Maria Letizia Compatangelo - Presidente dell'Associaziome Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea
Possiamo fare una sorta di sintesi della storia di questo Centro?
Molto volentieri, inizio con il dire che lo scorso 16 gennaio la nostra associazione ha compiuto sei anni. Siamo, infatti, nati ufficialmente il 16 gennaio del 2012 al Quirinetta che ci ha ospitati come prima sede. Siamo un'associazione di autori, solo autori, non abbiamo impiegati né funzionari, abbiamo la nostra collaboratrice dell'ufficio stampa Monica Brizzi ma tutto il lavoro è realizzato dagli autori ed è lavoro volontario. Ci siamo riuniti per riempire un vuoto istituzionale: il nostro è uno dei pochi Paesi o forse l'unico Paese in Europa e anche nel mondo che non ha un Ente o Istituzione che possa promuovere, diffondere e valorizzare la drammaturgia nazionale, che significa difesa e promozione della lingua nazionale con ricadute sull'identità e su quanto essa ti permetta di essere accogliente nei confronti del diverso. L'investimento in cultura è un investimento profondamente fruttuoso, basta soltanto capirlo.
Noi autori, quando ci fu l'occupazione del Valle, lanciammo il manifesto che ci fu scippato in cui si parlava della vocazione drammaturgica del Valle. Dagli occupanti dell'epoca noi autori, che eravamo diventati un manipolo molto coeso e determinato, fummo praticamente cacciati a calci e decidemmo di fondare noi l'associazione che mancava in Italia e assumere già nel nostro nome lo scopo, l'obiettivo: Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea, perché questo è necessario, è necessario che ci sia nel nostro Paese.
Siamo andati avanti con un programma ben preciso, fondare un'istituzione, far sì che in Italia venga aperto in modo strutturato, incardinato in una legge un teatro dedicato alla drammaturgia italiana contemporanea. Va bene anche fare le leggi sul modello di quello francese però non dimentichiamoci che in Francia ci sono quattro teatri nazionali e due di questi sono dedicati alla drammaturgia nazionale: quella di repertorio con la "Comedie Française" e quella di teatro contemporaneo con "La Colline". Bisogna ispirarsi a dei buoni modelli ma bisogna farlo fin in fondo. Non è una polemica ma è un'organizzazione del lavoro che va pensata. I nostri obiettivi sono la promozione della drammaturgia italiana in Italia e all'estero, la formazione del pubblico e la formazione degli autori: queste linee direttive sono semplici e chiare e intorno ad esse si sono create molte sinergie.
Le opere dei drammaturghi che sono vostri soci o che partecipano ai vostri concorsi vengono pubblicati o messi in scena? Come sostenete le produzioni che scelgono i vostri drammaturghi? Qual è la vostra funzione?
Io ripeto sempre, siamo un'associazione di Autori, non siamo un ente, un'istituzione. Spero che prima o poi lo Stato italiano si decida a fondarlo questo ente o a istituire il CENDIC come tale, ma attualmente noi siamo degli autori, e certamente nemmeno una società di produzione o un'agenzia. Abbiamo ideato il Premio di Drammaturgia CENDIC - che per due anni è stato il Premio di Drammaturgia CENDIC Segesta - nato anch'esso da una sinergia: uno dei nostri autori, Nicasio Anzelmo, è il Direttore artistico del Festival Calatafimi Segesta "Le Dionisiache" - e ha il merito di aver fatto rinascere questo Festival anche con delle formule molto innovative -, così abbiamo deciso insieme di istituire un Premio di Drammaturgia. I primi due anni è stato dedicato "al mito", quest'anno invece il tema era "la giustizia", il prossimo anno probabilmente sarà un tema libero e sempre con questo rapporto con il Festival di Calatafimi-Segesta.
