di Anna Piscopo e Lamberto Carrozzi. (pure regista)
Interprete: Anna Piscopo
CoProduzione: Bam Teatro e Nutrimenti Terrestri
Cortile Teatro Festival. Arena Iris 8 agosto 2022
«Vivere senza malinconia/Vivere senza più gelosia/Senza rimpianti/Senza mai più conoscere cos'è l'amore …Perché la vita è bella/La voglio vivere sempre più…» cantavano i nostri progenitori quei brani scritti nel 1937 da Cesare Andrea Bixio in pieno regime fascista portata al successo da Tito Schipa, Beniamino Gigli, Luciano Tajoli e altri, da cui fu tratto pure un film omonimo diretto da Guido Brignone. Di tutt’altro genere è il Vivere! (col punto esclamativo) di Anna Piscopo interprete e Lamberto Carozzi regista d’una pièce scritta insieme e messa in scena nell’Arena Iris di Ganzirri all’interno del Cortile Teatro Festival di Messina. Piuttosto trattasi d’un mal-di-vivere d’una fanciulla, evidente sin dall’infanzia, da quando i genitori l’abbandonano fuori dalla scuola e va a finire nel cul-de-sac d’un orfanotrofio dove una suora abuserà di lei, venendo data in affidamento poi a nuovi genitori che verranno fatti fuori assieme alla sua cagnetta, buscandosi da minorenne solo otto anni di galera. Si chiama Calimba di Luna la ragazza, rimasta seriamente provata da queste esperienze da accusare un disturbo patologico che è quello di accumulare ogni sorta di oggetti in maniera compulsiva. La vediamo all’inizio agghindata con mini-shorts neri e reggipetto e con delle scarpe a zeppa che sembrano mini-trampoli, freneticamente agitarsi perché in attesa d’un tale Papi conosciuto nel web che potrebbe cambiarle la vita. Intanto riempie i cartoni di casa con ogni cianfrusaglia e si nutre esclusivamente di patate crude che accumula in ogni spazio vuoto. Vorrebbe essere intervistata dalla giornalista Rai Franca Leosini, conduttrice del programma Storie maledette, allenandosi intanto a darsi domande e risposte ed è perseguitata dai condomini dove abita e dalla Asl che vorrebbero buttarla fuori dall’appartamento per motivi igienici perché puzza oltre ogni misura. Lei se ne frega e continua a vivere come vuole, sperando intanto in quel malamente che ad un certo momento giungerà col suo motociclettone, rifiutandosi di salire a casa sua perché nauseabonda, preferendo piuttosto portarla in un lavaggio macchine per farne ciò che vuole. Lei rifiuterà questa proposta indecente, preferendo restare nella sua discarica rifiuti, pensando con convinzione che tutto ciò che le viene offerto per il suo bene punta solo a farla uscire dalla sua tana, scegliendo infine un solo modo per vendicarsi di tutto e di tutti: dare fuoco al suo appartamento in modo che le fiamme avvolgano pure il palazzo dove abita e mandare all’inferno lei stessa e quelli che la circondano. Un monologo delirante di 75 minuti d’una sepolta viva cui le sono amici solo tutti i suoi oggetti per non sentire il ghiaccio della solitudine, recitato con molta enfasi da Anna Piscopo, spesso in romanesco e in pugliese, sentendo tuttavia chi scrive che la prima parte dovrebbe essere sforbiciata almeno di 15 minuti, che il palcoscenico dell’Iris è troppo dispersivo per uno spettacolo del genere, adatto più per uno spazio piccolo, quasi claustrofobico e che un paio di canzoni scritte da Pasolini come Macrì Terea detta Pazzia e il Valzer della toppa cantate entrambe da Laura Betti, la seconda pure da Gabriella Ferri, avrebbero connotato maggiormente uno spettacolo che mette in luce una moderna patologia come quella di Calimba di Luna, da non confondersi con Kalimba de Luna di Tonj Esposito, tormentone estivo del 1984.
Gigi Giacobbe