Orchestre Philarmonique de Monte – Carlo 2 ottobre 2011 – Auditorium Rainier III, Montecarlo Diego Matheuz, direttore Jean-Efflam Bavouzet, pianoforte Musiche di Prokofiev', Ravel, Moncayo Ho sempre amato l'improbabile, i silenzi improvvisi e così assordanti da far battere il cuore, i trilli e le ondate fragorose degli archi che non lasciano spazio alla fantasia, ma che ti fanno sentire la Musica sulla pelle. Ci sono occasioni in cui uno spettatore può vivere questa magia: sono rare, ovviamente, ma ci sono. E il concerto della stagione di Montecarlo ne è stato un degno esempio: Matheuz a capo di un'orchestra raffinata e capricciosa, proprio come le vere dive, porta alla ribalta il cuore stesso di Prokofiev' e l'illusione di poter respirare Amore diventa realtà. Personalmente io detesto l' "impersonale" e questo evento resterà memorabile proprio per la sua volontà di non tradire l'attesa dei suoi ascoltatori più curiosi e più voraci: la musica di José Pablo Moncayo lascia storditi e le sue fragorose rullate di timpano, mescolate ai pizzicati in controtempo degli archi, continuano a rieccheggiare anche all'uscita della sala, ma sono Ravel e le Suites di Prokofiev (presentate in apertura del concerto, diversamente da quanto precedentemente annunciato) a scaldare gli animi e a costringere la platea a lunghi e prolungati applausi. Matheuz non sempre tiene il passo, diciamolo, ma la Filarmonica di Montecarlo sa perfettamente cavarsela da sola anche nei passaggi più arditi e già dalle prime note del movimento d'apertura di Roméo et Juliette riesce a conquistare il suo affezionatissimo pubblico. Persino Caroline e Alberto di Monaco sembrano essere entusiasti di non aver sguardi attoniti di ammiratori accanto a loro, ma di rivolgere tutte le loro attenzioni alla scena, applaudendo con forza l'Orchestra, punta di diamante del Principato. Impossibile non elogiare anche il solista Jean-Efflam Bavouzet, pianista caleidoscopico ed elegante, che avvolge il pubblico con la sua intima interpretazione del Concerto pour piano en sol majeur di Ravel. Bavouzet non teme gli slanci emotivi e passionali, ma la sua tecnica gli permette di concedere al pubblico un secondo movimento meditativo e delicatissimo, tout à fait in perfetto codice monegasco: il suo pianoforte sembra condurre per mano il suono dell'Orchestra, alla ricerca di una sola idea musicale. La magia è riuscita. Caterina Bergo |
Orchestra Sinfonica di Sanremo 22 marzo 2012 - Teatro del Casinò, Sanremo Bruno Santori, direttore Dimitra Theodossiou, soprano Musiche di Donizetti, Verdi, Puccini, Mascagni, Giordano, Wagner Una straordinaria Dimitra Theodossiou, soprano lirico consacrato al repertorio verdiano e belcantistico, si è imposta al pubblico sanremese diretta dal Maestro Santori, a cui lasciare l'ambito pop per dirigere la Sinfonica di Sanremo non sembra dispiacere affatto. Il direttore infatti è ben noto al grande pubblico per la sua attitudine a mescolare e a giocare con i suoni classici e le forme più celebri della musica leggera, ma in questo concerto si attiene ad un rigoroso programma "colto" che fa risaltare la sua Orchestra e la voce calda e vibrante del soprano greco, impegnato in splendide pagine del repertorio operistico. Si inizia con la Sinfonia del Don Pasquale, in cui il direttore concede libero sfogo all'estro poetico ed alla concentrazione incantata dei suoi musicisti, capaci di mettere nuovamente in luce il loro talento nelle diverse parti esclusivamente orchestrali proposte nel corso del concerto: dal delicato e ben noto Preludio di Traviata al celeberrimo Intermezzo Sinfonico di Cavalleria Rusticana di Mascagni, in cui l'impeto degli archi sembra prendere vita grazie a sonorità plastiche ed avvolgenti, fino all'attesissimo Preludio wagneriano di Tristan und Isolde. E' proprio con Wagner che la Theodossiou si gioca la sua carta vincente, facendo giganteggiare la sua caratura interpretativa e la sua tecnica solidissima, accentuata da un fraseggio ricco