Stefania Minardo nasce a Roma, dopo essersi diplomata alla scuola del Teatro dell'Opera di Roma nel 1973, diretta all'epoca dalla maestra Attilia Radice, si è perfezionata nelle più importanti scuole del mondo; ha studiato a Cannes con Rosella Hightower, a New York, con una borsa di studio, presso la scuola dell'American Ballet e ancora a Montreal, Londra, Parigi e a Mosca (dove partecipò come unica rappresentante italiana al Concorso Internazionale di Balletto nel 1977, ottenendo un grandissimo successo). Si è perfezionata nello stile classico della grande scuola russa e inoltre ha studiato danza moderna, jazz e mimica, con grandi maestri come Matt Mattox, Luigi e Adam Darius. Parallelamente alla sua carriera al Teatro dell'Opera, a partire dagli anni Novanta nasce una stretta collaborazione con il grande coreografo e danzatore Vittorio Biagi, direttore della "Compagnia Danza Prospettiva". Stefania Minardo interpreta importanti ruoli nei suoi balletti, come "Don Giovanni", "Rossini", "Racconti con Conte", "Omaggio a Miles Davis", "Après midi d'un faune", "Vita d'eroe", "Eurotango", "La Traviata" nel balletto "Verdi in libertà", "Recordare", "Salomè" e il Passo a due "Tra sogno e realtà" (creato per lei e Guido Pistoni dal maestro Biagi). Assieme alla compagnia Danza Prospettiva, ha partecipato a tutte le tournée all'estero: Stati Uniti, Brasile, Germania, Parigi, Barcellona ecc. Grazie a Vittorio Biagi si è perfezionata nella tecnica classico-moderno. Ha realizzato come coreografa diversi balletti per Danza Prospettiva come "Agathe" con musica di Brahms, "Nassirya" con musica di Mahler, "Occhi neri" con musiche tzigane, "Etius Mozart" con musica di Mozart. Stefania Minardo svolge anche un ruolo di assistente e maitre de ballet con la compagnia Danza Prospettiva. Negli ultimi anni è maestra di danza classica, sia livello scolastico che professionale. È stata protagonista nel film "Il vento e l'amore" di G. Manzù. Ètoile al Teatro Verdi di Trieste in "Lago dei cigni" e "L'apres midi d'un faune". Interprete in "Coppelia" con Raffaele Paganini alle Terme di Caracalla. "Coppelia" guest del Milwakee Ballet USA. Ha partecipato al Galà internazionale a Rio de Janejro. "Ciaikovsky pas de deux" con Raffaele Paganini al Teatro dell'Opera Roma. "Corsaire" e "Ciaikovsky pas de deux" al Festival di Cuba. Interprete al Teatro dell'Opera per "La Strada", "Cenerentola" con Luigi Martelletta, "Lago dei cigni" con Andris Liepa, "Lago dei cigni" con Raffaele Paganini. Stefania Minardo è stata inoltre protagonista in "Giselle", "Bella Addormentata", "Don Chisciotte", "Allegro brillante" ed altri. Nella sua carriera ha ricevuto i seguenti premi: "Il gonfalone d'oro"; "La navicella" su Rai 1; "Peppino de Filippo".
Carissima Stefania, quando ti sei accorta della tua predisposizione per la danza e com'è nata via via la passione?
Sono nata in una famiglia di artisti. Mia madre tedesca di origine russa, pittrice e mio padre siciliano, pittore. Le mie tre sorelle sono diventate anche loro pittrici ed una scultrice. Quando ero piccola, sentivo suonare da mia madre il pianoforte e la fisarmonica e mia nonna russa mi insegnava le danze del suo Paese con il fazzoletto in mano. Un giorno, a sette anni, mia mamma mi portò a vedere uno spettacolo della famosissima "Compagnia Nazionale di Igor Moisseev" al palazzetto dello sport a Roma. La più grande compagnia di danze popolari russe. Per me fu il colpo di fulmine, da quel momento decisi di voler diventare una ballerina.
Mi racconti il tuo percorso di formazione all'Opera? Quali sono state le maggiori difficoltà emotive, il giorno dell'ingresso alla Scuola dell'Opera, le emozioni del diploma, il primo saggio?