In questo Premio - e una grossa mano dell'ideazione, la paternità va attribuita a Marcantonio Lucidi - abbiamo cercato di rispondere a quanto un autore cerca quando affida una propria opera ad un concorso: innanzitutto che ci fosse un vero Premio e il Premio consiste nella messa in scena che è assicurata e garantita dal Centro Teatrale Meridionale diretto da Domenico Pantano, quindi una attenzione verso i testi finalisti con una Rassegna, per cui ad ogni autore finalista - cinque o sei - è dedicata una giornata di studio sul proprio testo, con dei relatori e con delle letture sceniche che vengono fatte dagli allievi della Scuola di Specializzazione Teatrale del Teatro di Roma. Noi abbiamo anche una serie di protocolli di intesa e tra questi esiste quello con il Teatro di Roma. Un altro elemento che l'autore desidera è che il concorso sia gratuito e al tempo stesso assolutamente anonimo: essere gratuito significa concorrere per via elettronica e per garantire l'anonimato questi testi non passano per il CENDIC ma attraverso lo studio di un Notaio – il Notaio Maria Borsellino D'Angelo di Roma. Cos'altro vuole un autore? Vuole che il proprio testo venga letto, non smistato dai vari segretari o impiegati, ma letto da persone competenti e noi abbiamo assicurato addirittura due giurie: una è la giuria dei soci CENDIC, naturalmente soci volontari ma noi abbiamo sempre avuto delle giurie di circa ventisette, ventotto componenti - sfido qualsiasi premio teatrale ad avere ventisette drammaturghi che leggono e ribadisco che è sempre lavoro volontario -, tale giuria dei soci elabora la cinquina dei finalisti che viene affidata alla giuria tecnica composta da un critico - Marcantonio Lucidi -, un Presidente di circuito distribuzione - Carmelo Grassi, Presidente del Circuito Teatro Pubblico Pugliese -, un regista e produttore - Orazio Torrisi -, un attore e produttore - Domenico Pantano, Direttore artistico del Centro Teatrale Mridionale -, una regista - Veronica Cruciani - e un attore o attrice - abbiamo avuto Maria Paiato nella prima edizione e nella seconda e terza Manuela Mandracchia: tutti nomi di grande spicco e rilievo che esprimono il loro giudizio dando la palma della vittoria. Solo a quel punto si ritorna dal Notaio con il verbale notarile e solo allora, una volta stilata la graduatoria dei finalisti e vincitori si aprono i file relativi a quel determinato numero e a quella determinata opera e si scopre chi è il vincitore. Il vincitore del primo anno era Claudio Zappalà, ventisette anni di Catania, il secondo anno ha vinto Sofia Bolognini, ventiquattro anni di Ancona, e il terzo anno ha vinto Sergio Casesi di Milano anche se di origini siciliane e ha studiato in Toscana con An american dream, egli è anche musicista, un trombettista di livello internazionale.
Vorrei inoltre parlarti di una cosa molto importante: poiché noi siamo nati per riempire un vuoto istituzionale ...
Scusa l'interruzione: non è un po' riprendere l'esistenza dell'IDI che anch'essa era un'istituzione?
Esattamente, noi siamo nati a fine 2011- ufficialmente la conferenza stampa si è tenuta nel mese di gennaio 2012 - proprio per questo, per ricreare un'istituzione: l'IDI è stata chiusa nel 1998, nel 2011 è stato chiuso anche l'ETI che con tutti i suoi difetti comunque un minimo di promozione di teatro italiano all'estero e di drammaturgia faceva, istituzione perfettibile ma da questo a nulla è veramente un disastro. Qualcuno talvolta vorrebbe rifondare l'IDI, possiamo anche chiamarlo Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea - nome non scelto a caso, i soci fondatori eravamo circa quaranta più altri come Renato Sarti, Dario Fo che è stato nostro socio onoraio insieme a Franca Rame, fra i soci onorari abbiamo anche Franca Valeri, Dacia Maraini, Paolo Rossi, Riccardo Caporossi, Fernando Arrabal.
