Giovane talento del vivaio scaligero, Alessandro Cavallo si prepara ad una brillante carriera nel mondo del balletto. Nato a Brindisi nel 2000, viene ammesso alla Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala di Milano nel settembre 2016. Partecipa sin dall'inizio agli spettacoli della Scuola di Ballo interpretando ruoli solistici quali il Principe nel balletto "Cenerentola" di Frédéric Olivieri e il protagonista del divertissement di "Paquita" di Marius Petipa e il ruolo di Offenbach in Gaité Parisienne Suite di Maurice Béjart. Nel maggio 2018 si è diplomato brillantemente presso la Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala.
Caro Alessandro, iniziamo l'intervista con le mie più sincere felicitazioni per il conseguimento del Diploma alla Scuola di Ballo della Scala. Qual è stato il tuo iniziale approccio con la danza?
Caro Michele, innanzitutto volevo ringraziarti per questa intervista. Partiamo dal presupposto che non avrei mai pensato in vita mia di studiare danza classica. È cominciato tutto per caso, anzi per sfogo, dopo la morte di mio nonno, non riuscivo più a parlare con nessuno e la mia insegnante Antonella Di Lecce mi disse che c'erano altri modi per esprimersi oltre la parola, la danza!
Hai capito fin da subito che investire sull'arte della danza sarebbe stato per te fondamentale?
All'inizio pensavo solo a danzare, senza soffermarmi ad investire su questa bellissima arte che ormai è parte di me, ma una cosa è sicura, fin dal primo giorno che ho messo piede in sala ho capito che non ne avrei potuto fare più a meno.
Il momento più bello del giorno del diploma e il complimento che ti ha colpito maggiormente?
Il momento più bello è stato appena terminato il diploma come da tradizione, uscire con gli altri del corso sul balcone della sala Cecchetti e vedere le lacrime di gioia dei miei cari che erano venuti quel giorno appositamente per starmi accanto. Penso che il complimento più bello me lo hanno rivolto i miei fratelli, che abbracciandomi, mi hanno detto "sei un guerriero, ogni volta che entravi in quella sala c'era una luce intorno a te".
Sei entrato in Scuola di Ballo Scala sotto la direzione dell'attuale direttore del Corpo di Ballo scaligero, Frédéric Olivieri che mantiene anche la supervisione dell'Accademia e sei giunto al diploma con l'odierno direttore Maurizio Vanadia. Un tuo pensiero per entrambi?
Assolutamente, devo ringraziare loro per tutto questo. Il Maestro Olivieri ha creduto in me fin dal primo momento che sono entrato in Accademia mettendomi alla prova con ruoli solistici molto importanti e di grande difficoltà tecnica, i quali mi hanno fatto crescere tantissimo tecnicamente ma sopratutto artisticamente, un lato a mio avviso fondamentale nella danza. Il Maestro Vanadia mi ha dato l'opportunità di migliorare ogni giorno con le sue preziose correzioni, con il suo amore e la passione che sa trasmettere ad ogni lezione. Ha fatto uscire il meglio di me e mi ha sempre capito a livello umano, aspetto a volte un po' raro in questo mondo che richiede quotidianamente il 100% sia a livello fisico che mentale. Non smetterò mai di ringraziarli entrambi.
Quali sono state le maggiori difficoltà nello scegliere lo studio della danza?
Scegliere un'arte così nobile e così vicina alla perfezione come la danza richiede soprattutto un fisico molto dotato che non tutti possiedono, e che naturalmente devono lavorare per portarlo al meglio della sua forma. Personalmente ho dovuto lavorare parecchio e continuo tuttora quotidianamente per consolidare quelle linee che la danza richiede.
I tuoi familiari ti hanno da subito supportato in questo cammino professionale?
I miei familiari sono la mia forza in questo cammino professionale. Non c'è un giorno che non ringrazi loro per tutti i sacrifici, ma soprattutto per essermi vicino costantemente, nonostante la distanza che ci divide. Il mio sogno un giorno è poterli ripagare per quello che hanno fatto per me.
Ci racconti le tue maggiori emozioni del periodo di formazione, l'audizione per l'ammissione in Scuola di Ballo, le difficoltà, i Maestri, i primi eventi in palcoscenico?