Mi iscrissi subito alla scuola di danza privata delle Elementari, lo feci proprio io, perché mia madre rimandava sempre, dopo due anni mi iscrissi alla Scuola di Danza del Teatro dell'Opera di Roma diretta da Attilia Radice che fu subito la mia Maestra. Così iniziò il mio percorso di allieva, ma già a dodici anni danzavo nelle Opere liriche e a tredici anni entrai nel Corpo di Ballo con "Giselle", accanto a Vassiliev e Maximova, danzando sia nel primo atto che nel secondo, quello delle Villi. Tutto ciò è stato più emozionante dei saggi perché naturalmente ero già una professionista. Provavo con grandi maestri, ballavo nel Corpo di ballo, con l'Orchestra, al fianco di grandi ballerini. Questa prima volta mi ha marcato per tutta la vita e poi in seguito vennero lo "Schiaccianoci", "Cenerentola", "Don Chisciotte" e tutto ciò mentre ancora dovevo diplomarmi.
Successivamente sei entrata a far parte del Corpo di Ballo dell'Opera di Roma, chi vuoi ringraziare in particolare tra tutti i tuoi maestri dell'epoca della formazione?
Prima del Diploma conobbi il Maestro russo Alek Shedlash che mi aiutò tantissimo per migliorare la tecnica e la flessibilità del corpo. Per essere perfetta andai a Cannes nel periodo di vacanze pasquali e fece delle lezioni private con Rosella Hightower per lavorare sulle mie variazioni. L'avevo conosciuta l'estate prima quando frequentavo il suo prestigioso Centro di Danza a Cannes. Madame Rosella fu con me molto scrupolosa e mi diede numerosi consigli, è stata una grande maestra!
Come si svolgevano le giornate in sala danza all'American Ballet e quali incontri ti sono rimasti particolarmente a cuore del periodo newyorchese?
Nel 1976 fui scelta dal Maestro russo Andrey Kramarevsky per avere una borsa di studio presso la scuola del NYC Ballet - The School of American Ballet. Studiavo tantissimo, fu un periodo magico! Stare a New York, conoscere Balanchine e studiare con grandissimi maestri come Alexandra Danilova, Kramarevsky e tanti altri. Ritornando a Roma danzai in "Serenade" e Patricia Neary (l'assistente storica di Balanchine) mi mise al centro nella fase iniziale del balletto. Era per me come un premio per tutto lo studio portato avanti a New York.
L'impatto con la danza russa a Mosca come l'hai vissuto e che aria si respirava a quei tempi nel mondo accademico classico?
Andai a Mosca nel 1977, unica italiana al Concorso Internazionale del Balletto, fu un'esperienza unica! Oltre al concorso in cui mi misi a confronto con ballerini provenienti da tutto il mondo, andavo a vedere gli spettacoli di balletto tutte le sere, studiavo la mattina con grandi maestri del Bolshoi e alla sbarra mi ricordo, tra gli altri, Vassiliev, Maximova, Nadejda, Pavlova. Ero ubriaca di danza, era quello che avevo sempre sognato! Una cosa che ricordo alla perfesione sono le tavole del palcoscenico e delle sale, senza il tappeto di linoleum, c'era il profumo dell'arte, dell'amore incondizionato per la danza!
Ti sei perfezionata anche nello stile modern, jazz e nel mimo. Mi fai un ritratto, per gli allievi di oggi, sulle lezioni e le personalità dei maestri Matt Mattox, Luigi e Adam Darius?
Mi sono perfezionata nel Modern Jazz con Matt Mattox, che ricordo come un Maestro serio, con una figura alta, elegante e molto preciso nelle lezioni. Il Maestro Luigi era simpaticissimo, aveva il suo stile che è diventato "storia" e con me durante le lezioni improvvisava molti passi. Ho studiato mimica a Cannes con il grande mimo Adam Darius, scomparso di recente, al quale ero molto, le sue lezioni erano impregnate di arte, inoltre creò per me nel suo studio a Londra un assolo sulla morte di Madama Butterfly che danzai in diversi Gala di danza.
Ora arriviamo al tuo incontro con il grande Vittorio Biagi, un vanto italiano nel mondo. Cosa ricordi di quel giorno che nel tempo si è tramutato in un forte sodalizio artistico e privato?
