino con Luca Ronconi, da un trentennio lavora al cinema, a teatro e in televisione. Al Festival l'attore si presenta per la quarta volta dopo Figli di un Dio minore, Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatore e Tre uomini e una culla. Con grande bravuro Lupano interpreta nello spettacolo di questa sera la parte di Giovanni Cotone, nato anziano e morto bambino. Così ha inizio la felice trasposizione di The curious case of Benjamin Button, uscito nel 1922 nel volume Racconti dell’età del jazz. Il copione si interroga sul significato della vita, sulla sua imprevedibilità e sull’ineluttabilità della morte. A quanto dice l'attore, “Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse”. Il protagonista apre la valigia e ne tira fuori una vecchia cartella piena di fogli che egli lascia cadere uno a uno sul palco. Su quelle pagine è narrata la sua incredibile vita. Squarzina avrebbe definito lo spettacolo un esempio di drammaturgia derivata. Nato all’età di ottant'anni in un corpo di bambino, il protagonista vive solamente nell’aspetto una vita al contrario. Vittima di una linearità spazio-temporale sfalsata, Giovanni affronta l’infanzia come se fosse un anziano e la vecchiaia come se fosse un bambino. Il personaggio, interpretato con maestria da Lupano, è capace di raccontare la sua drammatica esistenza con leggerezza e ironia. Non a caso Giovanni così si rivolge alla platea: “Tutti hanno una vita speciale a modo loro, tutti sono qualcosa che nessun altro è, né sarà mai. Perciò io non credo che la mia storia sia più speciale di quella che vive o ha vissuto ognuno di voi. In fondo, siamo tutti fatti di carne e di sangue, e anche se capita di arrivarci per strade diverse, la destinazione resta la stessa. Quello che conta è ciò che succede prima di arrivarci e, se è vero che la memoria dà l’immortalità, oggi voglio raccontarvi la mia storia, per cercare di eludere la tappa d’arrivo, per lo meno nel vostro ricordo”. Nel bell’adattamento, Pino Tierno rimane sostanzialmente fedele all' originale servendosi con abilità della voce narrante del protagonista, proprio come aveva fatto Fitzgerald. Nel monologo a più voci Giovanni racconta la sua storia prima di cadere in un eterno presente, quello dei neonati che non hanno la percezione del passare del tempo. Tierno ha italianizzato la storia riportandola ad avvenimenti che hanno riguardato il nostro Paese dall’Unità fino ai primi anni Sessanta, caratterizzati dal boom economico. La messa in scena è accompagnata dai suoni e dalle melodie che caratterizzano quell’arco di tempo. Nell'allestimento, che dà ampio spazio all’immaginazione del pubblico, Lupano in scena dall' inizio alla fine vive una fantastica avventura che fa ripercorrere agli spettatori una lunga parte della storia del nostro paese. Come attestano i calorosi applausi l'attore interpreta con bravura molti personaggi (i propri genitori, l'ufficiale padre della amata moglie Bettina e numerosi altri, maschili e femminili) in un gioco interpretativo che tocca varie corde: il comico, il grottesco e il drammatico. Una figura femminile, resa da Elisabetta Dugatto. accompagna con eleganti movimenti di danza alcuni momenti dell'esistenza del protagonista, assumendo dapprima le sembianze dell’infermiera che assiste sconvolta alla sua nascita, poi delle donne con cui ha vissuto delle avventure negli anni della maturità, e infine della balia che lo accudisce da bambino nelle sue ultime ore di vita. Il bravissimo regista Ferdinando Ceriani commenta: “Il personaggio non si prende mai sul serio. Il padre lo fa giocare con un sonaglino perché lo vorrebbe bambino, dopo essersi sposato e diventato padre, deve fare i conti con il figlio che vorrebbe un padre uomo e non un bambino. Insomma è sempre fuori posto”. Parola, musica, immagini e canzoni sono gli elementi rilevanti del racconto di un’esistenza in cui il tempo è sottratto alla natura convenzionale attribuita all’uomo. Ad un certo punto Giovanni esclama, “Non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere“.
Nel concludere preciso che, come ha scritto lo studioso Marco Gentili, dal racconto di sole 59 pagine dello scrittore statunitense è stato tratto nel 2008 l’omonimo lungo film di 166 ninuti di David Fincher, vincitore di tre premi Oscar nel 2008 con le interpretazioni di Brad Pitt e e di Cate Blanchett. La versione teatrale mi pare fedele al testo di partenza per la durata ridotta e la finezza con cui sono scandagliati i sentimenti del personaggio. Ogni volta egli si dimostra capace di reinventarsi, facendoci riflettere sull'autentico senso di una vita.
Dopo lo spettacolo Renato Dacquino, sindaco di Borgio Verezzi, e Angelo Berlangieri, vice Presidente della Camera di Commercio, consegnano a Lupano la targa del Premio assegnato come mgliore spettacolo della scorsa edizione del festival per Tre uomini e una culla, delicato copione della Serreau. Emozionato Lupano la dà nelle mani del produttore, Walter Mramor che ha lavorato per molti anni con Gianrico Tedeschi. A sottolineare la lunga collaborazione con l'attore mancato nel 2020, è la “storica”valigia -baule dello stesso Tedeschi che Lupano ha in scena.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Martedì, 26 Luglio 2022 09:59

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