di Annibale Ruccello
con Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati, Lorenzo Grilli
scene Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani
disegno luci Marco Laudando
regia Luca De Bei
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini
Napoli, Teatro Bellini Dal 4 al 9 aprile 2017
Una casa cupa, che sa di vecchio e polveroso. Un quartiere che, sebbene in città, fa sentire prigioniero di giudizi e pettegolezzi; come al paese. Una vita senza aria, né luce; dove l'unica via di fuga dalla noia sono i libri e le chansons francesi.
In questo contesto, asfittico e angusto, si muove come una leonessa sedata la Ida di Weekend, pièce di Annibale Ruccello. Lo spettacolo, che ha debuttato martedì scorso al Teatro Bellini di Napoli, racconta un'animale ferito, prigioniera nella gabbia di se stessa.
Ida è ferita, ma in fuga: sanguina, mentre corre via dai suoi complessi. Dalla solitudine. Ancor giovane, lascia il paese, troppo piccolo e bigotto, per la città. Ma non c'è spazio abbastanza arioso da offrirle equilibrio. Ida è un'insegnante, ma non trova nella scuola l'antidoto al male dentro; bensì, nella letteratura.
Soltanto gli amati libri le fanno dimenticare il peso della menomazione; di quel maledetto piede che si trascina da quando era solo una bambina, a causa di una «cattiva ingessatura».
La lettura e i dischi francesi sono gli unici amici di Ida. Non che si accontenti, anzi: era nata per ben altro, la povera Ida. E così, per sfogare l'insoddisfazione di un lavoro poco gratificante, l'integerrima insegnante si concede un goccetto ogni tanto e qualche sigaretta.
Oltre al piacere di un'avventura clandestina. Beh, cosa c'è di strano? Che forse è meno donna delle altre, solo perché cammina zoppa? Ida ha diritto a ricordarsi di piacere, a esprimere il potenziale seduttivo ed erotico che le esplode dentro. Così, attira in casa un giovane e aitante idraulico, con una scusa banale.
L'incontro è carnale e disinibito. Con lui, abbandonandosi ai sensi per un intero fine settimana, Ida dimentica di essere brutta. Domani sarà lunedì: quel ragazzo di cui non ricorda nemmeno il nome (molto più giovane di lei) tornerà alla bottega, mentre lei sarà di nuovo l'occhialuta professoressa vestita di nero (in lutto stretto per la recente morte del padre). Ma che importa? Per una volta Ida vuole obliarsi, qui e adesso... e magari, magari ci riuscisse!
I fantasmi del passato, spiriti ancestrali che dalla provincia si affollano intorno al palazzo di Ida e spingono per entrare dal balcone, fanno irruzione nella stanza e sobillano, istigano, devastano. È raptus, è follia cieca. Nessuno riconoscerebbe Ida in quegli istanti, neanche il ragazzino del doposcuola: l'unica persona - anima candida e testimone inconsapevole - ad avere accesso a quella casa desolata. Lei però, sì. Davanti allo specchio, forse per la prima volta, Ida non fa fatica a ritrovarsi.
Ida è tra le irresistibili protagoniste femminili della drammaturgia ruccelliana (insieme alla Clotilde di Ferdinando, alla Adriana di Notturno di donna con ospite, ad Anna Cappelli e alla Jennifer de Le 5 Rose): misteriosa, oscura, sorprendente. Magnetica nell'interpretazione della superba Margherita Di Rauso (diretta e ispirata come sempre da Luca De Bei): da manuale il suo monologo gotico/fiabesco della signora con lo zampone.
Giovanni Luca Montanino