The Writer (La Scrittrice)
di Ella Hickson
Regia di Blanche McIntyre
scenografia di Anna Fleischle
con Romola Garai, Lara Rossi, Michael Gould e Samuel West
Almeida Theatre, London, 14 Aprile - 26 Maggio 2018
Ovvero del Teatro e della sessualità.
Recensito da alcuni come un lavoro rivoluzionario nella scrittura teatrale, al pari di Look Back in Anger di John Osborn del 1956 per la rabbia del suo contenuto e da altri come un lavoro che farà pensare e dividere gli spettatori, The Writer in effetti risponde a queste descrizioni.
Ma non interamente.
Scritto da Ella Hickson di Oil (Sipario, 21 novembre 2016) di cui si era ammirata la vastità temporale e spaziale nel trattamento del tema sulle conseguenze dell'uso del petrolio (oil), qui affronta due temi che sono intimamente legati al suo lavoro di scrittrice e al suo essere donna.
L'onestà dei sentimenti e la loro cruda e diretta espressione sulla scena caratterizzano il lavoro. Due filoni vi sono trattati: il ruolo del teatro e la sessualità femminile. La difficoltà di amalgamarli rende The Writer una scrittura che come magma bollente scotta ma ancora non ha una solida forma.
Sei scene, due ore di spettacolo senza intervallo. I temi di che cos'è il teatro, di cosa dovrebbe essere, della difficoltà e sacralità dell'ispirazione del drammaturgo, il ruolo del magico e del mito nell'immaginazione creativa, sono trattati nelle prime tre scene, per diluire nelle ultime due e sfociare nell'ultima nell'analisi di un rapporto sessuale lesbico.
In un'Inghilterra che riverbera gli scandali legati alla cultura maschilista e patriarcale di Harvey Weinstein a Hollywood con presunte accuse sessuali a Kevin Spacey, direttore artistico all'Old Vic dal 2004 al 2015 e a Max Stafford Clark fondatore di 'Out of Joint' già regista di fama al Royal Court Theatre per esempio, Ella Hickson mette in scena una scrittrice, se stessa, che con rabbia secolare - le ottime Lara Rossi prima e Romola Garai poi - investe un regista - Samuel West prima e Michael Gould poi - con le domande che il teatro oggi dovrebbe porsi sui contenuti da mettere in scena e sul sistema gerarchico maschilista della struttura della macchina teatrale. La commercializzazione del contenuto del dramma, in favore dell'uso del corpo femminile come maggiore attrattiva e dell'uso di scene erotiche per saziare la voluttà del pubblico e fare cassetta si scontra con il bisogno della scrittrice di un teatro che impatti sulla società, "il teatro è sacro" urla, rivendicando il valore del mito e della magia, ma soprattutto l'integrità della sua ispirazione. Il tema sessuale arranca dopo questo, come appiccicato sul primo contenuto ed è confuso. Tre scene di accoppiamento, una eterosessuale e le due omosessuali nell'ultima scena, sembrano gratuite e non esplicitano il pensiero che le ha dettate. Non siamo forse ancora alla commercializzazione del contenuto? o forse la scrittrice vuole indicare una difficoltà nei rapporti umani che va al di là del genere?
La struttura delle scene è di teatro nel teatro, in cui la prima scena si rivela un pezzo teatrale della scena seguente, commentata dal regista ed anche da una sessione domande-risposte tra pubblico, attori in realtà, e scena. Il bambino, che metaforicamente allude alla sua scrittura che la scrittrice non vorrebbe 'plastificata', si materializza sulla scena, così come la foresta ed l'incontro con l'anima gemella femminile come espressione del valore del magico e della libertà ed onestà di sentimenti. Le metafore avrebbero potuto essere maggiormente aiutate dalla scena a raggiungere uno stato di allucinazione/ sogno più chiari nel definire il loro significato. Poesia delle parole, valore dei silenzi, ritmo del lavoro sono raggiunti appieno grazie alla regia di Blanche McIntyre.
Beatrice Tavecchio