Circa il 90% delle morti riguardano Paesi a reddito medio-basso, e i due terzi si registrano nel Sudest asiatico e nel Pacifico occidentale. Il 94% dei decessi è dovuto a malattie non trasmissibili: malattie cardiovascolari, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva e cancro ai polmoni. A pagare maggiormente il prezzo dell'inquinamento è la Cina: nel 2012 sono stati 1,03 milioni i cinesi morti per cause riconducibili alla scarsa qualità dell'aria. La seguono nella triste classifica l'India (621 mila) e la Russia (140 mila ).
In Italia le morti si attestano intorno alle 21mila, di cui circa 6.400
per cancro ai polmoni, 5.800 per ictus, 8.300 per malattie cardiovasco-
lari. La Penisola conta più vittime rispetto al resto d'Europa.
Nonostante la qualità dell'aria in Europa stia migliorando l'inquinamento atmosferico resta il principale fattore ambientale di rischio per la salute umana ed abbassa la qualità della vita. , l'inquinamento atmosferico rimane il più grande pericolo per la salute ambientale in Europa.
Nel 2014 circa l'85% della popolazione urbana nell'Ue è stato esposto alle cosiddette «polveri sottili» (il particolato PM2.5) a livelli ritenuti dannosi per la salute dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. E proprio il particolato, ha causato in Europa almeno 467mila morti premature.
Secondo il rapporto diffuso dall'OMS , l'Italia era tra i Paesi dell'Unione europea che registrava più morti prematuri a causa dell'inquinamento dell'aria. I dati attuali confermano il trend e l'alto numero di decessi in Italia attribuibili agli effetti dello smog soprattutto per il biossido di azoto dovuto agli scarichi delle auto - in particolare dai veicoli diesel - ma anche da impianti di riscaldamento, centrali per la produzione di energia e le industrie.
Le particelle incriminate sono : il biossido di zolfo causa delle piogge acide che danneggiano edifici e distruggono coltivazioni, al particolato che può causare malattie respiratorie e cardiovascolari, all'ammoniaca (causata dall'uso di fertilizzanti e dagli allevamenti). A questo riguardo l'UE, a Strasburgo, ha emanato una nuova direttiva che introduce nuovi limiti alle emissioni inquinanti per il periodo 2020-2030. L'obiettivo: ridurre l'impatto dell'inquinamento atmosferico (ma anche delle acque) sulla salute di circa il 50% entro il 2030. I limiti per l'Italia sono stati così fissati: 71% di riduzione - rispetto al 2005 - per SO2 entro il 2030, -65% per NOx, -46% per COVNM, -16% per NH3 e -40% per i particolati. I nuovi limiti dell'Ue
Secondo quanto emerge dal nuovo rapporto dell'Agenzia europea dell'Ambiente (Aea) questi limiti potranno apportare un significativo miglioramento della salute dei cittadini europei, in particolare quelli che vivono nelle aree urbane.