L'esserci posti come istituzione ci ha fatto subito ragionare in questa maniera, ovvero cercando il dialogo con le istituzioni. Abbiamo un protocollo d'intesa con il Comune di Roma, l'Assessorato alle Politiche Culturali e con Biblioteche di Roma, con le quali collaboriamo e che ci ospitano: abbiamo infatti una sede nel Villino Corsini all'interno di Villa Pamphilij.
Negli anni abbiamo stilato protocolli d'intesa con il Teatro di Roma, con l'Accademia d'arte drammatica "Silvio D'Amico", con il Comune di Calatafimi-Segesta come ho accennato a proposito del Premio e una serie di partnership molto importanti con le varie associazioni di settore e con Sipario. Nel 2014 abbiamo lanciato un appello - "Un teatro per la drammaturgia Italiana Contemporanea" - ed è sato un successo perché in pochi giorni sono arrivate 1.500 firme di operatori culturali, teatranti, attori, registi, distributori, produttori, oltre ad un centinaio di associazioni e compagnie teatrali, associazioni sindacali: questo per dire che è un'esigenza veramente sentita in maniera molto larga, molto trasversale in tutti i settori teatrali. Ormai il drammaturgo teatrale contemporaneo non è piu visto come figlio di un Dio minore, quello che manca e quello di cui noi siamo convinti è che un ente o un'istituzione deve servire ad offirire pari opportunità a tutti. Quando io ho detto l'età degli autori che hanno vinto il Premio CENDIC è stato solo per sottolineare che questi autori erano totalmente sconosciuti, molto giovani... avrebbero mai vinto in un concorso non totalmente anonimo? Io penso di no, quindi un'istituzione serve per fornire pari opportunità uguali per tutti pur nelle differenze di talento e di capacità maggiore o minore.
Quanti autori sono iscritti al vostro Centro? Quali sono le modalità per l'iscrizione di autori che non partecipano ai concorsi ma vogliono iscriversi?
Per iscriversi al CENDIC le maglie sono molto larghe: la quota sociale annuale è di €. 20,00 ed è sufficiente avere o un testo teatrale prodotto professionalmente o aver vinto un premio di drammaturgia nazionale o essere iscritti alla SIAE sezione DOR. Abbiamo la nostra sede di cui siamo molto felici e orgogliosi ma non siamo "romanocentrici", siamo nazionali per vocazione e quindi abbiamo collaborazioni con strutture ed enti a Genova, Milano, Ancona, Napoli, in Sicilia, in Puglia. Una delle nostre iniziative - "Teatro in provincia" - nasce proprio per portare la drammaturgia italiana contemporanea in vari teatri di provincia che a volte sono veri gioielli architettonici che restano chiusi e il pubblico non ha la possibilità di accedervi; in sinergia con le compagnie locali si mandano i testi, dei corti teatrali, e si realizzano delle maratone teatrali alle quali gli spettatori partecipano votando il corto che hanno maggio0rmenete gradito. Siamo giunti alla sesta edizione e siamo presenti in quattordici regioni: l'iniziativa è ideata e curata da Duska Bisconti.
Duska è un membro del Consiglio, di cui fanno parte Angelo Longoni e Giuseppe Manfridi (Vice-presidenti,) Rosario Galli (Tesoriere), Guglielmo Masetti Zannini (Segretario), Alessandro Trigona, Liliana Paganini ed Enrico Bagnato. Ma più che "cariche" sarebbe più esatto parlare di "carichi", in quanto tutti i componenti del Consiglio, me compresa, sono come Duska – e come altri soci ed ex Consiglieri - responsabili e curatori di progetti, e/o svolgono un'attività specifica fondamentale per la vita del CENDIC (dal Tesoriere al Segretario, dal web master al grafico, al videomaker, etc.).
È possibile che la vostra attività di promozione non sia riconociuta dal Ministero? So che vi siete incontrati con il Ministro Franceschini a marzo, che cosa è emerso?
