Francesco Gammino di origine siciliane, approfondisce i suoi studi nel contemporaneo presso l'AID di Roma e la Fondazione Nazionale della Danza Compagnia "Aterballetto", dove si troverà presto a danzare per Monica Casadei, "ArtemisDanza" nel debutto di "tocataRea". Recentemente impegnato nella stagione d'Opera dell'Arena di Verona (La traviata, Aida, Il barbiere di Siviglia) e nel tour italiano e asiatico del musical "Notre Dame de Paris". Gammino gode di un'esperienza pluriennale in qualità di danzatore presso varie compagnie, tra cui la "Spellbound Dance Company" diretta da Mauro Astolfi. Viene spesso invitato a partecipare in numerosi stage internazionali; è uno degli insegnanti stabili del centro ORMARSLAB di Milano e come coreografo firma "Terraferma" con Agora Coaching Project e "Sinfonia Barocca" con lo Junior Ensemble di Professione Danza, entrambi presentati alla serata di giovani coreografi presso la sede dell'Aterballetto di Reggio Emilia; "Straight" e "Interno8" presso l'evento "#140 - DANZA D'AUTORE" a Milano creato e diretto da Mirella Rosso.
Ciao Francesco, da dove nasce la tua passione per la danza e come ti sei avvicinato a questa disciplina?
Ciao Michele, credo di avere avuto da sempre la passione per la danza, non ricordo un momento in cui quest'arte fosse assente nella mia vita, già prima di iniziare a studiare. L'iniziale vero approccio è stato quando all'età di dieci anni venni scelto per danzare in un corpo di ballo televisivo, composto da soli ragazzini, e da lì non ne ho più potuto farne a meno, anche quando mio padre mi vietava di farlo, ho continuato per anni ad andare a scuola di danza di nascosto e a frequentare le classi dicendogli che andavo in palestra.
Come descriveresti la tua esperienza presso Aterballetto, una tra le più titolate compagnie nazionali ed internazionali?
Ho completato la mia formazione all'interno del corso di formazione diretto allora da Mauro Bigonzetti, ma non ho danzato nella compagnia, poco dopo ho iniziato a farlo con Monica Casadei.
Mentre presso la celebre "Spellbound Dance Company" diretta da Mauro Astolfi?
Sono stati anni meravigliosi, anni in cui credo di aver imparato ad essere danzatore e adulto, gli anni di maggiore formazione e ricche di esperienze sui palchi italiani ed esteri, in cui ho imparato a lavorare con il mio corpo ascoltandolo fino a spingermi oltre, esperienza dalla quale ancora oggi ne traggo insegnamento.
Quali sono i ricordi più belli legati al periodo della formazione, ai tuoi maestri, e ai tuoi compagni di corso?
Ho sempre imparato molto dal confronto con gli altri danzatori, a mio avviso sempre più bravi e preparati di me e dallo scambio che questo può portare. Il ricordo di non essere mai stanco di studiare e affamato di sapere, ho sempre cercato di cogliere ogni insegnamento che ciascun Maestro ha cercato di trasmettermi, anche quando c'erano giorni in cui il fisico era meno ricettivo e maggiormente stanco. Ho imparato a tramutare la mia stanchezza in ulteriore motivo di stimolo.
Tra tutti coloro che hanno creduto in te e nel tuo sogno artistico chi desideri citare con gratitudine?
Devo ammettere che non sono tanti ad aver creduto in me inizialmente, ma non posso non citare Monica Casadei, straordinaria artista e donna, per avermi aiutato a credere in me stesso anche quando le cose non andavano benissimo o quando un lavoro non girava come speravo, mi ha aiutato a lavorare su me stesso e sulle mie possibilità, senza ricevere ad ogni costo il consenso di tutti. Ringrazio Mauro Astolfi per avermi arricchito artisticamente, dandomi la possibilità di lavorare nella sua compagnia fino a spingermi oltre i limiti della stanchezza fisica, e infine Michele Merola per avermi iniziato alla coreografia mettendomi a disposizione i danzatori di "Agora Coaching Project".
Del periodo trascorso tra prove, tournée, spettacoli per il musical "Notre Dame de Paris" cosa ti ha entusiasmato di più?
Credo che la parte più entusiasmante di un nuovo lavoro sia proprio il momento in cui, attraverso le ore in sala prove tutto prende forma sino al compimento, e poi il privilegio di danzare per platee numerosissime all'interno dei teatri italiani e internazionali più prestigiosi, da Pechino a Tokio, da Mosca a Singapore, e vedere con quale interesse e partecipazione il pubblico veniva rapito dallo show.
Come ti sei accostato alla professione di coreografo, qual è il tuo biglietto da visita e da cosa ti lasci ispirare per le creazioni?
Michele Merola appunto ha creduto per primo in me. Il mio biglietto da visita sono io, aperto e disponibile alle richieste del danzatore, senza nessun schermo e pronto ad ascoltare ciò che ciascuno, attraverso il proprio movimento, ha da comunicare e da questo ne traggo ispirazione. Uso tutto ciò che non è finzione, non amo gli orpelli estetici, mi piace quando un danzatore si racconta in maniera naturale e libera. Fonte di grande ispirazione è senza dubbio la mia Sicilia, così affascinante e piena di contraddizioni, di sfumature e di eccessi, terra di costume e di tradizioni. Il mio linguaggio coreografico è uno sguardo al futuro che rimane ancorato al passato e alle radici.
Qual è l'aspetto che prediligi nel ruolo di docente?
Credo che l'aspetto più bello sia il privilegio di vedere crescere l'allievo attraverso il lavoro fatto in classe, o quando ritrovo in loro una caratteristica che fa parte del mio modo di insegnare. Cerco sempre di trasmettere ciò che negli anni ho imparato personalmente e spingo molto nell'essere curiosi, caratteristica a mio avviso fondamentale per non annoiarsi mai.
La tua specializzazione è nel contemporaneo, ma come ti poni nei confronti della disciplina madre, il classico?
Non ci può essere contemporaneo senza lo studio fondamentale del classico, non posso che non insistere su questo e sullo studiarlo sempre, non si può prescindere da tale concetto se nella vita si vuole fare il danzatore. Un albero, seppur grande, non può rimanere ancorato al terreno senza che alla base non abbia delle forti radici.
Con Mirella Rosso, sei da quest'anno co-direttore artistico dell'evento "#140 – DANZA D'AUTORE", network e aggregatore tematico per difendere, sostenere e diffondere l'offerta coreografica internazionale, in scena il 17 marzo allo Zelig di Milano. Parlaci nel dettaglio di questa quinta edizione e nuova esperienza per te? Cosa si deve aspettare il pubblico?
Onorato e lusingato per l'invito ricevuto da Mirella Rosso nell'organizzare insieme l'edizione di quest'anno. Dal primo invito come coreografo di due anni fa ho sperato che un giorno potessi far parte del team organizzativo, per dare l'opportunità ai coreografi di presentare e mostrare le proprie proposte coreografiche, e il palco del #140 è la grossa occasione offerta a chi si vuole raccontare ed esporre. Questo anno c'è una maggiore attenzione ai lavori di contemporaneo. Si alterneranno nuove e giovani proposte, ad altre realtà concrete già presenti nel territorio italiano, con danzatori provenienti da importanti compagnie. Ciò che desideriamo offrire è una serata ricca di interessanti e stimolanti proposte, che possa piacere e cogliere la curiosità del pubblico, così da poter essere veicolo e stimolo a chi volesse nelle prossime edizioni farne parte.
Michele Olivieri