Ho conosciuto il grande Maestro e coreografo Vittorio Biagi per la prima volta nel 1979 al Teatro dell'Opera di Roma, in qualità di coreografo e danzatore ne "I diavoli di Loudun" per la regia di Pierluigi Pizzi. E la prima prova con lui in sala, la ricordo ancora, le sue parole, la sua personalità ed energia mi colpirono moltissimo. Poi vidi dei suoi spettacoli, come "Leonardo" o il "Potere dell'uomo", "La sagra della Primavera", "Giulietta e Romeo", che mi affascinarono. Dopo aver ballato tanti balletti del repertorio classico ed in particolare dopo "Il Lago dei cigni", forse sentivo il bisogno di conoscere di più della danza, avevo voglia di aprire i miei orizzonti... sapevo che Biagi dava delle lezioni per professionisti, allora andai a studiare con lui. La lezione era per me una tale gioia che non vedevo l'ora di tornare il giorno dopo, perché mi sentivo proprio appagata!
Come ti piace definire il Maestro al di fuori del suo ruolo artistico?
Un grande Maestro, una grande personalità, e quando insegna dona una carica di energia a tutti, è veramente unico! Ho ballato molte creazioni con la sua compagnia Danza Prospettiva nei periodi in cui chiedevo permessi al Teatro dell'Opera di Roma e così è nato il nostro grande sodalizio e la nostra storia d'amore e di vita che dura da ben ventisette anni! Al di fuori del suo ruolo artistico il Maestro Biagi è l'uomo più positivo, bello, generoso, energico, giovane ed affascinante che abbia mai conosciuto!
Quali sono le più belle soddisfazioni legate all'avventura con la "Compagnia Danza Prospettiva"?
Le soddisfazioni legate a Danza Prospettiva sono tantissime ma soprattutto le tournée all'estero. Il pubblico in Germania che ha chiesto il tris al finale di "Savor Mediterraneo" ed era in delirio! Il pubblico a Chicago che impazziva, in Brasile la tournée di un mese intero con ricordi pazzeschi, troppo lunghi da raccontare, teatri sempre pieni! Una personale soddisfazione l'ho avuta a Chicago quando sono entrata in scena nel pas de deux di Salomé, ed al primo developpé alla seconda, lentissimo e magico, il pubblico ha rotto il silenzio con uno scrosciante applauso all'americana.
E cosa ha apportato di nuovo nel panorama internazionale questa Compagnia?
La "Compagnia Danza Prospettiva" ha sempre portato all'estero quella ventata di italianità e genialità dei balletti firmati da Vittorio Biagi.
Vittorio Biagi è una vera forza della natura, sempre positivo, solare e custode di un'arte tra le più sublimi. Come ha arricchito la tua vita?
Attraverso il lavoro e la vicinanza di Vittorio la mia vita si è arricchita in tutto. Dalle conoscenze di musiche di tutti i generi, ad esempio ho studiato nota per nota la Settima Sinfonia di Beethoven per cui ho fatto l'assistente alle coreografie al Teatro Colon di Buenos Aires. E tante musiche dal jazz alla musica antica, moderna e classica. Mi sono arricchita di conoscenze, persino nell'astrologia. Imparo ogni giorno da Vittorio qualcosa, non mi annoio mai, sono una donna fortunata!
Tra tutti i tuoi ruoli portati in scena, sempre con grande successo, quali hai prediletto e perché?
Ho interpretato tantissimi ruoli, dei classici ho prediletto "Coppelia" che ho danzato anche negli USA. Poi "Tchaikovsky Pas de Deux" e di Balanchine "Serenade", ed anche il "Don Chisciotte" e "Le Corsaire".
Mentre i momenti più importanti ed emozionanti della tua carriera come li vorresti condensare in poche parole?
I momenti più emozionanti della mia carriera sono stati sempre in sala, le soddisfazioni durante le prove, la gioia dopo una bella lezione e naturalmente gli applausi finali di uno spettacolo, quando si esce a sipario chiuso e vedi tutto il pubblico. Non ho mai pensato di mollare, mai, anche se ho avuto dei momenti più faticosi o "deludenti" ho sempre continuato ad essere positiva!
In quale occasione sei salita in palcoscenico per la prima volta, da professionista, e con che cosa? Mentre l'addio alle scene come lo ricordi?
Ripeto ho sempre ballato sul palcoscenico da professionista anche come allieva. L'ultimo spettacolo al Teatro dell'Opera di Roma prima di andare in pensione è stato Lady Capuleti in "Giulietta e Romeo" di Cranko. Un ruolo veramente emozionante nella scena della morte di Tebaldo. Con Biagi il mio ultimo ruolo è stato Donna Anna nel balletto "Don Giovanni" di Mozart, nel 2006.