Il Ministro Franceschini è stato l'unico che ci ha dato ascolto e si è chiesto perché il Ministero non sostenesse la nostra attività. Noi abbiamo presentato la Domanda triennale nel 2015 e ce l'hanno bocciata dicendo che nonottemperavamo esattamente alle cose che facciamo da sempre... per cui possiamo supporre che non sia stata letta con attenzione.
Abbiamo presentato un progetto speciale che è stato accolto e che abbiamo terminato il 31 dicembre 2017 abbiamo inserito le nostre attività: il Premio CENDIC di drammaturgia; le attività di promozione all'estero; "teatro in provincia"; "parola al teatro" - iniziato come rapporto con le biblioteche di Roma e adesso esteso anche a Milano e a Palermo e consiste nell'incontro degli autori con gli utenti delle biblioteche, parlando di un testo che sta per andare in scena o è in scena in quel momento, è molto bello perchè il pubblico ascolta, è molto interessato e poi va anche a vedere gli spettacoli -; "la vetrina digitale degli autori italiani", che ha deuttato il 24 dicembre e che non vuole essere in contrasto o in concorrenza con vari archivi o library esistenti ma vuole essere semplicemente una vetrina dove l'autore in autonomia e responsabilità può inserire l'articolo che ha scritto, la commedia che sta andando in scena.
A proposito di estero voi partecipate ad "Europa creativa" che promuove la cultura in Europa?
Probabilmente cercheremo di partecipare perché è una cosa bellissima, io sono andata ad ascoltare alcune di queste call e le loro spiegazioni, i tutorial sono molto interessanti. Adesso abbiamo un progetto di traduzione e promozione all'estero che penso possa essere molto adatto per il prossimo anno. È molto interessante perché all'insegna di ciò che noi pensiamo, ossia la necessità di mettere insieme delle sinergie. Per il progetto dell'estero siamo stati contattati dall'Ambasciata del Messico, da studenti, da studiosi svizzeri, ucraini, cecoslovacchi, inglesi, francesi perché cercano un referente in Italia e non c'è - motivo per cui noi autori ci siamo auto-fondati -, quindi si rivolgono al Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea. Con tutti i nostri limiti noi abbiamo sempre fatto tutto da soli, senza sovvenzioni – a parte l'attuale Progetto Speciale -, ma siamo molto ricchi di idee e di capacità di sviluppare lavoro e sinergie. Si sono rivolti a noi, dunque, dal Messico e abbiamo iniziato ad organizzare delle conferenze con la Casa delle traduzioni che è appunto una delle biblioteche di Roma e poi abbiamo realizzato una cosa molto bella e anche rara - e Sipario che lavora sulle traduzioni sa cosa significa -, un libro di monologhi di autori italiani pubblicato in Messico in spagnolo con testo a fronte in italiano. Noi non siamo nati per importare drammaturgia estera ma per statuto possiamo operare scambi in regime di reciprocità e pertantoricambieremo il favore, e pubblicheremo i testi dei colleghi messicani, con l'aiuto di una bella idea e dell'Università La Sapienza di Roma, Dipartimento di Lingue, in sinergia con il prof. Stefano Tedeschi ed il suo gruppo di traduttori noi drammaturghi ci affiancheremo per dare veste di lingua teatrale alla traduzione. Questo, oltretutto, è il grande problema della traduzione, poiché molto spesso agli autori le traduzioni costano molti soldi e non sempre sono fatte bene: mediante la collaborazione tra drammaturghi e Università riusciremo ad assicurare la qualità della lingua teatrale e questo è un progetto che si può applicare in tutta Europa.
Per concludere facciamo un invito a tutti gli autori italiani, qual è il tema del prossimo concorso?
Il tema del prossimo concorso potrebbe essere il viaggio ma potrebbe essere anche un tema libero, tutto dipenderà dalla capacità dei soci CENDIC e degli autori di leggere una enorme mole di commedie poiché con il tema libero il numero aumenta. Se la nostra capacità di organizzarci per questa selezione sarà all'altezza allora il tema potrebbe essere libero.
Mario Mattia Giorgetti