Ricordo come se fosse ieri la mia audizione presso la Scuola di Ballo della Scala. È stato un insieme di emozioni uniche, dalla paura di non farcela alla felicità di essere in quella sala davanti ai Maestri di altissimo livello della Scuola, Maestri che mi hanno sempre seguito durante il percorso formativo. Ricordo solo che mi tremavano le gambe prima di entrare perché sapevo che in quel momento si sarebbe deciso tutto. Avevo sedici anni e per accedere all'Accademia ero già abbastanza grande. Quando uscirono i risultati per la gioia cominciai a correre nel viale piangendo come un bambino, non potevo crederci, ero entrato! All'inizio è stato davvero difficile, lasciare i miei familiari, una nuova vita, un nuovo inizio, lontano dai miei amici e da tutto quello che comunque avevo creato nella mia città. Le responsabilità sono aumentate sia dal punto di vista personale, sia dal punto di vista della carriera. Appena entrato dopo due mesi mi sono ritrovato sul palco del Teatro Carlo Felice di Genova con l'opportunità di interpretare il principe nella Cenerentola, un'emozione indimenticabile che porterò sempre nel mio cuore. La paura prima di entrare era quella di non farcela, di non esserne all'altezza... ma una volta in scena tutto ciò si è trasformato in energia pura ed emozione. Una magia che solo il palcoscenico ti fa provare. Un ruolo che poi ho avuto la grande fortuna di danzare sul prestigioso palco del Teatro alla Scala di Milano. Da lì il tempo è volato e ho avuto tante altre opportunità di danzare ruoli e balletti davvero stupendi e importanti, creati dai più grandi coreografi.
Chi ha determinato in maniera preponderante il tuo percorso artistico?
Sicuramente la mia maestra Antonella Di Lecce che mi ha cresciuto e fatto amare la danza più di qualsiasi altra cosa al mondo, prima di entrare nell'Accademia scaligera. Una persona, anzi come la chiamo io, un angelo che ha dedicato tutta la sua vita alla danza mettendo da parte anche se stessa per favorire i suoi allievi.
Che rapporto nutri con lo specchio, strumento fondamentale per un ballerino?
Come scrisse nella sua "Lettera ad un giovane danzatore" il grande coreografo e Maestro Maurice Béjart lo specchio è un falso amico. Non bisogna avere nessuna considerazione per lui, perché l'immagine che esso riflette è l'immagine più soggettiva, ovvero ci fa vedere solo ciò che noi vogliamo vedere.
Quale ritieni sia la tua dote principale, il tuo biglietto da visita artistico?
Penso che l'espressività sia una delle mie doti principali. Mentre invece tecnicamente i salti e i giri sono le cose che comunque mi riescono più facilmente.
Tra i ruoli che hai sostenuto fino ad oggi in quale ti sei identificato maggiormente?
Offenbach in "Gaité Parisienne Suite" di Maurice Béjart senza alcun dubbio! Un ruolo un po' fuori dalle regole dove ho potuto spaziare con mimiche sempre diverse gridando sul palco come un pazzo! Direi che è uno di quei ruoli che ti fa capire che la danza non è solo tecnica ma soprattutto anima.
Arrivi da Brindisi, cosa ami particolarmente della tua città?
Precisamente sono di Latiano, un paese in provincia di Brindisi. Amo di questa località la sua semplicità, non essendo così grande ci conosciamo tutti e si respira un clima davvero accogliente.
Mentre di Milano, città attuale d'adozione?
Milano è una città bellissima che non smette mai di sorprenderti, c'è sempre qualcosa di diverso ogni giorno da vedere e da scoprire, personalmente penso sia la città più bella d'Italia.
Qual è stato lo spettacolo in Scala al quale hai assistito come spettatore che ti ha emozionato?
Lo spettacolo che più mi ha emozionato è il trittico di quest'anno in Scala "Mahler 10 / Petite Mort / Boléro". Una produzione ricca di emozioni e sensazioni diverse, dalle note dell'adagio incantevole di Gustav Mahler, ad uno dei miei balletti preferiti di Jiří Kylián in cui puoi solo lasciarti trasportare da quei bellissimi passi a due e da quel movimento limpido e impeccabile fino ad arrivare ad uno dei balletti che hanno scritto la storia della danza come il passionale "Boléro" di Maurice Béjart.