Chi sono i ballerini attualmente in scena, sul piano internazionale, a cui riconosci l'eccellenza, sia maschile sia femminile?
Ci sono dei ballerini sulla scena internazionale che hanno grandi doti tecniche, bravissimi, anche molti italiani all'estero.
A tuo avviso chi è stato in passato, colui o colei che ha segnato definitivamente la storia della danza mondiale portando quest'arte ad essere così amata e nobile?
Nella storia della danza mondiale i personaggi che sicuramente hanno dato una svolta alla danza sono stati George Balanchine e Maurice Béjart.
Come sei arrivata poi all'insegnamento? E secondo te qual è l'aspetto più entusiasmante ma anche più delicato in questa professione?
Ho cominciato ad insegnare già a vent'anni, dirigevo una scuola di danza a Roma. Poi ho cominciato a dare lezioni ai professionisti e soprattutto con la compagnia Danza Prospettiva. Mi piace molto insegnare, anche ai bambini, lo faccio con entusiasmo e mi piace vedere i loro risultati. Per insegnare ci vuole molta competenza e soprattutto non ci si può improvvisare maestri, solo conoscendo la teoria, si possono fare molti danni fisici.
Quali passioni coltivi oltre alla danza?
Oltre alla danza amo cucire, fare costumi, creare abiti per il teatro. Una vera passione! Mi piace molto cucinare, inventare nuove ricette. Sono appassionata delle lingue. Parlo francese, inglese, tedesco, russo è un po' di spagnolo.
Tra tutti i vari metodi di insegnamento della danza classica, quale ti è più affine e perché?
Il metodo della Scuola di Danza del Teatro dell'Opera era Cecchetti, io sono partita da queste basi, poi studiando sempre con maestri russi ho arricchito la mia tecnica con la scuola russa Vaganova e quella del Bolshoi. E dunque il mio linguaggio classico è molto ricco, aggiungerei anche molte lezioni francesi e americane. Ma per me la migliore scuola è senz'altro la scuola russa!
Poi, quando e come hai sentito l'esigenza di coreografare? Da dove prendono spunto le tue creazioni, a cosa ti ispiri?
Per quanto riguarda la coreografia ho sempre avuto voglia di creare qualcosa, sin da ragazzina, quando organizzavo con le mie amiche piccoli spettacoli. Comunque con Vittorio Biagi ho avuto la possibilità di realizzare delle coreografie con i ballerini della compagnia, e ciò mi ha dato molte soddisfazioni. È la musica che mi ispira, che mi fa venire delle idee e in questi anni ho avuto la possibilità di vedere Biagi creare tanti balletti e questa per me è stata una grande scuola di coreografia.
Quanto è importante l'"immagine" nella danza? Oggi che si dà molta importanza al fisico il quale diventa sempre più ginnico ed atletico?
Per me chi studia danza classica per diventare un ballerino o ballerina deve possedere sicuramente un fisico snello, delle giuste proporzioni e poi naturalmente il lavoro sviluppa i muscoli e forma tutto. Ma se vogliamo parlare di danza in generale, il messaggio che oggi arriva con quella contemporanea, è che chiunque può ballare; grasso, magro, alto o basso che sia! Mentre per il classico si è arrivati a dei livelli di tecnica altissima, e appunto troppo ginnica, e sarebbe bello se si pensasse un po' più spesso che la Danza è un'Arte e non una Ginnastica.
Dopo tanti anni, che idea ti sei fatta della Danza. Che mondo è?
Dopo tanti anni di danza cerco di capire i giovani, anche perché sono mamma e nonna, ho una nipotina di un anno. Vorrei che la danza non morisse mai, perché la danza è la vita, è la gioia, e non va distrutta!
Che tipo di rapporto hai oggi con il teatro e il balletto in particolare? Ti piace andare ad assistere alle nuove creazioni e alle riprese dal repertorio?
Vivo a a Roma e certo quando posso vado al Teatro dell'Opera a vedere anche le nuove creazioni contemporanee, fa sempre bene aggiornarsi e poi per me entrare in teatro è come tornare a casa. Anche a Parigi ultimamente sono andata a vedere "La Bayadère" con la coreografia di Nureyev.
Qual è il dono più sublime che hai ricevuto, scegliendo da piccola, di dedicare parte della tua vita all'arte coreutica?
Il dono più sublime della mia vita è quello di aver realizzato il mio sogno! Quello di diventare una ballerina e di aver potuto fare della passione il mio lavoro!
Michele Olivieri