anche nei suoni più corposi, ben sostenuti da un'Orchestra attenta e talvolta pronta a sottomettersi con umiltà ai capricci della voce umana. Complessivamente dunque il celebre soprano dimostra (ancora una volta) di essere una cantante di alta tempra emotiva, dall'inventiva coloristica e dalla comunicazione diretta, in grado di acquisire una progressiva personalità nel dialogo con gli ascoltatori, ma soprattutto con l'Orchestra. Il suo cavallo di battaglia restano però le pagine verdiane e belcantistiche più pure e più ardue: dopo aver ascoltato la toccante Ave Maria da Otello, in cui la sua voce riesce ad espandersi e a penetrare nel cuore grazie ad improvvisi ripiegamenti intimistici, i suoi suoni in maschera, precisi e mai metallici, conquistano anche nell'interpretazione di Anna Bolena (Al dolce guidami castel natio), dove la voce si congiunge ad ogni parola, esaltandone il senso con il giusto colore in una perfetta ricerca di eleganza ed equilibrio. Caterina Bergo |
Duo di arpe Cristiana Passerini e Tiziana Tornari, arpe 29 aprile 2012 - Teatro Tullio Serafin, Cavarzere (Ve) Musiche di Cardon, Andrès, Scarlatti, Thomas, Salzedo Un duo d'arpe rappresenta sempre una rara occasione di contatto con una musica evocativa e preziosa, il cui repertorio resta destinato troppo spesso ad un pubblico di nicchia, una formazione cameristica che perciò potrebbe essere definita tanto affascinante quanto misteriosa e sconosciuta. Il concerto proposto dal duo Passerini/Tornari ha dimostrato di essere proprio per questo un evento di alto valore artistico, dove le corde pizzicate dalle poliedriche interpreti hanno fatto risaltare la loro chiarezza tecnica, il loro suono caldo ed un fraseggio eloquente ed equilibrato tra i due strumenti, non sempre facile da ottenere quando più di un'arpa s'impone sul palco. Ad aprire il programma è stato un elegantissimo duetto di J. B. Cardon, ricco di trilli, scale veloci e arditi passaggi arpistici che hanno dettato fin dall'inizio lo stile e le regole del concerto, capace di mettere in evidenza il virtuosismo tecnico delle protagoniste. Anche il pubblico in sala percepisce che la scrittura musicale di Cardon ha chiaramente risentito dell'evoluzione e dei notevolissimi cambiamenti strutturali a cui fu sottoposta l'arpa a partire dal primo Ottocento, ma il Duetto in mib maggiore non delude affatto le aspettative, come del resto non fanno le Sonate di Scarlatti (K12 in sol minore, K 113 in la maggiore e infine K 31 in sol minore). In seguito la musica di B. Andrès, arpista dalla sconfinata vena compositiva, prende il sopravvento, con i suoi intrecci e contrappunti ben delineati. La vera perla del concerto non poteva però che essere la musica del compositore ed arpista ottocentesco John Thomas, con la sua Cambria Duet on Welsh Melodies, tre movimenti di puro piacere musicale in cui il duo Passerini/Tornari si dimostra particolarmente abile nel dar vita ad un quadro ricco di suggestive atmosfere nordiche, con la delicatezza e la grazia delle arpiste in grado di riportare alla luce la più autentica gioia del fare Musica. Il concerto si conclude (in perfetto stile accademico) con alcune famose pagine di Carlos Léon Salzedo, internazionalmente il compositore più amato dagli arpisti: sarà merito della sua capacità del tutto inusuale di scrivere utilizzando tutte le possibilità timbrico-espressive dell'arpa o semplicemente per quegli effetti unici richiesti agli interpreti nei suoi brani? Poco importa, ciò che conta è che il teatro si riempe di glissandi, morbidissimi étouffés e sons près de la table che ricordano il folclore spagnolo, anche se l'interpretazione generale sembra far percepire al pubblico che il tipo di repertorio prediletto dalle due artiste sul palco forse è altro, sicuramente più legato all'intransigenza ed alla precisione settecentesca. Sentita partecipazione dalla platea ed un plauso alla scelta di un programma variegato e (purtroppo) raramente proposto al pubblico. Caterina Bergo |