Secondo te, quali sono le qualità che un giovane danzatore deve possedere per avanzare nella carriera oltre naturalmente alla tecnica fine sé stessa?
Bisogna avere sicuramente una grande forza di volontà e di sacrificio perché questo mondo ti da tanto ma te ne toglie altrettanto, devi essere forte mentalmente e credere sempre in te stesso anche nei momenti in cui tutto sembra andare nella direzione sbagliata. Necessita possedere "carattere" in questo lavoro!
Quali sono stati i consigli più preziosi ricevuti dai tuoi Maestri scaligeri?
"Pensa sempre alla qualità e alla pulizia del movimento e delle posizioni senza cercare di fare più del necessario... il pubblico che davvero se ne intende di danza apprezzerà".
Che clima si respira all'interno di una delle più celebri Scuole di Ballo al mondo?
Un clima abbastanza competitivo come è giusto che sia, è questo che ti spinge a migliorare, il livello è alto e i ragazzi lavorano ogni giorno per ottenere nuovi e prestigiosi risultati.
Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto la danza, a livello personale?
La danza quando entri in scuola non è più un gioco, significa che vuoi fare di questa passione un lavoro, e per riuscirci sai che devi dedicare gran parte del tuo tempo a quest'arte. Mi ha dato tanto, ho il cuore pieno di emozioni e di momenti bellissimi, ma ogni tanto quando mi fermo a pensare, capisco che comunque per inseguire il mio sogno sono lontano dalla mia famiglia, dai miei amici e da tutte le persone che mi vogliono bene e a volte penso che vorrei passare un po' più di tempo con loro, ma rivedendo i sacrifici e quello che ti lascia dentro non ne puoi fare più a meno... ho bisogno di raccontare qualcosa, devo danzare!
Hai un modello, del presente o del passato, al quale ti ispiri?
Sì, Mikhail Baryshnikov, uno dei più grandi danzatori del mondo, per me un idolo. Penso non ci siano parole per spiegare l'emozione che regalava al pubblico quando lo si vedeva danzare.
Cosa ricordi con più gioia nel ruolo del Principe nella Cenerentola del Maestro Olivieri?
È il primo ruolo che ho ballato appena entrato in Scuola, un ruolo che non potrò mai dimenticare. L'emozione più bella è stata danzarlo in Scala, con l'Orchestra dal vivo, un sogno che si tramutava in realtà!
Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare in futuro?
Un mio sogno sarebbe poter lavorare con il coreografo Jiří Kylián, le sue creazioni sono spettacolari.
Mentre con quale ballerina sogni di fare coppia in palcoscenico?
Marianela Núñez, amo il modo in cui danza ed esprime ogni ruolo interpretato.
Hai danzato già in celebri creazioni di straordinari coreografi. Nei tuoi desideri c'è anche, un domani, il creare o solo continuare ad essere esecutore?
È una cosa a cui non penso al momento, l'idea mi piace molto, ma adesso voglio solo danzare il più possibile e vivere la danza da esecutore in ogni sua sfaccettatura, poi si vedrà.
Cosa si prova ad entrare in scena sul mitico palcoscenico scaligero?
Bisogna viverlo per capirlo davvero. È una magia. Ricordo che appena messo piede su quel palcoscenico sono riuscito a sentire l'energia di tutti i più grandi danzatori che avevano ballato precedentemente. E non ho potuto far altro che assorbire quell'energia come fossi una spugna per caricarmi ed entrare in scena.
Con il Diploma dell'Accademia si chiude un'epoca e si apre la carriera professionale. Molti tuoi colleghi hanno abbandonato l'Italia per compagnie estere. Tu cosa speri per il tuo imminente futuro? Desideri rimanere in Scala ed entrare nel Corpo di Ballo?
È sempre stato il mio obiettivo e il mio sogno entrare nel Corpo di ballo scaligero fin dal primo giorno in scuola, è una compagnia stupenda che mi ha sempre affascinato fin da giovanissimo quando trasmettevano i loro spettacoli in televisione.
Qual è l'aspetto che ti mancherà di più nel dire addio alla Scuola di Ballo e ai tuoi compagni di studi?
