ULTIMA LETTERA A THEO Van Gogh ritorna. Si risveglia casualmente a Roma, a un ingresso della metropolitana. Porta con sé un cavalletto e una valigia di cartone con l’occorrente per dipingere e scrivere, ma il suo aspetto da mentecatto scatena immediatamente contro di lui il disprezzo dei passanti. A questi si alternano le ondate di passeggeri che fuoriescono nevroticamente dal metro travolgendolo più volte. Subito si fa strada in lui il sospetto di trovarsi in un mondo più compromesso e frenetico che mai. Ai primi morsi della fame, per avere aiuto e conforto intreccia così un dialogo a distanza col fratello Theo, come nelle centinaia di lettere che i due si scambiarono dal 1872 al 1890. Quando è ormai solo e disperato, irrompe sulla scena un venditore ambulante di panini che lo tratta inizialmente con durezza e si rifiuta di dargli da mangiare gratis. Vincent però ricorda di avere con sé 70 franchi inviatigli da Theo che il commerciante accetta volentieri, finché non scopre sulle banconote la data del 1870… |
ULTIMA LETTERA A THEO - di Rocco Taliano Grasso
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