Il film è vincitore di tre premi Oscar: miglior film straniero, miglior attore protagonista, miglior colonna sonora. Il film, di 124 minuti, appartiene al genere drammatico. Tra i personaggi più importanti ricordiamo: Guido Orefice (Roberto Benigni), Dora (Nicoletta Braschi), madre di Dora (Marisa Paredes), Rodolfo (Amerigo Fontani), Gosuè Orefice (Giorgio Cantarini).
La trama del film può essere divisa in due parti: nella prima, Guido Orefice, il protagonista, un uomo italiano di origine ebraica, si trasferisce in Toscana. Durante il tragitto viene scambiato per il re Vittorio Emanuele II e incontra una maestra, di nome Dora, di cui si innamora; da quel momento la chiamerà sempre "principessa". Dopo alcuni giorni, Guido scopre, però, che Dora è fidanzata con Rodolfo, un arrogante burocrate, di cui Dora non è innamorata. Il protagonista escogita, dunque, dei piani per sottrarla al fidanzato, riuscendo così a ottenere il suo intento e a sposarla. Dal loro grande amore nascerà Giosuè. Dopo sei anni la famiglia aprirà una libreria, anche se il contesto storico non è molto positivo, perché iniziano le persecuzioni naziste. Nella seconda parte, Guido e Giosuè vengono catturati dai nazisti. Dora riesce a raggiungerli e vengono deportati nei campi di concentramento. Arrivati in questo "orrore assoluto", Guido riesce a far credere al figlio che si tratta di un gioco, in cui si dovranno affrontare numerose prove con delle regole ben precise.
Le vicende che seguono sono molto forti e tragiche. Una notte, però, quasi al termine della guerra, i tedeschi cominciano a far strage dei deportati rimasti. Ancora una volta, Guido fa credere al figlio che quello è l'ultimo gioco e lo nasconde in una cabina, facendogli credere di voler giocare a nascondino. Giosuè, la mattina seguente, riesce a liberarsi, credendo di aver vinto il gioco.
Il film merita di essere visto: affrontando la tematica degli orrori del razzismo e delle leggi razziali, Benigni riesce a dar voce a milioni di ebrei deportati e crudelmente uccisi. Chiunque lo veda non può rimanere indifferente a tutto ciò che la storia ci ha tramandato. La vera strage nella società sta proprio nell'indifferenza di chi osserva e non fa nulla. Possiamo definire, dunque, questo film sull'olocausto un'opera artistica molto valida, realizzata con quella ironia che affascina chiunque lo guardi. Il film di Roberto Benigni ci fa conoscere una tragica pagina di storia che è necessario non dimenticare.
Recensione del film "La vita è bella"
Redatta da Vincenza Caradonna e Luigi Aloisi- Classe IV C SIA
ITET "G. Garibaldi" Marsala
Docente referente Maria Rita Bellafiore
"La vita è bella" è un film di Roberto Benigni, da lui stesso interpretato e diretto nel 1997.
La Redazione
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