Anche se due anni possono sembrare pochi ho vissuto momenti davvero importanti insieme ai miei compagni come se fosse passato molto più tempo. Mentre vivi, giorno per giorno, ogni lezione ti sembra di entrare in una routine, una routine che a volte appare pesante e che adesso che è finita capisci che in realtà ti mancherà più di qualsiasi altra cosa. Mi mancherà tutto, dalle risate ai pianti, dai momenti di felicità a quelli più difficili, mi hanno sempre fatto sentire a casa, un ringraziamento speciale va anche a loro.
Ti ricordi il primo spettacolo di balletto o di danza che hai visto in televisione oppure a teatro?
Sì, ero piccolo e vedevo un po' di video su YouTube finché per caso cominciai a guardare il video del passo a due 'passage' con Roberto Bolle e Polina Semionova.
Oggi qual è l'aspetto che ti entusiasma di più nel far parte del "mondo della danza" da professionista?
Non ho idea di quale sia l'aspetto che più mi entusiasma, è una parola che ho sempre visto così lontana ed irraggiungibile. Posso solo dirti Michele che non vedo l'ora di cominciare e scoprire "passo dopo passo" questo nuovo mondo!
Com'è stato danzare nel ruolo ironico di Offenbach in "Gaité Parisienne" del grande Maurice Béjart? Spettacolo che ti ha visto in scena per l'ultima volta nelle vesti di allievo al Piccolo Teatro Strehler di Milano, a pochi giorni dal diploma?
È un ruolo da gran finale, non c'era modo migliore per chiudere quest'anno in bellezza. Un ruolo che mi ha permesso di scoprirmi al meglio a livello artistico, mettendomi alla prova sempre di più, scoprendo lati di me che non conoscevo nemmeno nella vita reale! Una cosa che mi ha davvero colpito è stata l'opportunità di potermi esprimere oltre al movimento anche con la parola, aprendo una connessione diversa con il pubblico. Un balletto stupendo, Maurice Bejart è stato davvero geniale!
Mentre della coreografia di Marius Petipa "Paquita" cosa ti ha colpito a livello tecnico ed espressivo?
Il pas de deux insieme al corpo di ballo, molto elegante ma anche pieno di difficoltà tecniche, le correzioni del Maestro Leonid Nikonov sono state fondamentali!
Un tuo ricordo anche per il Maestro Paolo Podini, ora in pensione dalla Scuola di Ballo della Scala seppur molto attivo su altri fronti formativi?
Penso che il modo in cui esprime la sua passione per la danza il Maestro Paolo Podini non lo esprima nessuno, gli si può leggere negli occhi quanto lui ami la danza, un Maestro con tanta esperienza e saggezza. Mi è dispiaciuto un sacco che sia andato in pensione prima che mi diplomassi, è un Maestro che mi ha insegnato davvero tanto.
Con disciplina, rigore e studio hai raggiunto un obiettivo molto importante nella tua vita, qual è il tuo messaggio per i tanti giovani che sognano la professione e l'ingresso nel mondo della danza?
Di lavorare ogni giorno per raggiungere i loro obiettivi, solo con il duro lavoro e i sacrifici si possono ottenere grandi risultati, niente ci viene regalato e ogni giorno è un un giorno nuovo per rimettersi alla sbarra e migliorare.
Hai un desiderio o un sogno legato alla danza che vorresti realizzare?
Sì, spero tanto un giorno di poter danzare "Manon", è il mio balletto preferito.
Tra i giovani danzatori italiani attualmente in scena nel mondo, chi apprezzi maggiormente?
Angelo Greco, Principal Dancer del San Francisco Ballet precedentemente Solista in Scala. Un danzatore che ammiro parecchio sotto diversi punti di vista. Mi dispiace non aver visto dal vivo il suo "Don Quixote" in Scala, ho visto solo alcuni video ed è stato pazzesco.
E tra gli stranieri chi è il tuo preferito?
Sergei Polunin, Principal Dancer del "Royal Ballet" a soli diciannove anni attualmente Principal Dancer al "Bayerisches Staatsballett", i suoi tour en l'air sono i più belli che io abbia mai visto e ha una eleganza ed uno stile che pochi ballerini possiedono.
Per concludere, caro Alessandro, cosa ti senti di suggerire a coloro che desiderano intraprendere il tuo medesimo cammino artistico?
Di non smettere mai di sognare, sono i sogni che ci fanno andare avanti e ci permettono di superare qualsiasi ostacolo questo mondo ci metta davanti.
Michele Olivieri